TRUCIOLI SAVONESI
spazio
di riflessione per Savona e dintorni
Venghino, siorre e siorri. Anche noi, modestamente, abbiamo un giro panoramico delle bellezze architettoniche savonesi. In pullman gran turismo con aria condizionata. Come dite? Che altri hanno già organizzato giri come questo?
Ah, ma non certo come noi. C’è la guida, sì, certamente. Ma c’è anche una speciale offerta per voi. Ecco: ciascuno prenda il suo kit da viaggio, che comprende due paia di occhiali: infilandoli, vedrete queste meraviglie non come sono, ma come potrebbero essere. Occhiali grigi per vederli secondo progetti, occhiali rosa per come probabilmente non saranno mai. Avviso però che la visione è un po’ confusa, sapete: i progetti variano, e anche le illusioni. E noi abbiamo i nostri limiti.
Prima di imbarcarvi sul torpedone, ammirate la stazione di Savona: progetto dell’architetto Nervi, inaugurata dalle massime autorità negli anni ’60, stupenda, completa di tutto, anche i distributori automatici… Sì, certo, mancavano soltanto i binari. Per quelli si dovette aspettare il ’77, e nel frattempo, l’erba cresceva fra le colonne e le pensiline, il cemento si screpolava. Che cosa romantico-decadente, eh? Pensate che ne parlarono persino i giornali australiani! Attenzione, signori, non pensate di uscire dall’atrio attraverso le porte a vetri! No, no, non vedete le strisce? E’ transennato. Come dice? No, non sono gli occhiali grigi: il baratro oltre le porte c’è davvero. Ma quale pericolo per i viaggiatori… Che stiano attenti, no? Prego, usciamo lateralmente: è più sicuro.
Come potete osservare, la parte inferiore della stazione è stata sventrata. No, non una rimessa. No, neanche un terminal passeggeri, né un parcheggio coperto, né una zona di servizio. Sì, esatto, signora: centri commerciali. Anche le ferrovie, come le poste, devono, come dire, ampliare gli affari. Per il momento c’è la voragine, sì. Procediamo. Ammirate la veduta della piazza.
Signore, tolga subito quegli occhiali rosa, per favore. No, non c’è un ordinato terminal degli autobus, con indicazioni per il centro. Non ci sono alberi e aiuole. Sì, transenne, costruzioni, terreni incolti. Esatto. Un parcheggio sotterraneo, sì. Forse. Qui siamo sotto il livello del fiume, sa. Per fortuna le alluvioni non sono molto frequenti. La statistica ci aiuta. Ah, lei vede un muro di palazzoni? Be’, perché no.
Prego, imbarcatevi sul pullman. Si parte. Sì, attraversiamo il fiume… siamo in via XX Settembre. No, non c’è un edificio al centro del parcheggio. Sì, era bella, la vecchia stazione, che chiudeva idealmente la vista in fondo a via Paleocapa. Volevano farne un museo, sa. Un centro di cultura. Si erano mossi grandi artisti per chiedere di salvarla. No, l’hanno demolita. Il parcheggio, certo. Come, mezzo vuoto? Ma scherza? Vuol togliere alla gente il piacere di parcheggiare gratis in seconda fila? Il tempo è denaro, sa. Però c’è ancora la casetta del dazio: guardi che carina. E’ l’esattoria del parcheggio adesso.
L’edificio sulla destra? Il nuovo palazzo di giustizia. Le piace? Come, una schifezza: non si permetta, sa! E’ incombente? Grigio? Cupo? E come lo vorrebbe, un tribunale? Allegro con i fiorellini in ceramica sull’intonaco come un asilo nido?
No, l’architetto non si chiama Kafka. Quel pannello doveva essere una fontana, ma non funziona. No, quel lato obliquo non è previsto per appendere le forche. Riconosco però che sarebbero intonate.
Il degrado è autentico, non sono gli occhiali. La sporcizia c’è. Le transenne all’angolo? Ah, lavori in corso. E che ne so? Non sono mica onnisciente. So solo che è così da un bel po’ e i pedoni devono fare un percorso a ostacoli. Non vede niente neanche con gli occhiali? Se per questo, neanch’io riesco a capire cosa ne vogliono fare.
No, questo non è il set per un film catastrofico. E’ il vecchio ospedale S.Paolo. Provate con gli occhiali: potete vederlo restaurato, trasformato in edificio di cultura, università, scuola, biblioteca, museo, uffici, con un ampio cortile alberato e un ordinato parcheggio. Oppure sopraelevato, infarcito di vetro e cemento, i cortili coperti da una tettoia trasparente, con centri commerciali e appartamenti di lusso. A scelta.
