TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

 

E’ già (o appena) passato un anno 

                                               da quando si votò alle primarie. Fu un bellissimo autunno di gente che volle dire la sua, come è giusto che accada in democrazia,necessario per sbarcare le paure di primavera.

Anche se lo sapevamo che le intese erano necessariamente dinamiche e mutevoli,stante l’arco ideologico tanto ampio che accoglie i partiti e i pareri della coalizione vittoriosa,ora che ci si affronta sul concreto e la controparte politica (anche se non tutta) soffia sul fuoco,forse perché vende “Canadair”, c’è di che veder nero ed avere il fiato corto.

Parliamo di finanziaria. In un suo “salotto” televisivo,il bravo Corrado Augias ha chiesto al pubblico di definire la finanziaria,visto che tutti ne parlano. Nessuno ha dato risposta corretta! La più vicina alla realtà è stata una signora che pensava che fosse un provvedimento – addirittura un decreto,ha detto! – che il governo pone in essere quando deve far cassa. Figurarsi!

Tutti a berciare;molti a non capire. Vediamo di capirci qualcosa. Prima di tutto,la finanziaria è la pratica fondamentale richiesta ad un governo:nientemeno la lista,il più precisa possibile,delle entrate e delle uscite nell’arco di un anno,compatibilmente con lo stato del portafoglio. Pochi ricordano che,con altri governi,la legge subiva assalti degli ultimi cinque minuti per favorire certi supporters elettorali. Nessuno o pochi ricordano quel “sant’”uomo di Andreotti che,proprio in fase di lettura del testo alle Camere,introdusse esagerati e immorali aumenti alla Dirstat perché gli era indispensabile l’appoggio elettorale di questi signori.

La finanziaria è sempre arrivata al voto con gli abiti a brandelli e con più “buchi” di quante ha curve la Gardesana. Questa volta si risponde alle lamentele (molto volgari,viste in Parlamento, dell’opposizione e invece assolutamente comprensibili degli alleati) con un tavolo di discussione, in cui,però, non si deve uscire dal binario del rientro nei parametri e,quindi,della “locomotiva” europei. Trasparenza e costume innovativo e democratico non di poco conto,viste le pretese autoritarie e on autorevoli cui eravamo abituati nel passato prossimo e remoto.

Altre volte abbiamo detto della perniciosità dell’affermarsi dell’individualismo proprietario che ha due rischi con sé,ambedue gravissimi: cercare soltanto,e grettamente,il proprio tornaconto prendendo ogni solidarietà (Fallaci docet!) come cedimento e pretendere sempre di esser saputi,senza fare alcun sforzo per comprendere situazioni gravemente lesionate,come se fossero pretesti sempre per avercela con loro. Ogni carico d’imposta è demagogico,interessato e voluto da praticoni incapaci. Così non è e così non sia. La situazione economica di uno stato come il nostro esige studio,conoscenze e capacità per essere affrontata coerentemente,non minacce di “discesa in campo”;pardon,in piazza!

Abbiamo degli altissimi costi sociali,insopprimibili (sanità,scuola;che anzi!) e forse riducibili (burocrazia,parassitismo anche politico) ;non abbiamo energia che dobbiamo importare ai prezzi che sappiamo;abbiamo un’evasione fiscale (ricordate i processi-Boccassini a grossi papaveri della politica,del foro e della finanza “creativa”? Ricordate la caccia mondiale a tesori e tesoretti anonimi,ma,all’occorrenza, pronti all’uso rapido?) che svena la nazione. Avanti con le proposte per stagnarla! Come si può pensare che basti scrivere qualcosa in finanziaria per trattenere sull’italico mercato profitti che si fanno presto anonimato elettronico internazionale?

Brontoliamo tutti;certo. Volevamo meno carico d’imposta e più lotta allo spreco. Ma è comodo volerlo da una legge finanziaria che dev’essere,democraticamente,condivisa,capita ed attuata se si vuol che funzioni. I problemi (impiego per i giovani,invecchiamento della popolazione,caro-case,caro-energia etc etc) li conosciamo tutti perché ci battiamo di naso tutti i giorni.

Cosa da non fare è lacerare un fragile vestito per bassa pratica elettoralistica,attaccare (e parlo della destra!) una legge che,quanto meno,è forse troppo simile a quelle degli anni scorsi,a cui è sempre mancato un risultato visibile.

Brontoliamo, certo,perché è un costume democratico. Ma abbiamo fiducia nel “tavolo” e in chi ci dice che certi forzati prelievi sulla surtassata classe lavoratrice andranno ad un qualche buon fine. Se piove,prendiamo l’ombrello senza piangere il sole. Tanto,ritorna!

Sarà la nostra vigile attenzione che,in qualche modo,ci farà essere al tavolo anche noi, a seguire dove andranno (intanto,non per il ponte sullo Stretto!) i prelievi dolorosi e se davvero qualche ritorno ne avremo,in tema,p.es. di lavoro giovanile, di scuola,spedalità,trasporti che meglio e più razionalmente si esige debbano funzionale.

                                                                           Sergio Giuliani