|
Cairo. «Ferrania deve essere considerata una questione
politico-strategica dal Governo, con scelte nette per il
futuro legato all'energia. La centrale deve essere legata al
rilancio dell'azienda. Basta con i finti incontri tecnici
come l'ultimo a Roma dei giorni scorsi». A battere i pugni
sul tavolo è la Cgil, con Fulvio Berruti, neo segretario
provinciale dei chimici della Filcem, che ieri pomeriggio è
uscito allo scoperto, al termine di una riunione in fabbrica
con i propri iscritti. Davanti all'assemblea ha posto una
serie di questioni. La prima è il crollo del settore
fotosensibile, «tutto da verificare». Secondo, l'auspicato
coinvolgimento dei ministeri economici nell'accordo di
programma per lo sviluppo industriale di Ferrania,
«altrimenti gli accordi e i progetti di rilancio da parte
pubblica sono un sostegno destinato a rimanere lettera
morta». Terzo, da chi è da cosa sarà formato l'auspicato
consorzio di imprese pronte ad essere insediate nelle aree
Ferrania per quanto riguarda il comparto della ricerca
tecnologica. «Lo sapevamo che non erano certo il futuro la
pellicola e le lastre radiografiche- spiega Berruti- ma
neppure gli esperti e gli addetti potevano prevedere il
crollo verticale denunciato dall'azienda, ed è per questo
che chiediamo ai vertici di Ferrania un attento
monitoraggio, un controllo del settore che non può certo
essere azzerato come si dice. Riteniamo che vi siano ancora
delle fette di mercato, di produzione, per garantire almeno
la copertura della fase transitoria». Infatti la Camera del
Lavoro segnala la necessità di come far fronte al prossimo
triennio: «I progetti futuri sono pronti a partire tra tre
anni, e nel frattempo?"». Berruti infine tocca il tempo al
Governo: "L'azienda ha rispettato i tempi per la
presentazione dei progetti, il sindacato ha firmato
l'accordo sulla cassintegrazione, adesso tocca al Governo.
Per noi l'accordo di programma è la stella polare».
A. P.
05/08/2006
|
|