Su questo bisognerebbe insistere: aria, acqua, energie alternative, trasporti pubblici migliori, risparmio energetico, riduzione degli sprechi, riduzione dell’inquinamento. E non ultimo, basta, assolutamente basta con il cemento!!!!!!
Verdi speranze

                                      di Nonna Abelarda      versione stampabile

 Nell’ultima campagna elettorale, ai tempi di foglietti e fogliettini che intasavano la cassetta postale, mi arrivò una lettera che mi incupì alquanto. Portava la firma, mi pare, di Pecoraro Scanio, attuale ministro: per chiedere voti rivendicava, con gran dispendio di particolari, di voler proporre nella successiva legislatura una serie di norme e agevolazioni a favore dei proprietari di animali domestici, dando molta enfasi alla cosa.

Rimasi molto infastidita, ripeto, soprattutto per la vuota demagogia della faccenda, troppo squallidamente simile a tante altre dichiarazioni e proposte che ci prendono per un popolo di teledipendenti imbecilli, e come tali ci trattano (forse anche con ragione, ahimè). Capisco cercare nuovi serbatoi di voti, capisco che senz’altro qualche super stratega di marketing l’avrà consigliato, sulla base di indagini di mercato relative all’enorme massa di proprietari di animali da compagnia: però ce lo vedete uno che voti, poniamo, UDC, e che abbia un cagnetto in casa, cambiare idea dopo questa lettera? Io no, e infatti i risultati elettorali non è che abbiano mostrato una gran crescita dei Verdi. Diciamocela tutta: in questa grande massa di proprietari di animali, pochi sono ambientalisti, e molti non sono neppure animalisti. Anzi, al contrario, per molti il cucciolo o il cagnone sono un gioco, un capriccio, una moda, come il SUV e le scarpe a punta. Come spiegare altrimenti il grande numero di abbandoni?Come giustificare l’inciviltà dei proprietari e la sporcizia delle strade?  Se invece, come credo, quelle lettere non erano inviate a tutti, ma a chi figurava in elenchi di iscritti ad associazioni ambientaliste, cioè già in partenza potenziali elettori, mi sento due volte presa per i fondelli, e ribadisco la scarsa lungimiranza dimostrata.

Se in Italia i Verdi sono spesso sinonimo di ambientalisti fanatici e contrari a tutto, e come tali osteggiati, non è che debbano per forza snaturarsi, ammorbidirsi, presentare un’altra faccia  per combattere questo pregiudizio. Se mai si tratta di cercare spazi per farsi le proprie ragioni in modo chiaro e fermo e senza equivoci. Soprattutto, senza inutili demagogie. Non è, ad esempio, che i guasti del clima e della salute a seguito dell’inquinamento non siano sotto gli occhi di tutti; non è che manchino gli argomenti corretti. E’ che a volte si ha troppa paura di essere presi per Cassandre o grilli parlanti o portatori di sfighe.  Ma forse, se agli ammonimenti apocalittici si accompagnassero proposte serie, precise, fattibili e condivisibili, magari si eviterebbe questo effetto.

Poi, tutto questo animalismo. Ammetto che qualche volta mi irrita. Amo gli animali, ho un gatto in casa e altri in campagna e sono iscritta al WWF con tanto di contributi per salvare la tigre e le scimmie. Mi va benissimo la legge contro maltrattamenti e abbandoni. Un po’ meno la difesa a spada tratta delle razze pericolose, quando etologi di buon senso ammoniscono che certi cani non sono per tutti. Un po’ meno la sterminata offerta di prodotti specifici per cani e gatti nei supermercati, classica follia consumista e insulto alla miseria. Sono da sempre assolutamente contraria alla caccia, ma tutto questo strombazzamento pro-caprioli, anche da fonti inaspettate, un po’ mi insospettisce. Non sono animalista, mangio carne con moderazione, e penso che non sia importante salvare il singolo animaletto tanto tenero, poverino, ma l’equilibrio naturale già gravemente compromesso.

Infatti esibire troppo l’aspetto animalista provoca malumori, e l’immediata reazione qualunquista “non sarebbe meglio pensare alle persone prima che agli animali?”, oppure battute come quella di Beppe Grillo, che afferma che fra un po’ sarà un panda ad andare in giro con la maglietta “salviamo l’uomo”: bisognerebbe far capire invece che è tutto collegato, che salvando l’ambiente salviamo noi stessi. D’altro canto, inutile difendere animali rari da malattie e  bracconieri, e dare loro territori protetti, se fra un po’ l’inquinamento dell’aria, diffondendosi, avvelenerà tutti indistintamente, noi nelle città e loro nelle foreste. Ecco, su questo bisognerebbe insistere: aria, acqua, energie alternative, trasporti pubblici migliori, risparmio energetico, riduzione degli sprechi, riduzione dell’inquinamento. E non ultimo, basta, assolutamente basta con il cemento!!!!!! (E scusate se ho finito i punti esclamativi).

Anche sugli animali, certo. Come parte dell’ecosistema, insieme al verde e alle foreste e ai mari. Come indispensabile contributo al nostro mondo e alla nostra vita, e come tali da rispettare e amare, sia in natura, sia nelle nostre case. Ma i problemi dei cincillà da compagnia lasciamoli per ultimi, per favore. Un semplice ordine di priorità.

Capisco che è più facile e comodo puntare su questo piuttosto che sui grandi, difficili temi.  Oppure invadere campi altrui, come per il pacifismo. Il  pacifismo, negli ambientalisti, dovrebbe essere qualcosa di scontato, qualcosa su cui cercare, semmai, sinergie con altre forze politiche, così come su altri temi umanitari e sociali: non un punto del proprio programma! (Che poi si rischiano pure le brutte figure, e a gratis, per giunta.) Capisco che le lobby di vario genere sono potentissime e dettano legge in entrambi gli schieramenti, compreso quello cui appartengono i Verdi, e che si è portati a sentirsi vasi di coccio fra vasi di ferro: ma non è un motivo per non provarci, con coerenza, serietà, chiarezza, fermezza. Senza nascondersi. Mica detto che non ci scappi qualche consenso in più. Mica detto che non si raccolgano più voti così, che non a difendere i piccioni e a fare i tira-e-molla.

E comunque, non dimentichiamoci che è in gioco soprattutto il nostro futuro. Di tutti noi, dei nostri figli e nipoti, e , sì, anche di tanti innocenti animaletti.

E scusate se è poco.

     Nonna Abelarda