Come si rilancia l'economia ligure: copiando dalla Lombardia
IL SECOLOXIX
Guido Testa
A volte, quando non si è capaci di creare, la cosa migliore è cercare di copiare, specie da chi ha avuto le idee giuste.
Il caso della Regione Lombardia può costituire un vero prototipo da prendere ad esempio. Recentemente, infatti, la giunta lombarda ha varato un progetto di legge per la "competitività delle aziende e dal territorio", voluto dal presidente Formigoni. Si tratta di un pacchetto di misure e di riforme innovative per aiutare e sostenere il sistema produttivo lombardo, ed è stato elaborato con la partecipazione di un pool di persone di primordine (Tronchetti Provera, Diana Bracco, Roberto Colaninno, Mario Monti, tanto per citarne alcuni) che vi hanno collaborato con entusiasmo e che ha ottenuto consensi unanimi, poichè si presenta come il sostegno delle intelligenze ed energie dal sistema lombardo.
Qualsiasi strada politica sceglierà di percorrere in futuro, Formigoni è riuscito a realizzare delle fondamenta solide per il futuro governo dell'economia, basate sui seguenti obiettivi prioritari: sviluppo del capitale umano; ricerca e innovazione, liberalizzazione e semplificazione burocratica e realizzazione delle infrastrutture. Nella strategia regionale spicca tra l'altro, la semplificazione, la facilitazione per gli insediamenti imprenditoriali, la creazione di un moderno mercato del lavoro e sostegno all'imprenditoria negli investimenti strategici e nel lavoro.
L'iter sta procedendo rapidamente e quanto prima la Lombardia potrà disporre di una notevole chance per primeggiare nella "competitività" globale.
E la Liguria?
Ha mediamente remunerazioni nette tra i livelli più bassi ed è tra le più carenti di professionalità world-class che costituiscono le migliori garanzie di un posto di lavoro sicuro. Nella guida dello sviluppo economico del territorio, il potere pubblico ha due ruoli fondamentali: creare le premesse per produrre ricchezza ed assicurare che essa sia spesa al meglio. I parametri che ne definiscono il relativo successo sono la massima percentuale di popolazione occupata e il massimo reddito pro-capite.
C'è quindi da augurarci che il presidente Burlando, sull'esempio della Regione Lombardia, non indugi ad affrontare il problema di un rilancio economico della Liguria. Siamo in forte ritardo e negli anni precedenti si è perso tempo e denaro in chiacchiere e investimenti improduttivi. Immagine Über alles.
Le infrastrutture non hanno fatto un passo in avanti e il nodo autostradale di Genova è divenuto angosciante: quasi ogni giorno un ingorgo, gli insediamenti produttivi ne sono penalizzati; ma anche il turismo e la logistica. I giovani, specie i più dotati, "emigrano" alla ricerca di un'occupazione più pagante e con maggiori prospettive.
Anche nella nostra regione ci sono uomini di spessore che non son da meno dei lombardi e, credo, disponibili a fare quadrato con l'Ente per dare una svolta energetica allo status quo. Sarebbe sicuramente propedeutico il coinvolgimento del presidente di Banca Carige e sono certo che non si tirerebbe indietro. La politica ha dei doveri verso l'elettorato, verso il territorio, verso se stessa. C'è una scadenza dove si può essere premiati o punti a seconda dei meriti o demeriti (come è successo da noi).
Se la Lombardia - che ha una situazione economica privilegiata - ha intrapreso un progetto di tale valenza per il futuro del paese (perchè farà da traino) cosa aspetta la Liguria? Bisogna recuperare il terreno perduto e il presidente Burlando ha l'obbligo di farlo, o almeno di tentarlo, tanto più che avrebbe il percorso facilitato. Parimenti, qualcosa per il nostro territorio è possibile fare sin da subito: le imprese locali hanno bisogno di lavoro, elemento primo per crescere poiché proprio sulla crescita e il consolidamento delle nostre troppo piccole realtà imprenditoriali, va posto l'accento.
Ricordando le recenti polemiche apparse sulla stampa in relazione a taluni appalti, è importante non sottovalutare le esigenze delle imprese locali (come avviene altrove del resto) e il Presidente ricorderà di essersene fatto impegno, all'incontro con gli imprenditori a Villa Serra.
Non si tratta di far clientelismo, o nepotismo sulla falsa riga del duo Saddam-Aziz, ma cercare - nella correttezza - di avere quell'attenzione necessaria all'imprenditoria locale, coinvolgendovi - ove possibile - anche importanti realtà presenti nella nostra Regione. Dobbiamo guardare fiduciosi al futuro, per i figli e i nipoti e le generazioni che verranno. Dobbiamo sperare che chi governa oggi la Regione non abbia paura di avere coraggio.
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Guido Testa è amministratore delegato di Capitalimpresa, società genovese per lo sviluppo imprenditoriale