TRUCIOLI SAVONESI
spazio
di riflessione per Savona e dintorni
DONNE MANIFESTE
L’ UDI ( Unione Donne in Italia ) nel 2004 per celebrare il sessantesimo anniversario della sua nascita ha organizzato una mostra itinerante ( curata da Marisa Ombra ) dei suoi bellissimi manifesti che testimoniano l’impegno, la lotta e anche le vittorie ( alcune più formali che effettive ) delle donne per l’affermazione dei loro diritti.
Ora, grazie all’impegno del gruppo UDI di Savona, la mostra approda nella nostra città dove sarà visitabile nell’atrio del Comune dal 7 al 22 ottobre.
Ma cos’è l’UDI? Perché è così importante nella storia della nostra nazione?
Partiamo dall’inizio.
Lo scenario è tristissimo.
Siamo nel 1944; la guerra, la terribile seconda guerra mondiale, non è ancora finita.
La guerra, dovunque si presenti, porta con sé lutti, macerie, dolore, disperazione. L’Italia è in balia di eserciti ex amici e ora diventati nemici e di ex nemici che ora si presentano come liberatori, ma intanto si manifestano con bombe su obiettivi civili che cancellano interi paesi e si portano via vite ed affetti.
L’Italia è allo sbando.
Molti giovani vanno in montagna: i partigiani, di cui tanti, troppi, perdono la vita in questa lotta.
E le donne? Le donne prendono coscienza, in modo più massiccio di quanto fosse mai avvenuto, della loro realtà di cittadine, di entità sociali portatrici quindi di doveri e di diritti come i loro partner dell’altro sesso.
Nascono i gruppi di difesa della donna.
Gli stessi partigiani chiamano le donne alla lotta.
Vi è una lettera del Comandante Frio, della 40° Brigata Matteotti che invita le compagne a combattere e queste accolgono l’invito.
Molte avranno posizioni subalterne e saranno staffette, ma alcune si affermeranno proprio come combattenti e molte, troppe, moriranno.
Nasce “Noi Donne”, il glorioso giornale che tanta parte ha avuto nella storia dell’impegno femminile.
Il dado è tratto; le donne non saranno più mute.
La pace. Una dolorosa pace. Si piangono i morti, si cerca di aggiustare le case non completamente distrutte, si cercano i viveri e i soldi per campare.
Lentamente, deformata e quasi paradossale nel suo esistere, la vita rinasce dalle macerie.
E’ il momento della ricostruzione.
Le donne capiscono che solo la solidarietà le può salvare e imparano a sostenersi le une con le altre. E l’UDI è lì a dar voce alle loro esigenze, alle loro richieste.
Anzi no. Loro sono l’UDI.
E nell’UDI si ricercano, si ritrovano; capiscono che quelle nate in Calabria hanno proprio le stesse esigenze e gli stessi problemi di quelle nate a Milano.
E’ un a scoperta. Da allora cominceranno a camminare insieme.
Intanto, per la prima volta in Italia, viene riconosciuto alle donne il diritto di voto .E loro vanno al referendum a compiere quasi un rito sacrale. Finalmente hanno voce.
E alla voce i manifesti dell’UDI danno immagini.
Ma la vita è dura; nel dopoguerra non è facile vivere.
Bisogna lavorare; in molte famiglie non c’è altro stipendio; in altre un solo stipendio non basta.
Lavorare è bello, a volte; dà addirittura senso di indipendenza, ma c’è il problema dei figli.
Se hai un figlio piccolo, come fai a lavorare?
Occorrono asili, ma spesso quelli delle suore sono un po’ esclusivi e, quasi sempre, sono troppo cari.
Ci pensa l’UDI.
I meno giovani a Savona ricordano ancora il mitico asilo dell’UDI in Corso Vittorio Veneto.
Cominciano i manifesti delle campagne per la pace.
E’ un tema importante.
I manifesti sono realistici e commuovono perché si sente d’istinto che sono veri. Ora certe forme suonano un po’ retoriche e di maniera nelle celebrazioni ufficiali. In quei manifesti no.
E’ la vita, è il pianto di tante donne che li rende autentici.
Uno mi ha colpito particolarmente: una donna in primo piano regge tra le braccia il corpo esanime e straziato di un ragazzo.
La donna assomiglia vagamente alla Magnani.
La scritta: “Prima che sia troppo tardi firmiamo contro l’atomica” Firmiamo contro la guerra..
Perché non è stata ascoltata quella donna? Perché ancora adesso dobbiamo combattere le stesse battaglie? Avranno mai successo? Quando questi appelli verranno ascoltati?
Altri manifesti; altre lotte.
Il divorzio, il nuovo diritto di famiglia, la depenalizzazione dell’aborto, la pensione alle casalinghe…
Vi sono anche manifesti lieti: volti ridenti di bimbi, fasci di mimosa per la giornata della donna, donne che procedono sicure verso il futuro…
Basta o mi commuovo.
Appuntamento dal 7 al 22 ottobre nell’atrio del Comune di Savona.
Margherita Pira