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Osvaldo Rosati è morto ieri pomeriggio al Santa Corona di
Pietra Ligure. Aveva 85 anni ed era stato operato la
settimana scorsa per una protesi all'anca. Un improvviso
blocco renale ha schiantato un fisico provato, negli ultimi
anni, da più di un problema. Ma l'uomo era un autentico
combattente e nulla faceva presagire a chi gli era vicino
una fine così repentina. Con Rosati se ne va uno degli
ultimi esponenti di spicco di quella generazione che, alla
Savona delle politica e del sindacato, ha dato, tra gli
altri, personaggi come Armando Magliotto e "Furetto"
Morachioli. Una Savona "con la schiena dritta" che ha saputo
ricostruire la città dopo i disastri della guerra,
restituirle prospettive e futuro, ma anche darle un
rinnovato senso dell'onore, dell'etica, dell'impegno per la
cosa pubblica. Osvaldo Rosati, chiamato "Ossi" dalle quattro
figlie - Loretta, Viviana, Monica a Sabrina - e dalla moglie
Emma, oltreché dai parenti più stretti, era stato partigiano
nei "Gap". Comunista, iscritto al Pci, negli anni successivi
alla Liberazione era stato assessore in Comune. Ma la
politica tout court non era tagliata per lui, che aveva nel
sindacato la sua vera patria e la sua vera passione.
Ferroviere era e nel settore dei ferrovieri e dei trasporti
si impegnò anche nel sindacato. Fu, tra i tanti incarichi,
segretario confederale dei trasporti e membro della
segreteria della Camera del Lavoro. Uno dei leader, insomma,
della Cgil che era non solo la più forte organizzazione
della provincia, ma anche una scuola per la vita pubblica
del savonese. «Una figura bellissima. Ricordo un uomo, un
esempio - dice Anna Giacobbe, segretario generale della Cgil
ligure - che univa due caratteristiche: l'autorevolezza e la
disponibilità». Aveva abitato a lungo in via Caboto,
ultimamente stava in via Maciocio. In serata i funerali non
erano ancora stati fissati.
A. G.
02/10/2006
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