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GLI ANGOLI DIMENTICATI DI SAVONA

di ALDO PASTORE

L’ APPRODO DI LEVANTE 

Sono andato in questi giorni, più volte, sulle Terrazzette per cercare di scorgere e comprendere quanto sta avvenendo nell’ area dell’ ex - Italsider, sul lato a levante del Complesso del Priamar; ma, non sono riuscito a scorgere nulla di concreto: soltanto un disarmonico deserto, fatto di cumuli di terra, di frammenti di rocce, di detriti murari, il tutto circondato da rigidi ed inaccessibili steccati, che non permettono all’ occhio umano di oltrepassare questi abissali confini.

Ma, ho immaginato quanto sta avvenendo: si sta estinguendo, sotto le inesorabili ruspe del profitto, uno tra i più antichi e negletti angoli della nostra città; un angolo non soltanto dimenticato, ma vilipeso ed oltraggiato per secoli e decenni.

E’ L’ APPRODO URBANO DI LEVANTE ( chiamato anche di SAN GIORGIO), progressivamente umiliato, a partire dal Secolo XVII, dapprima, da pesanti sovrapposizioni militari, quindi, da insensate coperture industriali.

Oggi, gran parte di quel ricoprimento ed i restanti residui del Vecchio Borgo stanno per essere rimosse per far spazio alle costruzioni progettate dal cosiddetto Master Plan Bofill. 

 - Ma quale realtà esiste ancora sotto l’ attuale ricoprimento?

Lì sotto, vi è LA FORMA ANTICA DELLA NOSTRA CITTA’.

Là, è possibile rinvenire quella stretta e lunga appendice rocciosa, che costituiva un molo naturale a protezione dell’ approdo di Levante; questa appendice rocciosa, detta Monte di San Giorgio, era lunga più di duecento metri e degradava, con limitata pendenza, nel lato verso terra, mentre era tagliata, quasi a picco, sul mare, nel lato opposto; la sua parte basale esisteva intatta, fino a pochi mesi or sono, dal livello del mare fino a circa dieci metri di quota per tutto il suo sviluppo, nascosta dai riempimenti e dalle strutture realizzate negli ultimi secoli.

Sul Monte di San Giorgio e, soprattutto, ai suoi piedi, erano presenti resti degli antichi insediamenti urbani ( connessi con l ‘attività marinara) e, più in alto, dell’ antica Chiesa di San Giorgio ed, all’ estremità di Levante, dell’ omonimo Castello; infine, sulla cresta di tutta l’ appendice rocciosa, era certamente possibile rinvenire, in passato, i resti delle mura turrite che chiudevano la città verso il mare e collegavano il Castello  di San Giorgio con le altre fortificazioni, poste, più in alto, sul Monte del Priamar. 

- Ora  i poveri, ma nobili, resti verranno completamente falciati dalle terribili ruspe, che si apprestano ad intervenire; possiamo tranquillamente affermare che quel tragico risultato, che non è stato possibile ottenere dalle sovrapposizioni militari e dalle coperture industriali, sarà, invece, realizzato, facilmente ed in termini eccezionalmente brevi, dall’ avvento del turbine neo-edificatorio.

Ma, l’ aspetto più triste e sconvolgente della vicenda risiede nel fatto che il tutto sta avvenendo sotto gli occhi indifferenti ed insensibili delle Amministrazioni Locali, dell’ Autorità Portuale e sotto il cosiddetto “ monitoraggio” delle Sovrintendenze; in merito, mi permetto di sottolineare che questo singolare atteggiamento di indifferenza condurrà ad effetti ben più gravi, rispetto a quelli esercitati dalle ruspe.

Sono certo che molti cittadini obietteranno: perché prendersela tanto!; in fondo, stiamo radendo al suolo resti urbani di nessun valore concreto e, tanto meno, economico; in quella zona, potrà nascere il volto nuovo della città!!!

Ed allora, io mi permetto di sottoporre  all’ attenzione di questi facili contestatori le seguenti osservazioni:

- Savona  non sta perdendo, soltanto, alcuni frammenti calcarei dei propri, antichi, insediamenti

abitativi; SAVONA STA PERDENDO LA  MEMORIA STORICA .

E ad una  città, che perde questa essenziale funzione, subentrano, successivamente, L’ INDIFFERENZA, L’ APATICITA’, L’ INTIMA CAPACITA’ DI PROGRAMMARE IL  PROPRIO FUTURO; in altri termini, QUESTA CITTA’ SI AVVIA VERSO LA NON AUTOSUFFICIENZA CULTURALE E POLITICA.

