Cairo. Il telefono dell'associazione squilla
in continuazione. A decine infatti sono le famiglie che,
preoccupate, temono ripercussioni sulle loro pratiche di
affido e soggiorno, dopo il caso di Maria, la bambina della
Bielorussia trattenuta in Italia dai genitori affidatari, i
quali vogliono tutelarne il futuro dopo la denuncia di
sevizie subite nell'istituto che la ospitava nel Paese
d'origine.
A Cairo c'è fermento e apprensione nella sede
dell'associazione "Insieme per Chernobyl", che ogni anno
ospita in famiglie del Savonese centinaia di bambini
provenienti dall'Ucraina per soggiorni finalizzati alla
disintossicazione dopo l'esplosione del reattore nucleare.
Adesso si teme, vista la vicinanza dei due paesi
ex-sovietici, il blocco anche per i "loro" bimbi.
«L'associazione lavora con le autorità dell'Ucraina e non
della Bielorussia, ma il timore che anche il Paese con cui
collaboriamo decida di bloccare tutto, fermando gli arrivi,
i soggiorni dei bambini e anche le adozioni in corso, c'è,
dopo le recenti e attuali polemiche».
Così il cairese Sandro Ferraro, presidente
dell'associazione, recentemente premiato dalla Provincia per
la sua attività nell'ambito del volontariato e della
solidarietà, commenta la vicenda della piccola Maria.
«Tutti noi auspichiamo soluzioni per il bene della bambina,
finalizzate alle cure, ma che non vadano a discapito degli
altri bambini». Così scandisce le parole Ferraro. Vuole
essere chiaro sulla vicenda dei coniugi Giusto di Cogoleto:
«Non voglio e non posso esprimere giudizi, ma si può capire,
dal lato umano e sentimentale, la loro scelta. Il rischio
però è che la situazione degeneri, scatenando una giungla».
Ferraro, come presidente di "Insieme per Chernobyl" precisa
lo scopo primario, istituzionale, delle associazioni come la
sua: «Le nostre come la loro non sono famiglie affidatarie
di questi bambini, ma sono famiglie ospitanti, deve essere
chiaro, per progetti di solidarietà che, ricordo, sono
finalizzati a soggiorni temporanei in Italia. I genitori non
hanno in affido i bambini».
Una precisazione tecnica, formale, che però non cela
l'aspetto umano: «Capisco e comprendo - prosegue Ferraro -
chiunque, come nel loro caso, possa reagire così di fronte
alle sevizie subite dalla bambina nel suo Paese, non
riconsegnandola alle autorità, terminato il soggiorno.
Anch'io in un primo momento avrei fatto la stessa cosa.
Nascondendola».
A "Insieme per Chernobyl" non si sono registrati casi
analoghi a quello della piccola Maria. «Ma i nostri iscritti
sono preoccupati che anche l'Ucraina possa fermare gli
arrivi dei bimbi».
Alberto Parodi
Mille
bambini in dieci anni il primo è tornato da
accompagnatore |
la
scheda |
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Cairo. In dieci anni
hanno ospitato complessivamente circa
mille bambini. L'associazione "Insieme
per Chernobyl" è nata nell'ottobre del
'96, per iniziativa di una ventina di
famiglie-fondatrici che avevano ospitato
altrettanti bambini provenienti
dall'Ucraina nell'estate precedente, in
base ad un progetto di Legambiente. Con
gli anni l'associazione di solidarietàè
cresciuta sino ad arrivare a circa un
centinaio di soci, con 150 famiglie che
sul territorio savonese, d'estate e a
Natale, ospitano i bambini dall'Ucraina.
Soggiorni terapeutici per bambini circa
40 mila ogni anno in Italia, che in
qualche caso si traducono in adozioni,
come nel caso di 20 famiglie savonesi
che hanno concluso l'iter, «altre dieci,
tra i nostri soci, sono in attesa di
chiudere la lunghissima trafila
burocratica» spiegano a "Insieme per
Chernobyl". Una curiosità: «Tra le
soddisfazioni maggiori - racconta il
presidente Ferraro - vedere che
quest'anno un bimbo che avevamo ospitato
nel '96, aveva 7 anni, dopo dieci anni,
quest'anno, compiuta la maggiore età, è
ritornato come accompagnatore». La sede
dell'associazione si trova a Cairo in
via Sanguinetti 19, per informazioni il
numero di telefono è 019/502213.
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