Il novanta per cento dei detenuti condannati con sentenza
definitiva dai giudici del tribunale di Savona
immediatamente scarcerati. Gli autori dei più efferati
delitti avvenuti negli ultimi vent'anni in provincia che
potranno contare su uno sconto di sei anni (tre più tre) e
tornare liberi molto prima della data prevista. Oltre il
sessanta per cento degli attuali ospiti del carcere Sant'Agostino
rimessi in libertà.
Sono le ripercussioni che il tanto discusso indulto deciso
dal governo avrà sulla realtà savonese. Il dato più
eclatante è senza dubbio quello relativo alle sentenze
definitive che verranno cancellate con un colpo di spugna.
«Si tratta di un dato approssimativo ma comunque molto
vicino alla realtà - sottolinea il procuratore capo della
Repubblica, Vincenzo Scolastico - delle attuali
duecentoventi persone che si trovano rinchiuse in varie case
circondariali italiane per condanne definitive inflitte dal
nostro tribunale, ben duecento torneranno in libertà. Un
numero elevatissimo, è vero, ma da parte nostra non possiamo
farci nulla. Non possiamo far altro che applicare la legge».
Ma a proccupare maggiormente sembrano essere gli "sconti" di
pena che l'indulto prevede per chi ha commesso reati più
gravi, come ad esempio l'omicidio. «Con il patteggiamento -
spiega ancora il dottor Scolastico - la pena che viene
normalmente inflitta per chi ha ucciso un'altra persona
varia tra i sedici e i diciotto anni di carcere. L'indulto
prevede per questo tipo di reato uno sconto immediato della
pena di tre anni, e altri tre anni dopo dieci anni di
carcere. Ciò significa che il detenuto che si trova in
carcere per scontare una condanna per omicidio potrà tornare
in libertà sei anni prima del previsto. Tanto per fare un
esempio, Yuri Scalise che uccise con un colpo di pistola
Renato Rinino e la cui condanna in carcere avrebbe dovuto
finire nel 2019, grazie all'indulto potrà tornare in libertà
nel 2013. E dimostrando una buona condotta potrebbe contare
su ulteriori agevolazioni, come ad esempio l'affidamento per
qualche mese ai servizi sociali».
E se il procuratore capo Vincenzo Scolastico non intende
entrare nel merito di quanto previsto dall'indulto («noi non
possiamo fare altro che applicare la legge», si limita a
ripetere), a farlo è Alberto Landolfi, sostituto procuratore
a Savona da diciannove anni. «Parlo ovviamente a titolo
personale - afferma il dottor Landolfi - e il mio non vuole
essere un giudizio tecnico ma istituzionale. Mi sembra che
con questo indulto si sia fatta una grossa sperequazione. Mi
spiego meglio: non mi sembra giusto, tanto per fare il primo
esempio che mi viene in mente, che una persona condannata
per un piccolo episodio di usura non possa usufruire dei
benefici di questa legge, mentre lo possa fare un
ricettatore che magari ha commerciato auto di provenienza
illecita per decine di migliaia di euro. Credo che
l'indulto, se proprio deve esser fatto, debba valere per
tutti i reati».
Intanto l'indulto porterà a rendere più vivibile il carcere
Sant'Agostino, una delle case circondariali maggiormente
sovraffollate (ovviamente in percentuale) a livello
nazionale. Nella casa circondariale savonese vi sono
attualmente detenute 65 persone, trenta delle quali con
condanna definitiva. Di queste ultime ben il 65 per cento
potranno usufruire dell'indulto e tornare immediatamente
libere.
«La percentuale complessiva di coloro tra i nostri attuali
detenuti che torneranno liberi con l'indulto - conferma il
direttore del carcere, Maria Isabella De Gennaro - si
avvicina al venticinque per cento. Si tratta infatti di 18
persone su 65».
Ma la preoccupazione della dottoressa De Gennaro è che molti
di quelli che torneranno liberi possano tornare nel giro di
breve tempo al Sant'Agostino. «Si tratta di persone deboli e
soprattutto abituate a delinquere - sottolinea il direttore
del carcere savonese - prima di rimetterli in libertà
sarebbe importante che le autorità predisponessero per loro
un progetto di reinserimento nella società. Altrimenti nel
giro di poche settimane ce li ritroveremo qua».
Gianluigi Cancelli
01/08/2006
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