Un passato ricco di spunti culturali sia laici che cattolici SAVONA : POLITICA E CULTURA Oggi la città appare ferma e soffocata da pseudo-cultura |
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Affrontiamo, in questa occasione, un altro tema spinoso della nostra realtà locale: l'assenza, ormai da molti anni, di un rapporto diretto tra politica e cultura. Savona è una città che, nel passato, ha vissuto sotto questo aspetto una vita abbastanza travagliata: per un lungo periodo si è esercitata, su alcuni settori decisivi, una forte egemonia del PCI (un PCI che ci è capitato altre volte, di descrivere come una poderosa macchina di potere, capace di coinvolgere sul serio i settori portanti della vita economica e sociale cittadina). Un PCI fortemente legato agli schemi del realismo “nazional – popolare” ( nel campo delle arti visive, pensiamo al rapporto con la grande stagione albisolese degli anni'50 vissuta nel segno di una forte ambiguità con l'avanguardia, oppure al cinema, laddove, senza alcuna tema di parlar male di Garibaldi, si registrò una stagione di intenso fervore, dalla quale partirono per i lidi della grande ribalta nazionale ed internazionali della TV, personaggi che avevano sul serio appreso la lezione del “situazionismo alla rovescia”), che aveva, però, abbandonato interi settori culturali, come quello letterario, al più vieto manierismo. L'unica fase di vera apertura sul piano del rapporto “cultura/politica”, fu quello del primo “Calamandrei” (nella fase tra il 1956 ed il 1969: quella precedente cioè alla riduzione dell'attività del Calamandrei a quella del Filmstudio): il primo “Calamandrei”, oltre ad avere sul serio una composizione “plurale” al suo interno ( fu forte l'influenza libertaria, nelle sue diverse versioni: del radicalismo e del socialismo di sinistra) seppe impostare un lavoro di dibattito profondo, raggiungendo anche momenti di vera e propria capacità di rappresentare un'avanguardia, in grado di stimolare il dibattito politico. Paradossalmente l'esplosione del '68 (vissuta, a Savona, in ritardo e attraverso meccanismo di mera imitazione, senza eccessiva originalità nell'affrontare i temi che quella stagione andava proponendo, proprio sul piano del settore culturale: forse soltanto nelle arti visive si registrò un vero momento di riflessione originale), fece arretrare quella esperienza, rendendola elitaria e “chiusa”, spezzando – in sostanza – i ponti con la politica, per rifugiarsi in una sorta di “esercitazionismo intellettuale”. Più tardi, sempre per riferirci alla realtà della sinistra, risultarono troppo sporadici i tentativi di utilizzo alternativo dei nuovi media (radio, TV) e Savona rimase presto priva di radio d'avanguardia, e del tutto tagliata fuori da quella che fu una vera e propria stagione di TV locali. Dal punto di vista cattolico, il “Letimbro” (unico organo di stampa rimasto, comunque, continuativamente in campo) ha esercitato, per un lunghissimo periodo, la funzione di organo della Curia, senza fornire |
eccessivo spazio agli stessi fermenti post – conciliari (pure registrati dalla brevissima esperienza della rivista studentesca “Seimeno”), che pure avevano avuto espressioni non secondarie in espressioni ecclesiali fortemente legate al mondo del lavoro: soltanto molto più tardi il “Letimbro” ha cercato di aprirsi nella ricerca di una relazione proficua con correnti di pensiero diverse (la crisi economica del giornale, interruppe quell'esperienza, poi ripresa nella formula attuale del mensile, che appare però una voce troppo flebile nel panorama, ormai dominato da altri e ben più potenti strumenti). Nel campo cattolico rimangono da ricordare l'esperienza del centro Don Sturzo,.a cavallo dei primi anni'90, attraverso la quale si tentò di aprire un varco, misurandosi però in una forma eccessivamente vicina all'ormai imperante spettacolarizzazione del dibattito culturale e politico (sul modello televisivo, tanto per intenderci) e l'esperienza sviluppata all'interno delle ACLI, risultata particolarmente intensa fino a pochi anni fa e che oggi appare essersi, abbastanza sorprendentemente arenata. Anche l'Amministrazione Cittadina ha sviluppato, in passato, una funzione positiva in questa direzione (pensiamo alle arti visive ed alle mostre anticipatrice del futurismo alla fine degli anni'70, oppure all'ottimo ciclo sulle diverse ideologie politiche portato avanti a metà degli anni'80). Oggi Savona, dal punto di vista della sua amministrazione comunale, appare totalmente ferma: una amministrazione che (in una città priva di Teatro, e di altri spazi usufruibili) che confonde le iniziativa “promozionali” che si sono svolte al Priamar o gli spettacoli in Darsena ( che si svolgono anche quando sarebbe opportuno farne a meno: si pensi al recente Capodanno) con la cultura, ed il rapporto tra questa e la formazione delle coscienze e delle opinioni. L'Università, dal canto suo, appare irrimediabilmente rinchiusa nel suo bunker leginese, nel totale disinteresse della Città che proprio, nei riguardi delle attività dell'Ateneo, non riesce a stabilire un rapporto continuativo. Il resto è lavoro di singoli volenterosi (con un Istituto Storico della Resistenza, abbarbicato a schemi di difesa delle memoria ormai completamente superati: probabilmente i suoi responsabili non hanno neppure letto il fondamentale saggio di Claudio Pavone sulla “moralità della Resistenza). Insomma: una iniziativa che tenti di tenere assieme cultura e politica (in una fase in cui, entrambe ne avrebbero un gran bisogno) appare, a Savona, completamente assente. Al vento
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