Cairo cernobyl bis IL SECOLOXIX

Cairo. Il telefono dell'associazione squilla in continuazione. A decine infatti sono le famiglie che, preoccupate, temono ripercussioni sulle loro pratiche di affido e soggiorno, dopo il caso di Maria, la bambina della Bielorussia trattenuta in Italia dai genitori affidatari, i quali vogliono tutelarne il futuro dopo la denuncia di sevizie subite nell'istituto che la ospitava nel Paese d'origine.
A Cairo c'è fermento e apprensione nella sede dell'associazione "Insieme per Chernobyl", che ogni anno ospita in famiglie del Savonese centinaia di bambini provenienti dall'Ucraina per soggiorni finalizzati alla disintossicazione dopo l'esplosione del reattore nucleare. Adesso si teme, vista la vicinanza dei due paesi ex-sovietici, il blocco anche per i "loro" bimbi.
«L'associazione lavora con le autorità dell'Ucraina e non della Bielorussia, ma il timore che anche il Paese con cui collaboriamo decida di bloccare tutto, fermando gli arrivi, i soggiorni dei bambini e anche le adozioni in corso, c'è, dopo le recenti e attuali polemiche».
Così il cairese Sandro Ferraro, presidente dell'associazione, recentemente premiato dalla Provincia per la sua attività nell'ambito del volontariato e della solidarietà, commenta la vicenda della piccola Maria.
«Tutti noi auspichiamo soluzioni per il bene della bambina, finalizzate alle cure, ma che non vadano a discapito degli altri bambini». Così scandisce le parole Ferraro. Vuole essere chiaro sulla vicenda dei coniugi Giusto di Cogoleto: «Non voglio e non posso esprimere giudizi, ma si può capire, dal lato umano e sentimentale, la loro scelta. Il rischio però è che la situazione degeneri, scatenando una giungla».
Ferraro, come presidente di "Insieme per Chernobyl" precisa lo scopo primario, istituzionale, delle associazioni come la sua: «Le nostre come la loro non sono famiglie affidatarie di questi bambini, ma sono famiglie ospitanti, deve essere chiaro, per progetti di solidarietà che, ricordo, sono finalizzati a soggiorni temporanei in Italia. I genitori non hanno in affido i bambini».
Una precisazione tecnica, formale, che però non cela l'aspetto umano: «Capisco e comprendo - prosegue Ferraro - chiunque, come nel loro caso, possa reagire così di fronte alle sevizie subite dalla bambina nel suo Paese, non riconsegnandola alle autorità, terminato il soggiorno. Anch'io in un primo momento avrei fatto la stessa cosa. Nascondendola».
A "Insieme per Chernobyl" non si sono registrati casi analoghi a quello della piccola Maria. «Ma i nostri iscritti sono preoccupati che anche l'Ucraina possa fermare gli arrivi dei bimbi».
Alberto Parodi
 

Mille bambini in dieci anni il primo è tornato da accompagnatore

la scheda

 

Cairo. In dieci anni hanno ospitato complessivamente circa mille bambini. L'associazione "Insieme per Chernobyl" è nata nell'ottobre del '96, per iniziativa di una ventina di famiglie-fondatrici che avevano ospitato altrettanti bambini provenienti dall'Ucraina nell'estate precedente, in base ad un progetto di Legambiente. Con gli anni l'associazione di solidarietàè cresciuta sino ad arrivare a circa un centinaio di soci, con 150 famiglie che sul territorio savonese, d'estate e a Natale, ospitano i bambini dall'Ucraina. Soggiorni terapeutici per bambini circa 40 mila ogni anno in Italia, che in qualche caso si traducono in adozioni, come nel caso di 20 famiglie savonesi che hanno concluso l'iter, «altre dieci, tra i nostri soci, sono in attesa di chiudere la lunghissima trafila burocratica» spiegano a "Insieme per Chernobyl". Una curiosità: «Tra le soddisfazioni maggiori - racconta il presidente Ferraro - vedere che quest'anno un bimbo che avevamo ospitato nel '96, aveva 7 anni, dopo dieci anni, quest'anno, compiuta la maggiore età, è ritornato come accompagnatore». La sede dell'associazione si trova a Cairo in via Sanguinetti 19, per informazioni il numero di telefono è 019/502213.