Olio cancerogeno nel Letimbro IL SECOLOXIX
Emergenza ambientale nel capoluogo. Disposta dal Comune una mappatura, avvisata la Regione. «Stop ad ogni attività sulla terra del torrente»
Le analisi dell'Arpal hanno evidenziato la presenza massiccia di "pcb" in tre aree del greto
Il Letimbro è una bomba a orologeria. In ben tre punti, tra Lavagnola e il ponte di Santa Rita, gli esami dell'Arpal (l'azienda per la tutela ambientale) hanno evidenziato la presenza nel terreno di un olio minerale (pcb) che ha caratteristiche spaventose: è ultra inquinante, difficilissimo da smaltire e addirittura cancerogeno per l'uomo. E' un olio che veniva usato per le lavorazioni di motori elettrici e con ogni probabilitàè finito nel greto negli anni in cui erano attive le industrie (dalle Ferrovie all'Enel). Finora non era mai emersa la sua presenza perchè nessuno aveva richiesto campionamenti approfonditi sul terreno. Qualche mese fa il Comune li ha disposti perché c'era in vista un appalto per uno scavo per rendere più sicuro l'alveo in caso di piena. Scavo poi subito annullato di fronte alla sorpresa di massiccia concentrazione di "pcb" in un primo punto (dal ponte di Santa Rita). «E' un caso isolato?»è stato il dubbio in Comune. Per scrupolo è stato chiesto all'Arpal di fare altri campionamenti in altri punti. E la risposta finale è allarmante: dello stesso olio minerale è intrisa la terra di altre due aree del greto che distano centinaia di metri tra loro, all'altezza dell'ex centrale di Lavagnola e più a valle (sempre a Lavagnola). Da qui il tragico sospetto che tutto il letto sia contaminato e pericoloso per l'uomo in caso di "contatto". Di contatto diretto, non altro. L'acqua sarebbe (al condizionale) sicura in quanto il pcb è un olio minerale con caratteristiche di staticità («non si fa trascinare») e quindi il rischio di sbarco in mare è ridotto. Ma c'è tutto il problema dei ripascimenti sulle spiagge (fatti in passato e da fare). E poi tutti i lavori che riguardano (e hanno riguardato) l'alveo con relativi spostamenti di terra.
Di fatto in Comune è scattato l'allarme da settimane. Il primo provvedimento è stato disporre una mappatura completa dell'alveo per capire l'entità della contaminazione. Il secondo segnalare l'emergenza alla Regione. Il nodo è tutto economico perchè per bonificare tutto il greto - se è questo che servirà - ci vogliono decine di milioni di euro. «Il costo per smaltire in discarica migliaia di metri cubi di terra» spiegano. Soldi "introvabili" nelle povere casse comunali. La giunta Berruti di questo grave problema è già stata investita in occasione della semi-inondazione di quindici giorni fa. E' in quell'occasione che l'assessore ai lavori pubblici Livio Di Tullio, chiedendo lumi sugli argini del Letimbro all'architetto capo Luciano Campagnolo, ha preso atto del problema. Ed è in quell'occasione che ha dichiarato: «E' un problema spinoso, gli uffici stanno studiando il da farsi, certo il Comune da solo non potrà fare molto».
Dario Freccero
 
Escluso l'inquinamento delle falde ma c'è il problema delle spiagge
il caso
Uno dei problemi principali sarà capire quanto sia presente in profondità il "pcb". Le prime analisi tenderebbero ad escludere una grossa penetrazione. «Sembrerebbe nei primi quattro metri dalla superficie» spiegano in Comune. La notizia rassicurante è che in questi anni la sua presenza non ha intaccato le falde acquifere che sono costantemente monitorate. In teoria i rischi per l'uomo riguardano solo un contatto diretto. Contatto che peròè più semplice di quel che si pensi: basti dire che è con la terra del Letimbro che sono stati fatti tanti ripascimenti delle spiagge in passato. Tecnicamente il pcb (policlorobifenili) è un composto di sintesi clorurato impiegato, sin dagli anni '30, nel settore elettrotecnico in qualità di isolante (nei condensatori a partire dal 1931 e nei trasformatori dal 1933). Le prime direttive europee in materia di pcb, finalizzate ad evitarne la dispersione nell'ambiente e ad assicurarne un corretto smaltimento, risalgono al 1976.