TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

LETTURE da spiaggia ( ma non troppo) 

L’intervista-autobiografia che Tiziano Terzani,all’approssimarsi della morte, ha voluto rilasciare al figlio Folco per memoria di una esperienza di vita senz’altro insolita e controcorrente non è davvero, come gli altri suoi libri, attaccabili dal tempo che presenta, rapidissimo, situazioni sempre nuove e fa irrimediabilmente invecchiare anche il più approfondito ed accurato rèportage.

Un bilancio così ad occhi aperti, sentendo il proprio corpo morire minuto per minuto, merita almeno l’onore delle armi,ovvero che lo si legga. Salvo poi a non condividere i filosofemi acquisiti in Oriente, in lui còlti ed elaborati, nei peggiori dei nostri di casa una moda chiacchierina e perversa, come sempre l’ignoranza, i giudizi coloriti toscani sulla politica mosca rinchiusa nella plafoniera delle incoercibili meschinità assassine e un certo piglio da Sandokan che, per vizio di formazione,giudichiamo un’ingenuità.

Ma un libro si legge non per condividerlo appieno (“Sì rade volte….” Dice Dante); piuttosto per averne stimoli di ricerca e di inquietudini che decostruiscano e spostino in avanti schemi mentali troppo sicuri di sé per non diventare, alla lunga, ingannevoli.

Il piacere di questo libro mi è venuto dal ricordo che l’Autore ha di Ferruccio Parri, un politico (meglio sarebbe dire un onest’ uomo prestato alla politica) che seppe dimettersi, nell’autunno del ’45, quando fu lasciato da solo a difendere i valori della Resistenza e del sistema di partiti nati nel clima del Cln. Con un’operazione voluta dai “liberali” (?) d’allora ( e poi si piange sulle sorti di un centrodestra laico e “tecnico” soffocato da spiriti integralisti quando non fascisti!) si aprì spregiudicatamente la via ai ministeri De Gasperi che avevano ricevuto la ferrea consegna che non ci sarebbero stati aiuti economici né trattato di pace dignitoso se non si fossero ghettizzati fuor di governo i socialcomunisti. Altro che “crisantemo sopra un letamaio”, come lo ricorda carlo Levi nel suo magistrale “L’orologio”, libro che non è mai tardi per rileggere: se ne andava, tolto di mezzo da un’operazione chirurgica che pagheremo moltissimo, il Partito d’Azione, strumento politico laico rarissimo in un’Italia  sia confessionale, sia presa dal verbo socialcomunista, sia cinica, miope e volta soltanto al “privato”.

Senza clamore, senza interviste, Parri infilò una porticina secondaria e sparì, in punta di piedi, come spariva “il giglio di quell’amore”, ovvero la speranza resistenziale. I più accorti capirono subito che i tempi diventavano ferrei e che la lotta politica si intorbidiva e si radicalizzava scendendo all’insulto e allo scontro di piazza.

Ma, a chi lo seppe cercare, Parri fu presente, fino a pochi anni prima della sua morte avvenuta a Milano nel 1981 sia col contributo, piccolo ma di enorme valore, dato da un suo movimento alla sconfitta della “legge truffa” del 1953, sia con una sua rivista politica,”L’astrolabio” che ebbe un successo di stima,se non certo di tirature e che contribuì moltissimo alla formazione politica di quel “ceto medio riflessivo” che si era alimentato fino ad allora del rigore grafico e etico de “Il mondo” (travolto dal ’68) e che durò fino alla consunzione delle scarse risorse economiche.

Terzani vi fu apprezzato giornalista e la mia generazione non può che essergli grata ed essere grata a Ferruccio Parri che cercò fino all’ultimo di coniugare agire politico e valori morali in maniera indissolubile. Irrealista? No, di certo se, guardandoci attorno oggi, capiamo che si scivola sulla via dei compromessi a ruota libera e sanza che nessuno sappia guidare a buono,onorevole fine, la slitta sfrenata. Spetta a Ferruccio Parri,l’uomo cacciato dalla “nostra” politica, il copyright dell’espressione così bella e, spero, mai vuota “Italia dei valori”!

A quando una biografia storica,a quando un ricordo di Parri che ce lo faccia presente al di là delle foto ingiallite e della collezione ormai polverosa de “L’astrolabio”? A quando l’Italia politica avrà voglia di bere una salutare medicina.

Visto che siamo in tema, ricordiamo certo un giramondo coltissimo e coraggioso come Tiziano Terzani, ma ricordiamo che, or sono due anni in questi giorni, scomparve Enzo Baldoni, giornalista free lancer, giramondo per quella incoercibile “passione” morale che è il capire in presa diretta lo stato delle cose nel mondo.

Per Enzo Baldoni, credo, ci sia stata poca Farnesina e poca trattativa. Che fosse scomodo anche per i massmedia che amano tanto le preghiere e le lacrime dei sequestrati? Scriveva per “Diario” di Deaglio, forse un giornale troppo di rottura, come lo erano egualmente e diversamente stati “Il mondo” e “L’astrolabio”?

I suoi scritti, tutti d’occasione nel miglior senso del termine, non hanno avuto nessun premio Strega e non sono diventati vangelo della subcultura che pretende di “condensare” alla reader’s digest l’immenso patrimonio delle religioni asiatiche per un consumo da ombrellone. Abbiamo almeno l’obbligo di resistere al dimenticatoio interessato e colpevole e di ricordare il dramma di Enzo Baldoni,ucciso due anni fa in quanto cercatore di verità da comunicare agli assetati.

                     Sergio Giuliani