17 Luglio 2006 LA STAMPA

TERREMOTO A MILANO: TRASFERITA LA PRIMA LINEA DEL NUCLEO REGIONALE E DELLA POLIZIA TRIBUTARIA
Azzerati i vertici della Gdf lombarda
«Unipol non c’entra» Visco: il legame con quella vicenda è un falso
ROMA
Tutti i vertici del comando regionale della Lombardia della Guardia di Finanzia, del nucleo regionale e del nucleo provinciale di Milano della polizia tributaria delle Fiamme Gialle sono stati azzerati. Secondo le notizie diffuse ieri a tarda sera il provvedimento sarebbe stato legata allo scandalo che l’estate scorsa ha travolto i vertici dell’Unipol, portando alle dimissioni del presidente e amministratore delegato Giovanni Consorte e del suo vice Ivano Sacchetti. Ma il viceministro dell’Economia con delega alle Finanze Vincenzo Visco ha smentito «categoricamente» il legame tra l’azzeramento dei vertici delle Fiamme Gialle e il caso della compagnia vicina alla sinistra e ai Ds: «La notizia è un falso costruito ad arte». Nei giorni scorsi il procuratore della Repubblica di Milano, Manlio Minale, aveva inviato una lettera al Comando Generale della Guardia di Finanza a Roma in chiedendo di assicurare la continuità dei servizi di polizia giudiziaria.
Vediamo i provvedimenti. Il generale Mario Forchetti, comandante regionale della Lombardia, viene trasferito a Torino come capo di Stato maggiore presso il comando regionale del Piemonte. Al suo posto andrà il generale di divisione Marcello Gentili. E ancora: il generale Leandro Minervini, fino ad oggi capo di stato maggiore dell'interregionale dell'Italia nord occidentale, assumerà il comando tutela dell’Economia a Roma. Minervini era stato recentemente eletto presidente del nuovo Cocer della Gdf, che ancora non si è insediato. Trasferito anche il colonnello Rosario Lorusso, comandante del nucleo regionale di polizia tributaria: diventerà capo di stato maggiore dell'interregionale, a Milano. Infine, il tenente colonnello Virgilio Pomponi, attuale capo ufficio operazioni, viene trasferito a Roma e sarà sostituito dal tenente colonnello Maccani, proveniente da Bologna.
Ma cosa potrebbe c’entrare la Finanza con lo scandalo Unipol? L’ipotesi che era stata sollevata riguardava le intercettazioni telefoniche che coinvolsero il segretario dei Democratici di sinistra Piero Fassino. Tra le tante intercettazioni che avevano svelato gli stretti legami tra i furbetti del quartierino, da Gianpiero Fiorani a Stefano Ricucci fino a Giovanni Consorte, erano state pubblicati da Il Giornale anche alcuni dialoghi tra il segretario dei Ds e il numero uno di Unipol. Nel corso della telefonata Consorte illustrava le mosse della compagnia di assicurazioni per arrivare a conquistare la proprietà della banca romana Bnl a quei tempi sotto scalata da parte degli spagnoli del banco di Bilbao. Nelle settimane precedenti sollecitato da più parti Fassino aveva sempre negato di aver avuto un ruolo all’interno del risiko bancario. «Tanto per essere chiari - è la frase più forte e più nota - io non sono compagno di merende di nessuno». Insomma, sostenevano dalla Quercia, nonostante la vicinanza politica tra Unipol e il partito, c’era sempre stata separazione dei ruoli. Il Giornale entrò in possesso di un dischetto che svelava la lunga chiacchierata tra il numero uno di Unipol e il leader politico. Consorte spiegava la sua strategia. Fassino si informava sui costi e lasciava intendere di gradire l’operazione pur chiedendo più volte se c'era il rischio di intoppi soprattutto in sede giudiziaria. Il dialogo fece scoppiare una aspra polemica e riportò in primo piano la questione morale all’interno del maggior partito di sinistra. Alla Finanza fu imputato di aver favorito la diffusione del dischetto, che altrimenti avrebbe dovuto restare segreto, perchè non conteneva informazioni rilevanti per le indagini.