01 Agosto 2006 LA STAMPA

I PRESULI LIGURI E IL CARDINALE BERTONE A SAN GIACOMO DI LATRONORIO PER DISCUTERE I PROBLEMI DELLE DIOCESI REGIONALI
Summit nella casa del vescovo
Il rifugio di campagna di monsignor Calcagno tra Varazze e Cogoleto

 

[FIRMA]Ivo Pastorino
SAVONA
San Giacomo di Latronorio è una località che si trova a cavallo delle province di savona e Genova, più esattamente tra le ultime pendici dei Piani d’Invrea e Cogoleto. E’ qui che è sdtato fissato il summit dei vescovi liguri, presenteil cardinale Tarcisio bertone, l’arcivescovo di Genova che da settembre sostituirtà il c ardinale Sodano alla segreteria di Stato del Vaticano.
«I vescovi liguri devono avere apprezzato assai il luogo e l'ospitalità del confratello Domenico Calcagno - si fga notare con malcelato compiacimento negli ambienti della curia savonese - se, dopo essersi ritrovati nel complesso di San Giacomo di Latronorio il 6 giugno scorso, vi torneranno mercoledì 16 agosto, per trattare con l'arcivescovo di Genova le questioni più significative delle diocesi liguri prima della partenza per la Santa Sede del cardinale Tarcisio Bertone. Quest'ultimo, inoltre, farà un bis lo stesso giorno incontrandosi sempre ai piani di san Giacomo con i superiori dei Salesiani, congregazione alla quale appartiene ed è profondamente legato».
Non c'è dubbio, la "seconda casa" del vescovo di Savona-Noli, sulle alture sta sempre più diventando luogo d'incontro a tutti i livelli: complici sicuramente la bellezza del luogo, da cui si può godere un'incantevole vista a picco sul mare e sulla costa fra Varazze e Cogoleto, e l'affabilità di monsignor Domenico Calcagno, che apre volentieri le porte dell'ex complesso monastico a tutti: sacerdoti della diocesi, giovani, gruppi scout, compaesani del suo paese natio, Tramontana in provincia di Alessandria, ed amici, «oltreché - confida don Angelo Magnano, capo dell’ufficio stampa diocesano - alla segretaria Rosalba Chiesa, all'immancabile governante Disolina e alla cagnetta Diana».
Tutto è partito, quasi casualmente, da una richiesta arrivata all'economo della Curia don Carlo Rebagliati all'inizio del 2002: una famiglia genovese domandò di poter abitare in una parte del complesso, lasciato libero un paio d'anni prima dalle monache benedettine e non più utilizzato. Il permesso fu accordato e la famiglia s'impegnò a sistemare l'ambiente, che versava in condizioni d'abbandono. La circostanza indusse il vescovo di Savona e don Rebagliati, nella primavera dello stesso anno, a fare una ricognizione: bastò una rapida occhiata perché monsignor Calcagno s'innamorasse del luogo e lo eleggesse a sua seconda casa.
"Mi sono proposto da subito - spiega il presule - come abitante saltuario della parte libera del monastero e ho dato il mio contributo per rendere di nuovo l'ambiente accessibile e fruibile da parte di gruppi e realtà giovanili". Un contributo fatto soprattutto di manodopera, prestata da monsignor Calcagno nelle sue giornate libere (il lunedì) e nei ritagli di tempo: "Occorreva anzitutto - prosegue - liberare il terreno dai rovi, che talvolta arrivavano ad altezza d'uomo e offrivano un ottimo habitat a bisce o vipere. Un lavoro notevole, poi, ha richiesto la parte boschiva adiacente all'edificio, perché aveva subìto diversi danni a causa di un temporale. Ricordo quando siamo riusciti a rimuovere un enorme tronco, spaccandolo in mille pezzi: una bella fatica!".