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CANTI in ucraino e spagnolo, processione d'ingresso secondo
il rituale indiano, preghiere in tigrino, il Vangelo letto
in quattro lingue. Nella chiesa savonese di sant'Andrea,
ieri pomeriggio, risuonavano le voci dei popoli che, da
tempo, vivono e lavorano nella nostra città. E' la prima
Messa "multietnica" che il vescovo Domenico Calcagno ha
presieduto in diocesi. «Non esistono strade che si
contrappongano ad altre, perché lo Spirito forma di tutti un
unico popolo di Dio», ha detto il presule nell'omelia. E
davvero quest'unità era palpabile nei sorrisi e nei
ringraziamenti di quanti hanno partecipato alla
celebrazione. «Un giorno storico», ha commentato il
rappresentante degli ecuadoriani. Già prima della Messa la
chiesa di piazza Consoli era tutto un fiorire dei canti
natalizi delle ucraine che, nei loro bellissimi costumi
nazionali, festeggiavano così il loro Capodanno. Non meno
sgargianti di colori erano i sari delle donne indiane che
hanno aperto l'Eucaristia con una suggestiva processione, e
gli scialli e i veli delle donne eritree. A concelebrare col
vescovo erano don Biju John, parroco indiano di Porto Vado,
padre Vitaly Tarasensko, il sacerdote che segue
pastoralmente la comunità ucraina di Savona, e don Antonio
Ferri, parroco in Villapiana. Alla Messa erano presenti,
oltre ai gruppi delle quattro comunità etniche presenti a
Savona (Ecuador, Eritrea, Ucraina e India), anche persone
del Perù, dello Sri Lanka e della Gran Bretagna. Suggestivi
alcuni momenti del rito, come la proclamazione del Vangelo
in quattro lingue
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