FERRANIA INTERVISTA AL
CONSIGLIERE REGIONALE DEI VERDI CARLO VASCONI LA STAMPA
«Ho visto il piano di fattibilità e
l’impianto non si può fare» |
Sulla vicenda
Ferrania, visto l'approssimarsi del 14 luglio, data in cui la nuova
proprietà di Ferrania (gruppo FITRA) dovrebbe presentare il piano
industriale per il rilancio dell'azienda, interviene il consigliere
regionale dei Verdi Carlo Vasconi, uno dei maggiori oppositori alla
centrale della Ferrania, per capire i scenari futuri della vicenda. La Fitra ha presentato lo studio di fattibilità della centrale, cosa ne pensa ? «Se mi permette vorrei partire dall'inizio. Lei sa come nasce la centrale in Ferrania? E' una dote, chiamiamola così, che i Commissari danno a chi rileva la Ferrania. Ma a quale titolo? e sotto quale profilo giuridico? E poi perché una centrale? Allo stesso modo potevano inserire una discarica per rifiuti speciali, una cokeria, un inceneritore. Insomma una procedura anomala e non rispettosa delle norme e dei regolamenti regionali». Quali? «Il Piano Energetico Regionale e il Piano Regionale della Qualità dell'Aria, ad esempio». Torniamo al piano di fattibilità... «Il piano di fattibilità è un'altra anomalia, a rigor di logica, un piano di fattibilità deve essere fatto prima dell'Accordo di Programma. In pratica si è firmato un accordo prima di sapere se la centrale si possa fare o no. Non le sembra strano?» E secondo lei si può fare? «Ho visionato con dei tecnici il piano di fattibilità e secondo me non si può fare». E perché no? «Lo studio di fattibilità della centrale elettrica presenta la comparazione tra una centrale a ciclo combinato a metano da 800 Mw e una centrale a carbone da 600 MW e non risulta in alcun modo compatibile sotto il profilo ambientale, in riferimento al quadro programmatico regionale del piano energetico regionale e del piano della qualità dell'aria. E poi per un motivo ancora piu' importante di tutto questo. La Gente di Val Bormida non la vuole». Veramente i sindacati e i Democratici di Sinistra la vogliono... «I Sindacati e le maestranze sono sotto ricatto occupazionale, non possono certo scegliersi la controparte e quindi difendono come possono l'occupazione. I DS hanno sempre difeso l'accordo di programma e la filiera del carbone ma molti loro Sindaci in Val Bormida hanno manifestato dissenso all'ipotesi della centrale. Secondo me, poi, entrambi partono da una prospettiva sbagliata». Qual è? «La famosa dote della centrale ha dato la stura all'equivoco: il business della centrale ha fatto passare in secondo piano il vero problema. Un piano industriale serio che possa traghettare Ferrania fuori dalla crisi. Si è visto con tragica evidenza come l'obiettivo dei manager si sia incentrato quasi esclusivamente sulla centrale e non sul rilancio di Ferrania». E quindi? «Bisogna che cambi il management o si cambi strategia: abbiamo bisogno di un piano vero che rilanci l'azienda, abbiamo perso fin troppo tempo». Perso tempo? «Certo, tutto il dibattito si è incentrato su una centrale che non si può fare e sul piano aziendale non si è andati oltre a chiacchiere da bar o a sogni impossibili». Qualche giorno fa la Conferenza dei Capigruppo dell'Amministrazione Provinciale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che subordina la disponibilità degli enti locali a valutare lo studio di fattibilità ambientale della centrale dopo la presentazione di un piano industriale serio reale e condivisibile. Cosa ne pensa ? «Certo, la Conferenza dei Capigruppo rappresentando i partiti di centro sinistra e di centro destra ha trovato in quel documento un punto di mediazione. Questo è senz'altro apprezzabile e va nella giusta direzione ma ripeto, che cada l'equivoco: o un'azienda sta in piedi con il proprio piano aziendale concentrandosi sul core business o non c'è centrale che la possa salvare. Credo che nessuno voglia trovarsi tra qualche anno con una centrale altamente inquinante e con le maestranze di Ferrania a casa. Quindi togliamo la centrale e cadranno gli equivoci che fino ad oggi hanno portato a delle posizioni ambigue anche all'interno della maggioranza di centro sinistra». Come va a finire ? «Vedo due soluzioni che danno origine a due scenari molto diversi. 1) Il management continua con la sua difesa della centrale e presenta un piano industriale poco credibile: si buttano via risorse, aumenta il conflitto sociale, il centro sinistra si divide tra il dilemma della tutela della salute e posti di lavoro. 2) Si accantona la centrale, il piano industriale è innovativo e presenta soluzioni vere: tutte le risorse pubbliche vanno in un'unica direzione, si unisce il fronte sociale, e tutti impariamo che non c'é lavoro se non é accompagnato dalla salute della gente che lì vive. Faccio notare che nella nuova legge di riforma dei distretti industriali è stato approvato un emendamento dei Verdi che destina in via prioritaria finanziamenti ad attività industriali che facciano ricorso alle energie rinnovabili non esauribili come il vento, il sole, l'acqua». Il secondo scenario e' un sogno…. «No, anzi è l'unica soluzione e poi, se l'Italia gioca la finale ai mondiali di calcio, non possiamo sperare anche noi in un futuro migliore per l'ambiente e per il lavoro della Val Bormida? E comunque, se si dovesse malauguratamente procedere verso la centrale, faccio mie le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Provinciale Franco Delfino, secondo il quale una centrale non si può fare senza il consenso dei cittadini della Val Bormida, e quindi sarà doveroso promuovere tutte le iniziative democratiche e partecipative previste anche dallo Statuto della Provincia, a partire da un referendum popolare per i residenti della Val Bormida». |