È morto Osvaldo Rosati, politico e sindacalista IL SECOLOXIX
Fu partigiano, assessore in Comune e segretario confederale della Cgil. Il ricordo di Anna Giacobbe: «Una figura bellissima, autorevole e disponibile»
Amico di Magliotto, scompare a 85 anni un altro pezzo della Savona che seppe riemergere dalla guerra
 
Osvaldo Rosati è morto ieri pomeriggio al Santa Corona di Pietra Ligure. Aveva 85 anni ed era stato operato la settimana scorsa per una protesi all'anca. Un improvviso blocco renale ha schiantato un fisico provato, negli ultimi anni, da più di un problema. Ma l'uomo era un autentico combattente e nulla faceva presagire a chi gli era vicino una fine così repentina. Con Rosati se ne va uno degli ultimi esponenti di spicco di quella generazione che, alla Savona delle politica e del sindacato, ha dato, tra gli altri, personaggi come Armando Magliotto e "Furetto" Morachioli. Una Savona "con la schiena dritta" che ha saputo ricostruire la città dopo i disastri della guerra, restituirle prospettive e futuro, ma anche darle un rinnovato senso dell'onore, dell'etica, dell'impegno per la cosa pubblica. Osvaldo Rosati, chiamato "Ossi" dalle quattro figlie - Loretta, Viviana, Monica a Sabrina - e dalla moglie Emma, oltreché dai parenti più stretti, era stato partigiano nei "Gap". Comunista, iscritto al Pci, negli anni successivi alla Liberazione era stato assessore in Comune. Ma la politica tout court non era tagliata per lui, che aveva nel sindacato la sua vera patria e la sua vera passione. Ferroviere era e nel settore dei ferrovieri e dei trasporti si impegnò anche nel sindacato. Fu, tra i tanti incarichi, segretario confederale dei trasporti e membro della segreteria della Camera del Lavoro. Uno dei leader, insomma, della Cgil che era non solo la più forte organizzazione della provincia, ma anche una scuola per la vita pubblica del savonese. «Una figura bellissima. Ricordo un uomo, un esempio - dice Anna Giacobbe, segretario generale della Cgil ligure - che univa due caratteristiche: l'autorevolezza e la disponibilità». Aveva abitato a lungo in via Caboto, ultimamente stava in via Maciocio. In serata i funerali non erano ancora stati fissati.
A. G.


02/10/2006