TRUCIOLI SAVONESI
spazio
di riflessione per Savona e dintorni
Qualche osservazione critica sulla nuova stagione del calcio giovanile.
Il calcio giovanile è una palestra educativa per i nostri ragazzi, un momento di incontro sociale importante per lo sviluppo dell’adolescente? Sulla carta dovrebbe, ma a giudicare da quanto poco viene considerato, almeno qui in Liguria, proprio da coloro che rivestono i più alti incarichi al suo interno e cioè i vertici della F.G.C.I. regionale, ci permettiamo di dubitarne. Speriamo che quello appena iniziato non passi alla storia come l’annus orribilis del calcio giovanile ligure.
È ben noto l’epilogo dolce amaro della scorsa stagione calcistica professionistica, con la vittoria dell’Italia ai campionati mondiali e l’esplosione dell’ennesimo calcio scandalo, il più grave mai affrontato nel nostro paese e forse nel mondo. A sua volta la stagione dilettantistica e giovanile savonese è terminata con note non solo positive. Da una parte abbiamo avuto il Savona calcio retrocesso ma insperatamente ripescato nel campionato nazionale dilettanti e i giovanissimi classe ’91 del Savona campioni regionali ’05/’06 e ottimi quinti a livello nazionale. Dall’altra parte si sono riscontrati antipatici riverberi del calcio scandalo. Più volte negli scorsi mesi ci è capitato di leggere articoli in cui si subodoravano partite truccate anche tra i dilettanti. Inoltre perfino in partite di ragazzini al primo errore arbitrale qualche troppo solerte genitore – finendo ovviamente per trascinare con sé anche il proprio figlio - si premurava ineducatamente di aggredire i direttori di gara con poco calzanti riferimenti a Luciano Moggi o a De Sanctis, benché ci sembri ovvio che, almeno a questi ultimi livelli, parlare di corruzione sia meramente insultante. Abbiamo peraltro avuto anche lo spiacevole caso della finale del campionato esordienti conclusasi in maniera irregolare a causa d’una clamorosa incomprensione del regolamento da parte di chi, arbitro inviato dal comitato provinciale, avrebbe dovuto farlo valere. In effetti la partita che ha condotto la Cairese a rappresentare il comitato di Savona nelle finali regionali di categoria avrebbe dovuto essere ripetuta, ma lasciamo perdere. Il Vado ha rinunciato con gesto apprezzabile a presentare ricorso, meglio così.
Fattostà che, dopo l’inizio della nuova stagione professionistica, ancora preda a furibonde polemiche, è in partenza pure il carrozzone dilettantistico di cui fanno parte i campionati giovanili liguri e savonesi. Ebbene, sia il campionato regionale, iniziato domenica 1 ottobre, sia la stagione provinciale savonese, al via il 14 ottobre, non partono sotto i migliori auspici e non per responsabilità delle singole società. In effetti la maniera di ragionare dei responsabili del comitato regionale ligure presieduto dal dott. Massimo Blondett ci risulta del tutto incomprensibile. Numerosi i punti su cui abbiamo da obbiettare circa le loro scelte.
Punto primo. Lo scorso anno era stata stabilita la riduzione dei gironi dei campionati allievi e giovanissimi regionali da quattro a tre, in maniera di ridurre le formazioni iscritte da 56 a 42. Decisione peraltro non capziosa ma motivata dalla concreta necessità di rendere più competitivi i campionati. Partite che terminano 8 a 0 o giù di lì non sono, infatti, utili ed educative né per le formazioni vincenti, che non apprendono quasi nulla da avversari palesemente inferiori, né per le perdenti, costrette spesso a continue umiliazioni solo per soddisfare le malcelate ambizioni di dirigenti di società che trovano sminuente avere squadre iscritte “solo” ai campionati provinciali. Ma se l’alternativa è quella di subire otto o nove gol a partita non è preferibile giocare in una categoria inferiore affrontando alla pari ogni avversario? Lo sport giovanile deve essere prima di tutto divertimento, se un ragazzo non si diverte più e anzi teme il settimanale appuntamento di campionato a causa delle ripetute umilianti sconfitte, si otterrà l’unico risultato di spingerlo ad abbandonare la pratica sportiva.
