L eggo di un convegno che si tiene a Savona in questi giorni, intitolato “Internet pro e contro”.Ora, non potendo purtroppo partecipare, premetto che non intendo entrare nel merito di una discussione che non conosco, e che può essere magari di toni molto diversi da quelli previsti, ma solo riferirmi al titolo, e criticare quello che “sembra” sottintendere. E cioè, un tipo di concetto fuorviante e molto molto pericoloso, specie per dove può andare a parare. Dovessi impostare io un dibattito, non userei mai un titolo così. Sarebbe come dire: il martello, pro e contro. Se io dovessi discutere di un utensile familiare, indispensabile per piantare chiodi, ma avvisare in pubblico che può essere al tempo stesso molto pericoloso, se usato per dare e per darsi forti martellate, tutti mi prenderebbero per scema. Eppure è la stessa cosa di Internet: un utensile, un mezzo. Potente, certo, innovativo, di sicuro, addirittura rivoluzionario. Ma un mezzo. Non ha insito in sé alcunché di intrinsecamente pericoloso, come un’arma, una pistola: è solo che, proprio per le sue immense potenzialità, amplifica anche fenomeni negativi, dà loro modo di manifestarsi e ingigantirsi. Fenomeni che, peraltro, esistevano prima e sarebbero esistiti comunque, perché fanno parte delle molte sfaccettature e lati oscuri della complessa natura umana. Non è che questi aspetti negativi vadano ignorati, tutt’altro, ma metterli sullo stesso piano, o peggio, su un piano superiore a quelli positivi significa confondere e deformare i toni della discussione, sa di retorico e strumentale, proprio come quando si confrontano atrocità di parte opposta in una guerra: ingigantendo singoli episodi e dando loro importanza esagerata, si finisce solo con lo sminuire i massacri epocali. E non è casuale, di solito è strategico e voluto. Ma torniamo a Internet. Sono in rete da ben dodici anni, visto che ho avuto la fortuna di essere fra i primi italiani che, lavorando in una grossa multinazionale, sono stati dotati di connessione in ufficio. In tutto questo tempo ho navigato veramente in lungo e in largo, fin da quando la lingua prevalente era l’inglese, ho imparato a usare i motori, effettuato migliaia di ricerche sui temi più disparati, di lavoro, di cultura, di svago, dai più seri ai più frivoli, dalla tecnologia ai test di personalità. Ebbene, in tutto questo tempo, in tutto questo gironzolare e spaziare, si contano sulle dita di una mano le volte che mi sono imbattuta senza volerlo in siti volgari, offensivi o semplicemente pornografici. Includendo nel conteggio anche i semplici “banner” pubblicitari più o meno ammiccanti. Qualche volta, a seconda della parola cercata, posso anche vedere indicati dei collegamenti sospetti, ma basta non cliccarci sopra. Di solito si capisce bene di che si tratta. Poi in tutto questo tempo, in questa marea sterminata di dati e siti, mai, dico MAI, sono finita su un sito pedofilo, o anche solo ne ho avvistato il link. Cosa vuol dire questo? Non che certe cose in rete non esistano, ma che tendenzialmente se le trova chi le va a cercare. Non sono, come vorrebbero farci credere, dei lupi cattivi in agguato con aspetto di agnellini, pronti a carpire la buona fede degli ingenui per corromperli e violarli; sono semmai dei bei cartelloni lampeggianti, con su scritto: per il lupo cattivo, cliccare qui. Così come le famigerate chat: ormai solo un nativo del Borneo che non abbia mai visto un computer in vita sua, può credere che siano qualcosa di diverso da quello che sono, sistemi per mettere sconosciuti in contatto, a proprio rischio e pericolo. Come gli annunci sui giornali, peraltro. O i numerini sul cellulare. Ma nessuno parla di censura sui giornali o i telefonini. Eppure, per tutto questo tempo ho sentito parlare e sparlare a sproposito di Internet, con