Mi domando: ma il Sindacato è presente tra i lavoratori, è radicato tra la gente per conoscere i problemi, riesce a fare sintesi per proporre qualche soluzione in questa società che, Euro o non Euro, mi sembra non brilli ne per l’economia né per come è governato, e mi riferisco a livello di sistema, lo stato sociale.
Che fine ha fatto il Sindacato?

Marco Pozzi

Riordinare la cantina. Questa era un’affermazione, se non un’imposizione, che puntualmente mia moglie esternava con una certa irritazione da alcuni mesi. Riordinare la cantina. Facile a dirsi dopo che da anni tal locale è stato utilizzato più che da discarica che da seminterrato dove posizionarvi le cose non più utili ma care o di prossima utilità. Questo, forse, per altri. Di certo non nel mio caso. Consentitemi questo piccolo sfogo ma dopo mesi trascorsi a cercare una qualsiasi scusa per ovviare a “tale missione”, la fantasia mi ha abbandonato con la conseguenza che mi sono addentrato nella stanza delle incognite trascorrendo il tempo a cercare di capire da che parte iniziare per poi, inevitabilmente, giungere alla conclusione che avrei dovuto nei prossimi giorni pianificare il lavoro da farsi visto l’elevato CASINO riscontrato. Direte Voi: ma che ce ne frega della Tua cantina. Premesso che accetterei il contributo di volenterosi, la cantina centra per il semplice fatto che tra oggetti, vecchie scarpe, giocattoli e altra “roba”, ho trovato degli scatoloni contenenti libri che ormai erano al di fuori della mia portata di memoria storica. Libri di scuola, romanzi, gialli, filosofia, politica e sindacato. Devo confessare che, sfogliando gli stessi, mi sono quasi emozionato. Direte Voi: sei un coglione. Forse, rispondo io. Ma questi vecchi libri mi hanno fatto ricordare tempi ormai passati, gioie, sofferenze e una vitalità che avevo in quegli anni e che ormai, purtroppo, si è un Po offuscata. In modo particolare alcuni libri di politica e di sindacato. Pagine e pagine della vita dei lavoratori, delle loro lotte delle loro conquiste. Pertanto vorrei tediarVi con alcuni miei pensieri, se mi sarà consentito ovviamente a puntate anche perché sono abbastanza logorroico nello scrivere, e non solo. Dicevo del Sindacato, quello con la S maiuscola. Preciso che in giovane età sono stato militante e all’interno degli organismi sindacali. L’ideologia, il poter fare qualcosa per gli altri, raggiungere obiettivi quali il diritto al lavoro e la dignità di essere una persona erano le prioritarie motivazioni che in molti anni mi hanno portato ad avere e sostenere anche duri scontri, ovviamente verbali, con dirigenti d’azienda, Amministratori Pubblici, Politici. Erano i tempi delle chiusure di grandi aziende quali l’Italsider, MetalMetron, Rolam e tante altre per non parlare dell’indotto. Chiusure, sconfitte ma anche qualche risultato. Sta di fatto che, bene o male, molti lavoratori che hanno subito la chiusura o il ridimensionamento della fabbrica o sono stati reinseriti nel mondo del lavoro o hanno beneficiato del prepensionamento cosa, quest’ultima, che da una lato ha portato benefici ai lavoratori interessati dall’altro, invece e l’ho sempre sostenuto, ha creato notevoli problemi e non solo per le casse dello Stato. Ma ne parlerò successivamente. Ebbene sfogliando quelle pagine con il ricordo delle mie esperienze mi trovo oggi a pormi una domanda: ma che fine ha fatto il Sindacato? Certo negli ultimi anni abbiamo assistito a molteplici scioperi, patti tra le parti sociali all’insegna della concertazione, ipotesi di unità d’intenti tra le Confederazioni Sindacali. Ma nuovamente mi domando: ma il Sindacato è presente tra i lavoratori, è radicato tra la gente per conoscere i problemi, riesce a fare sintesi per proporre qualche soluzione in questa società che, Euro o non Euro, mi sembra non brilli ne per l’economia né per come è governato, e mi riferisco a livello di sistema, lo stato sociale. Una critica? Si, certo. Come io ho avuto la dignità di criticare