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L'origine della moneta e la sua evoluzione

Settimo ed ultimo brevissimo contributo*
*L'invito ai lettori di "Trucioli" è naturalmente aperto, per chi avesse curiosità o suggerimenti per la pubblicazione di nuovi interventi


 

Circolo culturale filatelico numismatico savonese
 

Via Sormano 11
17100 Savona

Dario Ferro

Spagna
20 reales di Giuseppe Napoleone

 

 

1 - Primitive forme di scambio e genesi dei mezzi di pagamento

 

2 - Chi ha inventato la moneta?

 

3 - Monete arcaiche nel medioevo e nell’età moderna

 

4 - L’esplosione artistica della Grecia classica

 

5 - La moneta in Italia in età antica: dai pani di bronzo al trionfo del ritratto

 

6 - Mille e una monetazione nel mondo antico

 

7 - Miti, leggende e misteri della numismatica classica  (questa settimana) 

 


Miti, leggende e misteri della numismatica classica  
 

La Numismatica Classica è talvolta l’unica fonte, visiva e solo apparentemente muta, che ci consente di conoscere la reale esistenza del passato, altrimenti del tutto ignota. E moltissime sono le leggende, i miti, i misteri legati alla storia della moneta.
Per questa tematica abbiamo scelto una storia curiosa* , già accennata nel corso delle scorse settimane: abbiamo menzionato il Silfio, tanto misterioso ai più nel nome quanto a tutti nel suo aspetto e nella sua concretezza. Il Silphium (dal greco "silphion" e dal latino, appunto, silphium), misteriosa ed enigmatica pianta della antica Cirenaica, era dotato, a detta degli Autori di età greco-romana, di portentose proprietà officinali e …gastronomiche.
Probabilmente un’ombrellifera o apiacea, cresceva, a quanto pare, in modo pressoché esclusivo e spontaneo negli aridi terreni stepposi ed incolti del plateau costiero, nonché all’interno, verso il deserto, come si apprende da Teofrasto (Hist. Plant. VI,3), che ne parla diffusamente e la descrive abbastanza bene, e da Plinio il Vecchio (Nat. Hist, V,5).
 

* uno studio del dott. Sergio Rossi

 

L’unica pianta oggi esistente che gli assomigli vagamente nell’aspetto è la Ferula communis. Ma all'epoca di Nerone la pianta era già diventata estremamente rara e qualche tempo dopo si estinse. Pare si trovò una sola radice da mandare in dono allo stesso imperatore Nerone (Plinio, Nat.Hist., XXII, 23). E’ certo comunque che il Silphium in Cirenaica nel V sec. d.C. non esisteva davvero più.
Le cause principali della sua totale e repentina scomparsa sembrano essere state molteplici, a parte il sicuro sfruttamento intensivo tra l’epoca di Cesare e quella di Nerone: secondo Plinio (Nat. Hist. XIX, 3 e XXII, 48) molto incise la distruzione ad opera del bestiame pascolante, che ne era oltremodo avido e che veniva lasciato pascolare per avarizia dai pastori romani, fittavoli dell’agro pubblico; per Strabone (Geografia, XVII) un ruolo decisivo l’ebbero anche i popoli barbari dell’interno, che distruggevano volontariamente le piante per indebolire l’economia delle città costiere; Solino (Polyhstor, XXVII, 49) in aggiunta a ciò, dice che furono gli abitanti stessi che contribuirono all’estinzione, estirpando le piante per liberarsi dall’enorme peso delle imposte da cui erano gravati. La pianta, inoltre, era totalmente refrattaria sia alla coltivazione che allo spostamento delle colture in altro luogo, malgrado i numerosi tentativi.


 

Quello che ancora oggi lascia stupefatti è che del Silphium non siano mai state ritrovate tracce, neppure fossilizzate, nel terreno, negli abitati, nelle necropoli. Nessuna evidenza paleobiologica. Niente di niente. Alcuni viaggiatori del XIX sec. credettero di riconoscere l’antico silphium in una pianta che cresceva in grande quantità in Cirenaica, ma il presunto riconoscimento era dovuto ad una errata interpretazione di un passo di Plinio.
Plinio che, fra l’altro, raccontava come non solo il bestiame ne fosse ghiotto, ma anche che la pianta, oltre ad un leggero e benefico effetto purgativo, faceva soprattutto ingrassare gli stessi animali, li rendeva floridi e migliorava le loro carni (Nat. Hist. XIX, 3). Tentativi più concreti e sistematici di ritrovare la pianta furono fatti dal Ministero Italiano delle Colonie negli anni ’10 e ’20, ma senza esito alcuno.
In definitiva, negli ultimi due secoli diversi botanici e non hanno ritenuto di poter identificare il silphium in una delle varie specie ancor oggi esistenti. Nessuna di queste però ha retto alla prova dei fatti e delle evidenze, per tre principali ragioni: la prima è che le loro proprietà non hanno nulla a che fare con quelle particolari dell’antico silphium, tanto decantate dagli Autori della classicità; la seconda è che tutte differiscono notevolmente nell’aspetto fisico e nella morfologia rispetto a quello che doveva avere il silphium, fedelmente e ben raffigurato nelle monete;

 

 

la terza, e forse più probante, è l’aspetto dei frutti. La loro forma, infatti, è l’elemento principale che consente di distinguere le diverse specie di Ombrellifere. Orbene, nessuna delle piante di cui sopra ne possiede uno dall’aspetto simile a quello che aveva il frutto del silphium, che dalle monete appare chiaramente cordiforme, avvicinandosi cioè molto a quella di un cuore.
 

 

Fig. 1: Tetradramma arcaico di Kyrene (450 a.C), AR, 14.81 g; D: Zeus-Ammone; R: Silphium
Fig. 2: Tetradramma di Barca (400 a.C.), AR, 13.13 g; D: Zeus-Ammone; R: Silphium
Fig. 3: Tetradramma di Kyrene (375-360 a.C.), AR, 12.99 g; D: Zeus-Ammone; R: Silphium
Fig. 4: Didracma di Tolomeo I° (322-277 a.C.), AR, 7.05 g; D: Testa di Apollo; R Silphium

  

Per chiudere, qualche… curiosità…legata in epoche più o meno lontane al tema della moneta:

- Contro lo spergiuro metti una moneta in bocca

- Per sognare la morosa metti una moneta nella scarpa

- Per moltiplicare i risparmi mettili nelle calze

- Solo una moneta può ferire una strega

- Attenzione al quarto di dollaro USA: porta sfortuna con i suoi troppi "13": 13
penne nelle ali e nella coda dell’aquila, 13 linee, 13 stelle.


Spagna - 8 Maravedis in bronzo del 1812 di Giuseppe Napoleone  

- I Reis di Giovanni I re del Portogallo (1357-1433) e le monete spagnole di Giuseppe Napoleone, coniate col bronzo delle campane delle chiese, hanno virtù magiche (le prime) e taumaturgiche (le seconde).

Dario Ferro


Arrivederci alla prossima settimana con: domande e risposte
... a voi la parola!


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