diffidenza, qualunquismo, ignoranza, spesso da chi non lo conosceva neppure. Quello che descrivevano era così diverso dal “mio” Internet che mi pareva di vivere in un mondo parallelo. Sento già gli strilli: e chi protegge i minori, e i bambini, non ancora in grado di capire e giudicare? A parte che, purtroppo, a fuorviarli e renderli smaliziati anzitempo sono altri media, la TV in primis, con tutti i suoi ammiccamenti e le volgarità profuse a piene mani; a parte che mi è difficile parlare di pedofilia quando sento di una bambina di dieci anni che ha mandato sue foto nuda in pose erotiche al “maniaco” conosciuto in chat, ma mi verrebbe piuttosto voglia di prendere da parte i genitori di lei, per fare un bel discorsetto… Ecco, i genitori: sono loro che dovrebbero vigilare un po’ di più su cosa fanno i loro figli, e cercare di avere e mantenere un dialogo, anziché strillare alla censura. Nell’antivirus del mio computer è installato quello che chiamano “parental control”, una forma di vigilanza e di blocco sui siti frequentati dai bambini. Ebbene, un giorno che per sbaglio l’ho attivato, mi ha bloccato praticamente tutto! Informazione, siti culturali, tutto. Non sarebbe meglio, allora, al limite, una bella password messa dall’adulto, in modo che il minore possa accedere a Internet solo sotto il suo controllo? Discutendo, magari, dei siti visitati? Non sarebbe molto più educativo? La vera, democratica censura è esercitata attraverso un fattore fondamentale: la credibilità. Se un sito fa propaganda, diffonde false notizie, è grossolano, usa fonti inattendibili… prima o poi cade nel nulla. Viceversa, quelli seri, impegnati, documentati fanno proseliti e acquistano sempre più visite e contatti, grazie anche al passaparola e alla diffusione dei link. Ecco la vera, meravigliosa rivoluzione. La stessa di cui si nutre anche Wikipedia, l’enciclopedia costruita dal basso. Censura significa sempre e comunque un’assurdità, se isolata e fine a se stessa. Sempre pericolosa, sempre discutibile e soggettiva. Per Internet, poi, sarebbe la morte. Perché è di libertà che vive e respira la rete. Libertà di procedere per tentativi, di costruire per pura passione e volontariato, di aggiungere e togliere, di sbagliare anche. A meno che non sia proprio questo, il vero scopo: controllare e soffocare un fenomeno libertario, che sta diventando universale e pericoloso, che fa sempre più paura ai vari poteri forti. Come si sta già facendo senza tanti complimenti nei paesi dove la democrazia non è d’ingombro. In Cina, o in Egitto, dove i blogger vanno anche in carcere. Ma qualche piccola “prova generale” ogni tanto la percepisco anche qui da noi, da quando, appunto, calunniare, screditare e generalizzare non basta più, a tenere la gente lontana dalla sua “pillola di Matrix”, in grado di aprirle gli occhi. Eppure ogni tanto, ve lo confesso, mi piacerebbe avere la contropillola, quella che fa dimenticare tutto. Solidarizzo con il traditore del film, quello che si gustava sospirando la sua bistecca, desiderando tanto che fosse vera. Poter tornare a credere ai notiziari, alla propaganda, ai giornali, e che i veri problemi siano i pacs o dico, e i bisticci destra-sinistra (ma quali?), e che il carbone sia pulito, e che le grandi compagnie pensino al nostro futuro, e che il mega inceneritore di Brescia sia davvero il migliore possibile, il più efficiente, ed emetta solo profumo di violette e non sostanze tossiche…Dimenticando il piccolo particolare, noto solo in rete, che a premiarlo e certificarlo siano gli stessi enti che l’hanno costruito… No, davvero: datemi quella contropillola. Ne ho
bisogno. Così non posso andare avanti.
Ogni tanto, ve lo confesso, mi piacerebbe avere la contropillola, quella che fa dimenticare tutto
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