TRUCIOLI SAVONESI
spazio
di riflessione per Savona e dintorni
Le pensioni ed il risanamento
Analisi semiseria
Chiunque si prenda la briga di
leggere in questi giorni gli articoli di stampa sulla situazione politica
italiana, rimarrà sopraffatto dal numero di interventi autorevoli in favore di
una azione di governo forte sulle pensioni, sul pubblico impiego, sulla scuola e
la sanità.
Il primo nodo, soprattutto, a
parte un editoriale
recente sul Corriere della Sera sul licenziamento degli statali invocato in
polemica con i sindacati, tiene banco oramai da parecchi giorni.
La scelta di un Paese come il
nostro, non certamente virtuoso dal punto di vista della gestione delle finanze
pubbliche, in ordine alle condizioni minime necessarie per poter andare in
pensione, pone problemi di non poco conto, sui quali però si fa fatica a capire
e a giudicare quindi l’operato dei nostri eletti (o come direbbe Grillo,
dipendenti).
Offrirò perciò alcuni elementi
che, presi qua e là, seriamente e non, aiutano però a completare un quadro sin
qui molto frammentato, magari anche con un sorriso.
- Si dice che la popolazione
italiana sia vecchia, e che l’onda lunga dei pensionandi finirà
inevitabilmente per travolgerci, facendo vacillare il già precario
equilibrio dei nostri conti pubblici. (vedo già legioni di canuti
invadere le spiagge ed i luoghi di villeggiatura, mostrando compiaciuti i
segni esteriori del loro opulento benessere, sconosciuto ai più giovani).
Ma l’invecchiamento è un problema di tutto l’Occidente: gli altri
come fanno?
- Si aggiunge che il
cosiddetto “patto generazionale” rischi di venire meno: in altre parole i
giovani che lavorano pagano le pensioni a quelli che non lo fanno più, e
questo gioco potrebbe anche non essere più praticabile. (meglio smetterla
del tutto, come stiamo facendo: chi ha iniziato a lavorare dopo il 2001
vedrà la propria pensione legata all’andamento dei relativi fondi di
investimento, e chi conosce la Borsa sa che c’è poco da fidarsi. E addio
liquidazione, che diventa l’investimento nel fondo!)
- La vita si è allungata, e
le aspettative crescono, perciò bisogna diminuire i cd. coefficienti, che
servono a calcolare la pensione da percepire in funzione di un rapporto con
la retribuzione lavorativa: diminuendo i coefficienti, la pensione scende, a
parità di contributi pagati. Però, se i giovani non sono ancora scesi in
piazza ad incendiare qualcosa, o a fare picchetti davanti alle sedi
istituzionali è anche perché ci sono le pensioni dei vecchi a tappare i
buchi dei loro precari (e magrissimi) bilanci. Chiedete a Padoa-Schioppa
se non ha pagato lui il master al Mit di Boston al figlio…a già, lui non è
ancora in pensione! Aspettiamo ancora dieci anni, quando gli attuali
ultrasettantenni cominceranno a lasciarci…poi parliamo di coefficienti.
- Un Paese che permette
un’evasione fiscale del 25 per cento del proprio Pil, nel 2006, non può
definirsi civile, è quindi necessario che si metta all’ordine del giorno
l’unica mossa eticamente ed economicamente giustificabile, vale a dire
l’aumento esponenziale delle pene per chi non rispetta il patto con gli
altri consociati, sancito dalla Costituzione. Con contestuale
diminuzione delle aliquote di prelievo. E abolizione del segreto
bancario…
- È vero che la vita si è
allungata, soprattutto per le donne: le signore campano molto di più degli
uomini, circa sette anni e mezzo in media, dicono le statistiche. Il che
vuol dire che alcune possono anche raddoppiare. Siete mai stati davanti
ad un cimitero? Escono uomini o donne, per la maggior parte? Qui la parità
tra i sessi non si invoca da parte di nessuno? Quote azzurre, no?!?
Pensateci,
voi politici, visto che oggi i mariti si occupano dei figli molto più che in
passato: le donne devono lavorare più a lungo degli uomini, anche perché così
non si lasciano andare alla tentazione di trasformarsi prima del dovuto in nonne
esteticamente trascurate, trasandate. Il doversi recare al lavoro resta per esse
una benedizione per la loro longevità, il loro look. Con apprezzabili ricadute
positive per i consumi interni.
- Dovremo dotarci di reparti
di assistenza sanitaria presso ogni struttura lavorativa sopra i quindici
dipendenti: spostando in là l’età pensionabile, moltitudini di
ultrasettantenni popoleranno gli uffici, i luoghi di produzione, e ci sarà
il rischio concreto di decedere in servizio. Meglio prevenire. Nasceranno
postazioni di lavoro con accessoristica dedicata, come il treppiede
incorporato per la flebo di cardiotonico, o il computer con sfigmomanometro
incorporato (la pressione, per chi non si intende di medicina), o
forse divisioni di produzione specializzate nelle esequie aziendali, cioè
interne all’azienda. Ma, si obbietterà, non vi saranno costi
aggiuntivi?
Sì, perciò, sotto i quindici dipendenti si fa la colletta…come con
l’articolo 18!
Alla
prossima settimana