FURBI? Spese notarili decuplicate rispetto a quelle austriache. Mutui ai tassi più
alti dell' Ue. Farmaci a prezzi doppi o tripli rispetto ai nostri vicini europei. E i pannelli solari termici, e i telefonini, e i
redditi, e gli scandali, e i maghi, e i parlamentari...Ci consideriamo un popolo di furbi. La realtà parla chiaro: dati alla mano,
siamo soprattutto alquanto idioti.
Siamo un popolo di furbi» è uno dei
luoghi comuni più diffusi, ma anche meno veri e più pericolosi. Per comprenderne
i motivi occorre, innanzitutto, fare chiarezza facendosi aiutare da Giacomo
Devoto e Gian Carlo Oli. Nel loro dizionario viene definito furbo: «Chi riesce a
cavarsi d' impaccio o a farla franca giocando d'astuzia». A sua volta,
quest'ultima viene definita come una «spiccata attitudine a volgere a proprio
vantaggio situazioni sfavorevoli» ed astuto sarebbe «chi è diretto a sorprendere
la buona fede del prossimo». Date queste definizioni sembra difficile definire astuti, o furbi, gli
italiani, o almeno la maggioranza di essi. Più abili nel ficcarsi nei pasticci
che a trarsene fuori. Lo dimostrano la quantità di scandali, vessazioni,
ingiustizie, balzelli ed estorsioni a cui è sottoposto l'italiano medio
quotidianamente. Il tutto compiuto non grazie alla buona fede dei cittadini, ma
al contrario, grazie alla loro «malafede». All' idea che essendo tutti
tendenzialmente furbi non valga la pena prendersela con chi tende a fregarci,
tanto, se potessimo, ci comporteremmo allo stesso modo. Comunque sia, la realtà classifica gli italiani tra i meno furbi o i più
sprovveduti d'Europa perché, alla prova dei fatti, ci mostriamo come una massa
di cittadini raggirati da una minoranza di imbroglioni. Le prove sono evidenti e
numerose. In Italia, servizi e beni indispensabili sono pagati a caro prezzo. La casa,
per esempio, non dovrebbe essere un lusso ma un diritto che, però, nel nostro
paese si paga profumatamente. Se qualcuno ha la fortuna di essere ricco di famiglia si può comprare
un'abitazione di proprietà senza «accendere» un mutuo, ma comunque sarà
costretto a spendere qualche migliaia di euro per le spese notarili. Ecco le
cifre: in Italia, secondo i sindacati, le spese notarili annuali ammontano a 7,2
miliardi di euro. Tanto per fare un confronto, Ilei vale 10 miliardi, che però
vengono ripartiti tra tutti i comuni, mentre le spese notarili vengono spartite
tra 4.700 notai. Basta l'arricchimento spropositato di meno di 5 mila persone su 56 milioni di
abitanti per dichiararci furbi? Sembrano più astuti gli altoatesini, che per gli
atti notarili si rivolgono ai notai austriaci. D costo, per esempio, per la
divisione materiale o del mutuo ipotecario presso un notaio del Tirolo varia da
30 a 170 euro e per l'autentica dei mutui ipotecari richiede un compenso pari a
circa 90 euro. Le spese notarili italiane ammontano nel migliore dei casi a
dieci volte tanto (escluse Iva e marche da bollo).
MASSIMILIANO BOSCHI
Gli altoatesini, che pur essendo una minoranza riescono a godere di questa ed altre agevolazioni, appaiono molto più scaltri dei loro connazionali che vivono più a sud. Detto questo, molti sono costretti a comprare casa chiedendo un mutuo a una banca italiana che, come noto, fornisce soldi a chi li ha già, oppure a tassi tra i più alti d'Europa. Le case, inoltre, sono sempre più costose, mentre l'edilizia pubblica pare scomparsa. Lo mostrano i dati. Se nel 1984 vennero costruite 34 mila abitazioni di edilizia pubblica, nel 2004 ne sono state costruite solo 1.900.
Poi ci sarebbe il problema delle rendite catastali italiane, così descritte da Adriano Bonafede nel suo Cerco casa: «Le case costruite di recente in lontane periferie hanno rendite in alcuni casi superiori a quelle di certi immobili nel centro». Detta in altro modo, per quanto riguarda le imposte sulle case, in questo paese i «poveri» finanziano i «ricchi». O, con meno enfasi, i «meno ricchi» finanziano i «più ricchi».