me stesso, errori che ho commesso e una mancanza di determinazione in alcune vertenze. Certamente oggi la gente è più distante dal collettivo e volge il pensiero ai propri problemi. Da una parte anche disaffezione, menefreghismo dall’altra, invece, poca tenacia e testardaggine nel cercare di ricostruire un consenso in grado che il Sindacato torni forza propositiva e determinante per le scelte che vengono assunte. Possibile che tutti siano incazzati ma che alla fine il tutto si risolve con un semplice”intanto non contiamo niente”. Sfogliando quelle pagine potevo quasi udire le esternazioni della rabbia dei lavoratori, vedere il loro impegno manifestato nei cosiddetti tavoli di trattativa, osservarli nelle assemblee dove a volte si applaudiva per i risultati ottenuti. Oggi, ed io non rinnego la mia esperienza, mi sembra che il Sindacato sopravviva per mantenere un suo status con gli astanti che sono rappresentati dai vecchi ma ancor vogliosi reduci di tante lotte, da coloro che sono estremamente disperati o da quelli che hanno il problema individuale sul posto di lavoro. E la solidarietà, il far mantenere viva la coscienza collettiva che fine hanno fatto?!. Informatevi dei tipi di contratti che fanno le aziende. Visitate un Centro per l’Impiego o osservate quanta gente si reca nelle varie agenzie per lavoro interinale. Certo, anche se per poche settimane è sempre lavoro, il che significa soldi. Ma Tu, Sindacato, sei sicuro di avere il controllo del mercato del lavoro, al di fuori di quello riportato dalle statistiche. Quante aziende di piccola dimensione sfruttano il personale e, soprattutto, sei a conoscenza di queste stesse, in un territorio estremamente frastagliato in modo particolare in ValBormida? Soluzioni?? Tornare tra la gente, parlare, scambiarsi le idee, far comprendere che la sicurezza che tu oggi hai può venire meno nel prossimo futuro, aggregare le persone e coglierne i problemi. E falli Tuoi. Falli Tuoi e cerca di proporre una soluzione. Non serve andare in piazza a sfogarsi portando tante bandiere per poi, conclusasi la manifestazione dover affrontare i soliti insoluti problemi. Quando sei incavolato reagisci. E allora perché non coordinare questa incavolatura e trasformarla in voce di ABBIAMO DEI DIRITTI e vogliamo una Società diversa. Tu Sindacato devi dare dei servizi, seguire le persone bisognose, i pensionati, ma devi avviare una riflessione: incominciare a ragionare in termini di sistema. Cioè? Cioè lasciar perdere il feudalismo dei singoli settori e fare una proposta progettual-politica sull’insieme. Si decide che lo sviluppo, perlomeno il mantenimento del settore industriale deve insistere in ValBormida? Bene, allora che venga affrontato insieme alle problematiche delle linee di comunicazione e delle infrastrutture. Il litorale detentore del potere economico che può produrre il turismo? Bene, ma va affrontato in senso globale: valorizzazione del territorio e strutture annesse. Ben vengano le sagre estive ma rappresentano solo l’effimero. Insomma stabilire ciò che in Provincia genera ricchezza e stimolare gli investimenti coordinando gli interventi tra i vari soggetti. Ci conoscono per la Costa Crociere, per il Centro Commerciale perché complessivamente abbiamo un elevato deposito bancario. Soldi che stanno lì e che invece potrebbero generare altri soldi e opportunità di occupazione. Siamo dei piagnoni e, forse, questo è quello che ci meritiamo. E’ stato bello poter sfogliare nuovamente le pagine quei libri. Credo che passerà del tempo prima che torni in cantina, nonostante le vessazioni di mia moglie. Credo che quegli scatoloni rimarranno là, racchiudendo gli echi di sconfitta e di vittoria, almeno fino a quando una forza sociale non riesca nuovamente a stabilire la coesione che deve esserci tra ideologia, solidarietà, dignità di essere cittadini e lavoratori. Forse sono stato un po’ polemico ma fino a quando potrò nessuno potrà impedirmi di dire ciò che penso.

MARCO POZZI