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Ma siamo davvero sicuri che la scuola italiana non valorizzi
a dovere il genio dei suoi studenti? Se, in Europa, non
brilliamo per assiduità agli studi, c'è un tasso di
genialità che gli studenti manifestano in tante forme. Non
sempre ortodosse. E che gli altri paesi sotto sotto ci
invidiano. Un'inventiva che, con l'imminente inizio
dell'anno scolastico, prenderà nuova linfa. Magari per dare
vita ad un altro best seller. L'ultimo in ordine di tempo si
chiama 'La classe fa la ola mentre spiego'. Il suo autore,
John Beer ? pseudonimo di uno studente pescarese che ha
fatto convogliare in un blog tutte le note sul registro più
stravaganti d'Italia ?è uno dei tanti tasselli di un mosaico
variopinto quanto esteso in ogni angolo dello Stivale.
Savona inclusa.
«Ho in mente parecchie giustificazioni creative - racconta
Gianfranco Calella, insegnante savonese di lettere nelle
scuole medie -, Anche risalenti al periodo in cui ero
studente. Un mio compagno di classe, ad esempio, in una
partita di calcio in classe avvenuta durante la ricreazione,
aveva letteralmente 'azzoppato' la bidella. Una volta al
cospetto del preside, però, chiese indulgenza sulla base del
fatto che si era trattato di un corretto intervento 'sul
pallone'. Ineccepibile quindi a termini di regolamento
calcistico».
"A me viene in mente un 'M. balla in classe' che ho trovato
sul registro ?è invece la reminiscenza di Eugenio Parodi,
prof di italiano e latino che, partito da Quiliano, ora
insegna in Albania ?. L'aveva lasciata un mio collega di
religione esasperato dall'atteggiamento di un alunno troppo
vivace».
Che la genialità anachica degli alunni non abbia sempre
adeguato riscontro nei prof o non venga da loro apprezzata è
un mito da sfatare. Specie se, a presenza di spirito da
parte dello studente, ne corrisponde una di identica forza
del docente. Alla fine altrettanto apprezzata dalla classe
stessa. Un esempio? Claudio Mistrangelo. Il tecnico della
Rari di pallanuoto fino a qualche anno fa insegnava materie
letterarie nelle scuole medie di Celle. Abituato a
confrontarsi con i giganti della vasca (non sempre facili da
trattare), non si è certo scomposto quando un suo allievo si
è rifiutato di fornirgli diario e quaderno. La nota di
demerito, comunque, è giunta a destinazione lo stesso.
«Gliel'ho scritta sull'avambraccio ? sorride Mistrangelo ? e
ho preteso che, sempre lì, venisse firmata per il giorno
successivo. Una decisione che dapprima ha sorpreso e poi
divertito lo stesso alunno».
Un altro che, nella scuola, ha saputo mantenere uno 'spirito
ragazzo' è Felice Rossello. Uno dei papà di 'Quelli che il
calcio' è stato, fino al primo settembre del 2005, docente
di lettere al liceo Calasanzio di Carcare.
«Con i ragazzi avevamo istituito un diario ed un premio (una
specie di statua in legno bruttissima) per chi inventava la
scusa migliore ? ricorda il professore ? Sono tanti comunque
gli episodi belli. Come la volta in cui, con tutta la
classe, andai ad interrogare al bar due studenti che
volevano saltare la mie domande. Pensavano di farla franca:
invece li avevo scorti dall'autobus».
Raffaele Di Noia
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