Come si diceva, le banche italiane faticano molto più di quelle europee nel concedere mutui a tassi ragionevoli, questo nonostante gli utili per le banche crescano a dismisura ogni anno. Il 2005, nonostante i casi Unipol e Bipielle, stato un anno record, con un aumento di utili, in confronto all'anno precedente, superiore al 50 per cento (la Repubblica del 20-11-2005.).
Come sia stato possibile, vista la situazione economica generale, lo mostra lo studio 2005 di Capgemini sui costi dei servizi bancari. Anche quest'anno il costo medio di un conto corrente italiano (252 euro) è largamente superiore alla media europea (130 euro).
Ma Belgio, Gran Bretagna e Olanda, per esempio, offrono i servizi base per j meno di 60 euro l'anno. Un quarto della spesa del correntista italiana. Ergo, anche i belgi sono più furbi di noi.
| Utili giganteschi derivanti anche dai prestiti per la casa, che garantiscono ricchi guadagni in termini di commissioni e rappresentano un'attività relativamente priva di rischi.
Profitti che non sembrano utilizzati per migliorare il servizio al cliente. Se nelle filiali olandesi, infatti, è possibile essere accolti in veri e propri salotti nell'attesa di essere serviti, in Italia è già molto trovare una sedia dove poter accomodarsi. Senza contare i tempi di accredito degli assegni e gli altri numerosi balzelli rintracciabili nell'estratto conto che ci viene inviato, ovviamente a pagamento, ogni mese.
LeLe prove della scarsa perspicacia dei risparmiatori italiani ci viene segnalata anche in un articolo di Giuseppe Turani del 24 aprile scorso (Pubblicato su «Affari & finanza», la Repubblica, 24-4-2006.) «Un operatore di Borsa dice che c'è un indice con cui valutare la stupidità degli investitori di un certo paese. Si riferisce alla quantità venduta di prodotti finanziari derivati, prodotti che è notorio possono arricchire solo chi li vende. In Italia i risparmiatori che ci credono sono più della somma di tutto il resto d'Europa messa insieme».
I casi dei bond Cirio e Parmalat stanno anch'essi a testimoniare l'astuzia del risparmiatore italiano.
Ma le tasche degli italiani non vengono svuotate solo da spese bancarie e notarili. Mentre ci immaginiamo tutti furbi come Totò che vende il Colosseo agli americani, non solo non riusciamo più a vendere nulla, ma siamo costretti a comprare beni indispensabili a prezzi doppi o tripli in confronto ai vicini europei.
Primo esempio, i farmaci da banco, quelli che non necessitano di prescrizione medica. Come mostrato da un'inchiesta dell' Ansa del 2004, una unità di dose di aspirina costa 0,20 euro in Italia, 0,15 in Spagna, 0,11 in Francia e 0.10 in Germania. Quindi in una farmacia di Milano costa il doppio che a Berlino.
Ancora, 50 mg di Voltaren Emulgel costano 0,16 centesimi in Italia, 0,8 in Spagna, 0,10 in Germania e 0,06 in Francia. La Novalgina da 20 mi costa in Italia, sempre per unità di dose, 0,27 euro contro il prezzo di 0,13 (-51,8 per cento) della Francia. Quindi paghiamo i farmaci più diffusi il doppio di un cittadino francese.
Per curare il mal di denti, però, i farmaci spesso non bastano e ci si ritrova quindi nella condizione ideale per accettare ogni sopruso e per pagarsi il dentista si è costretti a fare debiti con le banche alle condizioni di cui sopra. Tanto che ora sta prendendo sempre più piede l'utilizzo della «fuga all'estero»: viaggi in Romania, Croazia, Repubblica Ceca o Ungheria per farsi rifare la bocca. Si risparmia la metà della somma chiesta dai dentisti italiani, anche considerando le spese di viaggio e di albergo. Ma anche in Svizzera e Germania i prezzi sono inferiori ai nostri del 20-30 per cento. Ancora, se una madre non è più in grado di allattare al seno, è costretta a comprare latte in polvere. Non è una fisima, non c'è scelta. Come molti sanno, lo stesso latte in polvere «primi mesi» che in Italia si acquista in farmacia sui 30 euro al chilo, in Germania lo si paga attorno ai nove. Il prodotto è identico ed è fornito dalle medesime multinazionali, eppure le mamme italiane lo pagano il triplo delle mamme tedesche. Perché? Perché le multinazionali italiane decidono di vessare solo il consumatore italiano? Perché siamo più furbi?
