L'origine della moneta e la sua evoluzione
Settimo ed ultimo brevissimo
contributo* |
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Circolo culturale
filatelico numismatico savonese
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Dario Ferro |
Spagna |
La Numismatica Classica è talvolta
l’unica fonte, visiva e solo
apparentemente muta, che ci consente
di conoscere la reale esistenza del
passato, altrimenti del tutto
ignota. E moltissime sono le
leggende, i miti, i misteri legati
alla storia della moneta.
Per questa tematica abbiamo scelto
una storia curiosa* , già accennata
nel corso delle scorse settimane:
abbiamo menzionato il Silfio, tanto
misterioso ai più nel nome quanto a
tutti nel suo aspetto e nella sua
concretezza. Il Silphium (dal greco
"silphion" e dal latino,
appunto, silphium),
misteriosa ed enigmatica pianta
della antica Cirenaica, era dotato,
a detta degli Autori di età
greco-romana, di portentose
proprietà officinali e
…gastronomiche.
Probabilmente un’ombrellifera o
apiacea, cresceva, a quanto pare, in
modo pressoché esclusivo e spontaneo
negli aridi terreni stepposi ed
incolti del plateau costiero, nonché
all’interno, verso il deserto, come
si apprende da Teofrasto (Hist.
Plant. VI,3), che ne parla
diffusamente e la descrive
abbastanza bene, e da Plinio il
Vecchio (Nat. Hist, V,5).
* uno studio del dott. Sergio Rossi
L’unica
pianta oggi esistente che gli assomigli
vagamente nell’aspetto è la Ferula
communis. Ma all'epoca di Nerone la
pianta era già diventata estremamente
rara e qualche tempo dopo si estinse.
Pare si trovò una sola radice da mandare
in dono allo stesso imperatore Nerone
(Plinio, Nat.Hist., XXII, 23). E’ certo
comunque che il Silphium in Cirenaica
nel V sec. d.C. non esisteva davvero
più.
Le cause principali della sua totale e
repentina scomparsa sembrano essere
state molteplici, a parte il sicuro
sfruttamento intensivo tra l’epoca di
Cesare e quella di Nerone: secondo
Plinio (Nat. Hist. XIX, 3 e XXII, 48)
molto incise la distruzione ad opera del
bestiame pascolante, che ne era
oltremodo avido e che veniva lasciato
pascolare per avarizia dai pastori
romani, fittavoli dell’agro pubblico;
per Strabone (Geografia, XVII) un ruolo
decisivo l’ebbero anche i popoli barbari
dell’interno, che distruggevano
volontariamente le piante per indebolire
l’economia delle città costiere; Solino
(Polyhstor, XXVII, 49) in aggiunta a
ciò, dice che furono gli abitanti stessi
che contribuirono all’estinzione,
estirpando le piante per liberarsi
dall’enorme peso delle imposte da cui
erano gravati. La pianta, inoltre, era
totalmente refrattaria sia alla
coltivazione che allo spostamento delle
colture in altro luogo, malgrado i
numerosi tentativi.
Quello che ancora oggi lascia stupefatti
è che del Silphium non siano mai state
ritrovate tracce, neppure fossilizzate,
nel terreno, negli abitati, nelle
necropoli. Nessuna evidenza
paleobiologica. Niente di niente. Alcuni
viaggiatori del XIX sec. credettero di
riconoscere l’antico silphium in una
pianta che cresceva in grande quantità
in Cirenaica, ma il presunto
riconoscimento era dovuto ad una errata
interpretazione di un passo di Plinio.
Plinio che, fra l’altro, raccontava come
non solo il bestiame ne fosse ghiotto,
ma anche che la pianta, oltre ad un
leggero e benefico effetto purgativo,
faceva soprattutto ingrassare gli stessi
animali, li rendeva floridi e migliorava
le loro carni (Nat. Hist. XIX, 3).
Tentativi più concreti e sistematici di
ritrovare la pianta furono fatti dal
Ministero Italiano delle Colonie negli
anni ’10 e ’20, ma senza esito alcuno.
In definitiva, negli ultimi due secoli
diversi botanici e non hanno ritenuto di
poter identificare il silphium in una
delle varie specie ancor oggi esistenti.
Nessuna di queste però ha retto alla
prova dei fatti e delle evidenze, per
tre principali ragioni: la prima è che
le loro proprietà non hanno nulla a che
fare con quelle particolari dell’antico
silphium, tanto decantate dagli Autori
della classicità; la seconda è che tutte
differiscono notevolmente nell’aspetto
fisico e nella morfologia rispetto a
quello che doveva avere il silphium,
fedelmente e ben raffigurato nelle
monete;
la terza, e forse più
probante, è l’aspetto dei frutti. La
loro forma, infatti, è l’elemento
principale che consente di distinguere
le diverse specie di Ombrellifere.
Orbene, nessuna delle piante di cui
sopra ne possiede uno dall’aspetto
simile a quello che aveva il frutto del
silphium, che dalle monete appare
chiaramente cordiforme, avvicinandosi
cioè molto a quella di un cuore.
Fig. 1: Tetradramma arcaico di Kyrene
(450 a.C), AR, 14.81 g; D: Zeus-Ammone;
R: Silphium
Fig. 2: Tetradramma di Barca (400 a.C.),
AR, 13.13 g; D: Zeus-Ammone; R: Silphium
Fig. 3: Tetradramma di Kyrene (375-360
a.C.), AR, 12.99 g; D: Zeus-Ammone; R:
Silphium
Fig. 4: Didracma di Tolomeo I° (322-277
a.C.), AR, 7.05 g; D: Testa di Apollo; R
Silphium
Per chiudere, qualche… curiosità…legata in epoche più o meno lontane al tema della moneta:
- Contro lo spergiuro metti una moneta in bocca
- Per sognare la morosa metti una moneta nella scarpa
- Per moltiplicare i risparmi mettili nelle calze
- Solo una moneta può ferire una strega
- Attenzione al quarto di dollaro
USA: porta sfortuna con i suoi troppi
"13": 13
penne nelle ali e nella coda
dell’aquila, 13 linee, 13 stelle.
Spagna - 8 Maravedis in bronzo del 1812
di Giuseppe Napoleone
- I Reis di Giovanni I re del Portogallo (1357-1433) e le monete spagnole di Giuseppe Napoleone, coniate col bronzo delle campane delle chiese, hanno virtù magiche (le prime) e taumaturgiche (le seconde).
Dario Ferro
Arrivederci alla prossima settimana con: domande e
risposte
... a voi la parola!
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