Vado. Agganciare il nuovo sistema portuale al corridoio
ferroviario che collegherà la Spagna con i Paesi dell'est
europeo e non perdere un importantissimo treno per
l'occupazione. È uno degli obiettivi che i sindacati
inseguono con la realizzazione del terminal multipurpose di
Portovado.
Ieri il sindaco di Vado, Carlo Giacobbe, ha riportato ai
capigruppo alcuni aggiornamenti sulle trattative per la
realizzazione del terminal e del waterfront. I dati
occupazionali in mano all'Autorità portuale prevedono che il
personale amministrativo necessario aumenterà dal 2012 al
2020 da 58 a 65 unità, mentre il personale tecnico diretto
sarà all'inizio di 250 unità, per salire a 350 nel 2020.
L'indotto è calcolato da 150 a 250 lavoratori.
«Siamo concordi con la necessità di effettuare tutte le
verifiche del caso, sia dal punto di vista della
sostenibilità per il territorio sia da quello economico -
spiega Renato Ferraris, segretario provinciale della
Fit-Cisl -, ma è altrettanto necessario non perdere tempo e
non lasciarsi sfuggire un'occasione. Siamo in un momento in
cui le tessere, incastrate in un mosaico durante anni di
trattative, devono delineare un'immagine chiara. Per questo
servono tempi certi: se manca una tessera si rischia di
fermare tutto». Il riferimento è allo sviluppo del porto e
dell'entroterra, con la Valbormida come "piattaforma"
logistica dopo le conversioni e i grandi cambiamenti dei
siti industriali. Le insidie possono arrivare da Fossano,
dove si sta predisponendo un grande centro logistico, e
Alessandria che guarda al Savonese per il suo sbocco sul
mare. «Per mantenere livelli di occupazione di un certo
rilievo, anche qualitativo - aggiunge Ferraris -, serve che
i traffici in arrivo vengano lavorati qui».
Giovanni Vaccaro
05/08/2006
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