Passiamo oltre. In Italia, costa moltissimo anche l'energia elettrica. Ci saranno decine di seri motivi, ma qualcuno sa spiegare perché in Italia sono installati solo 8 metri quadri di pannelli solari termici ogni mille abitanti, per un totale di 408 mila, mentre in Austria i metri quadri di pannelli solari termici ogni mille abitanti sono 313, in Grecia 270 e in Germania 57 (fonte: Legaambiente)? In Austria ci sono più giornate di sole che in Italia?
Perché il comune italiano con il maggior numero di impianti solari è Trento? Perché per il solare termico è in testa Bolzano con la più alta diffusione in Italia sia in assoluto che in rapporto alla popolazione? (4.983 mq e una media di 51,26 ogni 1.000 abitanti) (La Stampa, 4-11-2005).
Collocare il maggior numero di pannelli solari nelle regioni alpine è segno di grande lungimiranza?
Non ci interessano i pannelli solari, ma adoriamo i telefonini. Secondo il recente rapporto sulle telecomunicazioni nell'Unione europea, in Italia il numero di abbonamenti di telefonia mobile ha superato quello dei cittadini stessi, nonostante le intercettazioni (o per paura di esse?). Queste cifre dovrebbero essere il segnale di un mercato attivo e privo di balzelli. E invece, pochi giorni fa, Antitrust e Agcom hanno firmato un protocollo d'intesa per l'indagine sui costi fissi di ricarica delle schede dei telefoni cellulari. Lo hanno fatto su invito della Commissione europea, che vuole vederci chiaro rispetto ai costi di ricarica dei cellulari (5 euro per ricaricarne 20) che non hanno eguali in Europa.
Prezzi e balzelli che non sono nemmeno compensati dai redditi, anch'essi più bassi dei francesi, dei tedeschi e degli inglesi.
Questi i dati Eurostat elaborati da Repubblica: lo stipendio annuo medio italiano è di 25.808 euro, contro i 34.622 della Germania (-25.5 per cento), i 29.139 della Francia (-11.36 per cento), i 38.538 (-32 per cento) della Gran Bretagna e i 41.736 (-38 per cento) della Danimarca. Quindi abbiamo beni e servizi indispensabili a costi molto più alti degli altri grandi paesi europei, avendo redditi pro capite mediamente più bassi. E va sempre peggio. Se, infatti, andiamo a vedere le variazioni e la distribuzione delle retribuzioni ci accorgiamo che gli stipendi medi dei dirigenti, pari a 90.802 euro annui (anno 2005, retribuzione media lorda) negli ultimi quattro anni sono aumentati dell'1,8 per cento (salari reali), mentre quelli degli impiegati pari a 25.037 euro annui, sono diminuiti del 6,3 per cento (salario reale) (Fonte OD&M, 6° Rapporto sulle Retribuzioni in Italia 2005, ed elaborazioni Kataweb).
Inutile ricordare che in Italia ci sono più impiegati che dirigenti. È vero, in tutto questo non c'è niente di nuovo, gli italiani sanno benissimo queste cose e se ne lamentano da decenni, ma è proprio questo che genera sconforto. Se sono cose risapute e tutto avviene alla luce del sole, perché la situazione peggiora invece di migliorare?
Per completare il quadro, però, occorre dare un'occhiata anche a quello che avviene nell'ombra e che solo di rado viene a galla: gli scandali. In rapida successione questi sono i più recenti: Cirio, Parmalat, Banca popolare di Lodi, Unipol, Moggiopoli. Da cui escono truffati e scarsamente risarciti risparmiatori, correntisti, lavoratori e tifosi. In pratica quasi tutta la cittadinanza.
