Immobili comunali: è rivoluzione  IL SECOLOXIX
Una "social housing" nel centro storico (via Sansoni). Altro progetto: spostare la biblioteca nel palazzo Pozzobonello e vendere la sede di Monturbano
Annullate le vendite all'asta di edifici e alloggi pubblici. «Ne faremo case per i meno abbienti»
Stop a tutte le vendite degli immobili del Comune. La giunta Berruti ieri ha formalizzato un provvedimento che certo non si può considerare non di sinistra: ha stoppato il bando di vendita di alcuni immobili comunali per destinare gli stessi a un progetto di "social housing" che prevede di concederli a famiglie socialmente disagiate. Non proprio "case popolari" ma quasi. La cosa, di per se, è apprezzabile. Ma qualche malumore rischierà di provocarlo per la natura di questi immobili. In alcuni casi sono infatti di assoluto pregio e in zone altamente rilanciate dal punto di vista abitativo: su tutte, l'intero stabile (cinque piani appena ristrutturati) di via Sansoni 5, nel cuore del centro storico, tra via Pia e piazza Vacciuoli. Un gioiellino di quasi 900 metri quadrati.
La decisione di non vendere è stata presa nella giunta di ieri mattina. Uno dei punti all'ordine del giorno riguardava appunto "i provvedimenti in merito alle alienazioni immobiliari". All'orizzonte (il primo di agosto) c'era la vendita all'asta di un lotto di beni che l'Amministrazione precedente aveva individuato come di troppo: il palazzo di via Sansoni 5, l'ex scuola elementare di Cimavalle, una villetta in via Famagosta e un paio di appartamenti a Santa Rita e Valloria. Le vendite erano già fissate da mesi con relativi capitolati e cifre minime dell'asta. Il palazzo di via Sansoni con i suoi cinque piani partiva da 950 mila euro (9 appartamenti e due negozi).
La giunta Berruti ha però ritenuto che fare cassa in questo modo non convenga. E che meglio sarebbe destinare questi beni al sociale, sopperendo così alla cronica mancanza di case per le fasce deboli. Da qui la spiegazione di ieri dell'assessore al patrimonio, Rosario Tuvè: «Abbiamo semplicemente deciso di annullare queste vendite perché la nostra idea è sfruttare questi beni diversamente». Come? «Partencipando al bando regionale per il social housing - ha proseguito - che consente ai Comuni di ottenere finanziamenti per ristrutturare beni da destinare alle famiglie non abbienti. E visto che questi immobili li abbiamo già in casa, sono l'ideale».
Il discorso potrà forse valere per l'ex scuola di Cimavalle, così come per i due appartamenti (malandati) di via Genova e via Collodi, o per la pseudo villetta nella parte alta di via Famagosta, sotto la caserma della guardia di finanza. Ma dire che il palazzotto di via Sansoni, appena ristrutturato a "grezzo" dopo il crollo di qualche anno fa, possa andare bene come moderna "casa popolare", non convince proprio tutti. E infatti qualche perplesso in Comune c'è. L'amministrazione Ruggeri da questo edificio aveva ritenuto di poter ricavare, vendendolo così com'è, oltre un milione di euro (1,1 era la cifra della vendita precedente, peraltro andata deserta). Il primo di agosto sarebbe tornato all'asta a 950 mila euro, cifra che sicuramente avrebbe incontrato il consenso del mercato.
Ma il bando è stato interrotto d'urgenza. E ieri la giunta ha deciso di annullare anche tutti gli altri e non vendere più nulla. «Ora il prossimo passo sarà provare ad ottenere, a fine estate, questo contributo per il "social housing"», conclude l'assessore Tuvè. «Io, come Rifondazione Comunista, sono assolutamente a favore e soddisfatto - ha commentato l'assessore all'ambiente, Yorg Costantino - E' finalmente una decisione di sinistra».
In questo programma, tra l'altro, potrebbe rientrare anche un altro gioiello comunale: palazzo Pozzobonello, in via Quarda, dietro la Camera di Commercio. Anche questo l'amministrazione precedente aveva cercato di venderlo ma invano (a circa 4 milioni). Oggi la giunta Berruti ha appaltato il rifacimento del tetto e il restauro generale (per quasi 800 mila euro) e l'idea è tenerlo e spostarci la biblioteca civica vendendo invece l'immobile dov'è oggi, a Monturbano. E' un'idea su cui la giunta sta ragionandno da giorni. Il limite del progetto è come sempre economico: spostare la biblioteca nel centro storico significherebbe gettare al vento tutti i soldi spesi per adeguare l'attuale sede di Monturbano, dovendo tra l'altro spendere altri soldi (tanti) per adeguare palazzo Pozzobonello. Ne vale la pena? E' questo il dubbio.
Dario Freccero