E’ esattamente quello che succede ad un individuo, al quale, per sopravvenuti eventi morbosi, viene a diminuire o a cessare la vitale funzione della memoria; questo individuo si avvia progressivamente verso il Deficit Mentale, per la semplice ragione che la memoria è una funzione psichica fondamentale ed insostituibile e, soprattutto, necessaria per far nascere e sviluppare altre funzioni mentali, decisive, per ogni individuo, per caratterizzare la propria personalità. 

- Ma, va emergendo, nella nostra città, un altro elemento altrettanto patologico, vale a dire LA RICERCA OSSESSIVA  E QUASI MANIACALE DELLA GRANDEZZA, che, in  termini psichiatrici, si identifica con il CONCETTO DI PARANOIA; v’è, infatti, in tema di  politica urbanistica, una tendenza alla ricerca di soluzioni eclatanti e sontuose e tali, comunque, da esorbitare dal contesto urbano tradizionale; è questo ( diceva John Mc Neill) un tipico atteggiamento di chi vuole mascherare la propria povertà culturale con progetti e soluzioni molto appariscenti, esteriormente innovative, ma, in realtà, vuote di un reale contenuto. 

- So benissimo che molti benpensanti, che leggeranno questo mio articolo, mi accuseranno di TRADIZIONALISMO  o, addirittura, di CONSERVATORISMO OTTUSO; voglio rispondere, in anticipo, a queste osservazioni, ribadendo che io penso, invece, ad un FUTURO INNOVATIVO  fondato, tuttavia, non già sul vuoto, bensì su solide e vitali radici storiche e culturali, che sono poste alla base della vita della nostra città.

Indico, allora, le PROSPETTIVE  URBANISTICHE ALTERNATIVE, rispetto a quelle attualmente perseguite e, silenziosamente, autorizzate.

- Parto dal concetto che la maggior parte delle aree sul mare, circostanti al Priamar, dalla Punta di San Erasmo sino alla Foce del Letimbro, è, tuttora, di proprietà pubblica ed, in buona misura, riprogettabile.
Per la precisione: alcune di queste aree sono di proprietà comunale, altre sono di pertinenza del demanio marittimo.
Evidenzio, inoltre, che la parte mediana di tutte queste aree, centrata sul Priamar, è adiacente all’ attuale Centro Storico, il quale ne costituisce il naturale completamento.

- Di conseguenza: esisteva la possibilità di recuperare e riutilizzare un Complesso Urbano, dotato di alti valori paesaggistici, monumentali ed archeologici, di indubbia importanza e con caratteristiche rare nell’ ambito costiero ligure, e tale da poter costituire un elemento fondamentale per il rilancio sociale ed economico dell’ intera città.

Di fatto, questa possibilità è stata vanificata a causa dell’ assenza, da oltre quindici anni, di un serio Piano Urbanistico Comunale, rivolto a programmare razionalmente il futuro della città; si è lasciato spazio unicamente ad iniziative unilaterali e poco meditate, spinte prevalentemente da interessi privati; al contrario, a mio modo di vedere, tutto il piano di urbanizzazione di questa area andava gestito, con attenzione, dalla collettività attraverso una chiara visione d’ insieme dei valori da salvaguardare e dei problemi da risolvere. 

- Entrando nel dettaglio dell’ argomento, oggi trattato, aggiungo che la FORMA ANTICA DELLA CITTA’ suggeriva , con chiarezza, l’ indirizzo per le possibili soluzioni urbanistiche future.

Infatti:

a) l’ antica appendice rocciosa di San Giorgio, a levante del Priamar, poteva riacquistare la sua naturale funzione  di collegamento tra il Priamar e la Vecchia Darsena e, contemporaneamente, di separazione dell’ abitato antico e della Darsena stessa dagli interventi moderni;

b) nuove zone urbane potevano trovar sede nelle ampie fasce, poste al di là della Ferrovia del Porto, costituite da aree strappate al mare negli ultimi secoli e, perciò, prive di interesse archeologico.

Concludo, a questo punto, con profonda amarezza, perchè  la nostra Savona sta perdendo questa occasione straordinaria; perciò, mi trovo consenziente, sino in fondo, con le parole di Ennio Flaiano:

L’ UOMO PUO’ ESSERE SPIEGATO COME UN ERRORE DELLA NATURA

PERCHE’ RIUSCIRA’ A DISTRUGGERLA, INSIEME A SE STESSO.

 

ALDO PASTORE                                                               13 Dicembre 2006