Emblematico è il caso chiamato «Moggiopoli» o «piedi sporchi». Ora tutti stanno recriminando e si fingono indignati per la truffa subita. Leggendo i testi delle intercettazioni parrebbe infatti che il campionato di calcio di serie A fosse «truccato» e gli arbitri «venduti». Questa è la grande truffa che ha lasciato allibiti gli italiani che non parlano d'altro da settimane. Come se non esistesse un programma televisivo che va avanti da un quarto di secolo al solo scopo di incolpare gli arbitri di ogni nefandezza e per testimoniare la loro malafede. L'unica sorpresa è stata quella di apprendere che non era truccato solo l'arbitraggio, ma anche la moviola, per altro di quello stesso programma. Tutto detto e ridetto da decenni, ma ora gli italiani sembrano esterrefatti nello scoprire che Moggi avrebbe regalato delle automobili Fiat agli arbitri. In altre parti del mondo si realizzano le profezie, da noi le barzellette. Ovvio quindi che proliferino i maghi, i cartomanti e i personaggi alla Vanna Marchi. In Italia sono stati censiti 8.500 maghi dal Telefono antiplagio. Settemila sono quelli che si fanno pubblicità sui giornali e in televisione, nonostante la legge vieti il mestiere di ciarlatano, che comprende «ogni attività diretta a speculare sull'altrui credulità o a sfruttare od alimentare T altrui pregiudizio, come gli indovini, gli interpreti di sogni, i cartomanti, coloro che esercitano giochi di sortilegio, incantesimi, esorcismi o millantano o affettano in pubblico grande valentia nella propria arte o professione o magnificano ricette o specifici, cui attribuiscono virtù straordinarie o miracolose» (Art. 231 del Testo unico delle Leggi di Pubblica sicurezza).
Un giro di affari di 5 miliardi di euro per il 98 per cento evaso dal fisco. Secondo i dati del Telefono antiplagio, negli ultimi anni si sarebbe rivolto ai maghi il 17 per cento della popolazione italiana. Non si conosce la percentuale di quelli soddisfatti del risultato.
A tutti i problemi citati fin qui potrebbe e dovrebbe dare una risposta la Politica, quella con la P maiuscola. I deputati italiani sembrano, però, in altre faccende affaccendati.
1 nostri politici vengono disprezzati quotidianamente nei bar e nelle piazze. Siamo bravissimi a dirci che è tutto «un magna magna» ma poi siamo il paese d'Europa con il più alto tasso di partecipazione alle elezioni parlamentari. E non si può dire che ci rechiamo alle urne perché speriamo nel cambiamento. L'avanzata senilità della nostra classe politica è anch'essa largamente discussa sui giornali e per le strade.
Nonostante questo, come noto, i nostri parlamentari vengono pagati profumatamente per il servizio svolto. Il Times (A. Browne, The Times, 7-6-2005) ha calcolato i salari dei parlamentari europei a Strasburgo ed ha scoperto che gli italiani sono i più pagati con 12 mila euro di salario mensile, pari a più del doppio dei danesi (5.772 euro) (Per il confronto tra gli stipendi medi degli italiani e dei danesi si veda sopra.), 5 mila euro mensili in più dei parlamentari tedeschi (7 mila euro) e britannici (6.800 euro). Nessun altro parlamentare europeo guadagna cifre superiori ai 10 mila euro mensili, solo gli italiani.
Questo perchè negli altri paesi i deputati non si sognerebbero nemmeno di attribuirsi simili stipendi, perché scoppierebbe una rivolta, come, allo stesso modo, le banche sanno per certo che con certe spese di tenuta conto si ritroverebbero senza un cliente.
Ma, come scriveva Calvino nel Barone rampante, «siamo un paese dove si verificano sempre le cause e mai gli effetti».
Questo può capitare solo in un paese privo di una reale ed efficace opinione pubblica. Dove la lamentela si limita alle discussioni da bar, all'urlo davanti alla telecamera o alla manifestazione di «rito» che non provoca alcun cambiamento sensibile. «Parole, non fatti» sembra lo slogan del «furbo» popolo italiano, che tollera gabelle e vessazioni con il cappello in mano. Storia vecchia di secoli.
Se qualcuno ne avesse voglia, il prossimo Natale, potrebbe fare un giro per osservare le quantità di pacchi dono, ceste e regali di vario genere e valore, che giungono ai deputati del collegio di interesse o ai direttori di banca. Si potrebbero o dovrebbero riciclare per erigere un monumento all'ottusità e al servilismo italici. La tecnica è immutata e immutabile, si «liscia» il «potente» nella speranza di ottenere favori personali. Le lotte per i diritti collettivi sono attività da sprovveduti ed ingenui.
Massimiliano Boschi
da MicroMega