Ebbene, dopo una stagione combattutissima perché si sapeva che, a causa di norme rigidissime, numerose squadre sarebbero retrocesse, incomprensibilmente la federazione regionale ha cambiato idea. Contrordine signori, non più 42 squadre iscritte ma 48, suddivise in quattro gironi di appena 12 formazioni ciascuna. Qualcuno potrà dire che sei iscrizioni in più o in meno non rappresentano una differenza significativa, ci sembra però che, al di là del conseguente calo di competitività dei campionati, queste siano un chiaro indice di mancanza di serietà. Come si può pretendere di far rispettare delle regole, anche morali, se proprio chi se ne assume il compito non ha scrupoli a cambiarle in corsa? E che dire di quelle squadre che hanno magari perso i ragazzi più bravi, partiti per altri lidi perché non desideravano giocare nei provinciali, e adesso si trovano all’improvviso catapultate in un torneo regionale senza più avere a disposizione i giocatori in grado di affrontarlo?
D’altronde, e questo è il punto secondo, il cambio in corsa ha causato un accorciamento dei calendari sia provinciali sia regionali. Si blatera tanto dell’importanza di togliere i ragazzi dalle strade: ebbene, considerato anche che per le famiglie tesserare un ragazzo a un club comporta un non irrilevante impegno economico, ci sembrerebbe doveroso da parte delle autorità calcistiche impegnarsi a far giocare i ragazzi il più possibile, anziché ridurre gli impegni. E per quale motivo poi quest’anno la stagione parte con tale ritardo? La data del calcio d’inizio in Liguria era stata preventivata per domenica 17 settembre, per cui più o meno tutte le squadre fin dal 16 agosto avevano iniziato la preparazione, magari costringendo qualche famiglia ad anticipare le ferie: tutto per nulla però, giacché poco prima dell’inizio la federazione ha assurdamente stabilito il rinvio. Nel comitato provinciale di Savona si partirà, come già detto, addirittura il 14 e 15 ottobre (con un assurdo turno infrasettimanale il primo novembre) e la categoria esordienti, classi ’94 e ’95, perfino più tardi. Ma, aggiungiamo, se i campionati sono più brevi non era preferibile approfittare del clima mite di settembre e di ottobre inserendo una successiva pausa invernale, invece di costringere i bambini a disputare gli incontri a gennaio e febbraio, magari con la temperatura sotto zero e i campi ghiacciati? Stiamo parlando di comune buon senso, perfino questo sembra essere andato perduto.
Punto terzo. Non sembra che nemmeno i costi oberanti sulle famiglie preoccupino il dott. Blondett and company. Calendari alla mano abbiamo verificato delle autentiche assurdità. Qualcuno per favore ci spieghi perché, mentre nel passato i gironi venivano formati su base geografica, quest’anno sono stati formati in maniera del tutto casuale mettendo assieme, ad esempio, Sarzanese, Argentina di arma di Taggia e Golfodianese (allievi regionali girone d) oppure Canaletto di La Spezia, Carlin’s Boys di Sanremo o, che so, Albisole ed Entella (giovanissimi regionali, cioè ragazzini di 13 o14 anni, girone b). Perché insomma i ragazzi di Sarzana, unici spezzini del loro girone, dovranno sostenere trasferte costose ogni due domeniche per l’intero anno? E perché si costringono le altre famiglie liguri a spendere un mucchio di soldi per affrontare trasferte di 100 o perfino 250 chilometri all’andata e altrettanto al ritorno? 500 chilometri significano, tra consumi di benzina e pedaggi autostradali, circa 80 o 90 euro a trasferta più eventuale pasto. Ma chi se ne frega, tanto pagano mammà e papà, vero dottor Blondett?
Evidenziamo infine la discutibile novità, retrograda e in controtendenza, di far giocare gli esordienti di seconda fascia, quest’anno ragazzini classe 1995, su campetti a sette giocatori come fossero ancora pulcini, anziché sui campi a 11. Per decenni a quell’età già si iniziava ad abituarli ai campi degli adulti, ora improvvisamente non va più bene. In tutta Europa si tende ad anticipare i tempi, per favorire un più rapido ingresso dei giovani nel calcio degli adulti, qui da noi si torna indietro e si continua a trattarli come bimbi. Poi ci si sorprende se altrove tanti sedicenni già giocano titolari in Eccellenza e a diciotto o meno anni debuttano tra i professionisti, mentre dalle nostre parti a venti anni suonati fanno ancora panchina nelle serie inferiori.
Massimo Bianco