Come, cosa ce ne facciamo di tutti questi centri commerciali? Non è mica finita qui! Non avete ancora visto l’ex-Astor, e la Metalmetron… I centri commerciali non sono mai abbastanza. Come le case per i ricchi, servono sempre. A qualcuno, almeno.
Sulla destra, la fortezza del Priamar. Lei vede folla, luci, striscioni che annunciano eventi culturali, mostre, manifestazioni, fiere, festival? Sì certo, ci sono stati. E non è che non ci siano ancora. E’ che… vede… avere uno spazio così, con le possibilità culturali, turistiche e di spettacolo che offre, e usarlo come lo usiamo noi… E’ un po’ come avere lo yacht e navigare nella vasca da bagno, ecco.
Come? Lei vede invece cartelloni pubblicitari giganti di ditte varie che reclamizzano manifestazioni ed esposizioni commerciali? Può essere, certo. Può essere. Sa, se sponsorizzano i privati… che ci vuol fare. Mica tutti c’hanno la sensibilità culturale, suvvia. Si prende quel che c’è. Tanto il pubblico non capisce la differenza.
Quel palazzo bianco è il terminal crociere. Sì, non brutto. Quello accanto alto alto in costruzione? C’è davvero, non sono gli occhiali. Come, troppo grosso rispetto ai palazzi vicini… sono aree pregiate, che si aspettava? Una palazzina da niente? Pensi, gliene racconto una: prima lì ci stava un silos per auto, più piccolo, tutti si lamentavano di quanto era brutto e stonava con l’ambiente e non serviva a niente. Un bel giorno finalmente l’hanno demolito, tutti contenti… e ci hanno piazzato il palazzone! Ah, ah! Come, non la fa ridere? Sapesse come ridono quelli dei palazzi vicini con le crepe sui muri!
Ora torniamo indietro. No, non insista, non si guardi troppo intorno, le dico che il giro non prosegue. Vede palazzi, torri, grattacieli, barche, barchette e barconi, muraglioni di cemento da tutte le parti? Ecco, cosa le dicevo? Meglio lasciar perdere, una visione del genere potrebbe causare delirio e perdita di contatto con la realtà. Sì, sono progetti veri. Solo progetti, per ora. Ma non si può fermare il progresso della città, dicono. Difatti, guardi, con gli occhiali rosa non si vede più niente. Niente più scogli, promontori, niente. Al massimo uno spazio accanto al Priamar. Ma è tutto sfocato.
Torniamo indietro sul lungomare, è più tranquillo. Le macerie? Il cumulo di calcinacci? La piscina che dovrebbe essere coperta. Quel buco enorme? C’era una pista di pattinaggio. Come finirà? Non lo so. Gli occhiali rosa non arrivano all’anno 3000.
Sì, quella era una vecchia centrale elettrica. Bello lo stile, eh? Sì, è contornata di palazzi in costruzione. Lei vede i palazzi finiti e la centrale semidiroccata, e niente verde, e auto dappertutto? Dev’esserci un difetto negli occhiali, non so che dirle.
Ammirate ora il lungomare delle Fornaci. Le ciminiere in fondo? La centrale di Vado Ligure, non è nella nostra giurisdizione.
La striscia di polvere di carbone sul bagnasciuga sì, però. Quella è tutta nostra.
Lei vede palazzi, palazzi, palazzi, ancora palazzi sul mare? Guardi, non so che dirle. Provi con gli altri occhiali, vedrà una lunga passeggiata, e poche costruzioni basse, e tutto un giardino.
Sì, come in quella stupenda villa liberty. Villa Zanelli. Anche quella cade a pezzi, sì, certo. E che si aspettava? Pensi, guardi, non ne sono sicura, perché è come una leggenda, me l’ha tramandata mio padre… ma si diceva che, subito dopo la guerra, il piano regolatore non prevedesse nuove costruzioni su tutto il lungomare fino a Zinola.
Cosa ci fanno tutti quei palazzoni, allora? Ah, non lo so, le dico, è solo una leggenda, magari non è vero niente. E poi, cosa vuole che sia un piano regolatore: piano che va, piano che viene…Chi ha detto punta Perotti? Ho sentito, sa!
Sì, il giro è finito, grazie per l’attenzione. Come sarebbe, vede un cartello che dice: benvenuti a Savona, città delle idee…immobiliari? Si tolga subito gli occhiali, anzi, restituitemeli tutti: non vi avevo avvertito che indossarli a lungo causa pericolosi effetti collaterali?
Qualcosa come… non so… un senso di profonda depressione.
Nonna Abelarda