TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

ROSSANDA DUE

                      Ne avevo già detto,ma le vicende del premio Strega costringono a una “coda” sul libro di memorie della bella signora bianca in testa e rossa in cuore ed in mente,un bellissimo prodotto culturale della Milano dell’Università di Banfi,Anceschi,Paci e di “Corrente”,della Milano partigiana che seppe muoversi al tempo dei grandi rischi e liberarsi da sola.

                      Un velenoso articolo de “Il foglio”,evidentemente mosso dalla gelosia dell’ex (Ferrara) per chi è comunque rimasto in campo amico e dalla stizzetta,forse,di non vedere tra gli assunti in Parnaso il proprio romanziere nero Buttafuoco,articolo lungo e cattivo (Rossanda supervalutata solo perché bella,eccessivamente presente in cronaca culturalpolitica e perché tratta con mano leggera ed elegante eventi gravi di cui non vuol pagare colpe;Rossanda isolata dagli stessi compagni de “Il manifesto” che poco la pubblicano) accusava la Rossanda di non aver difeso Pasternak ed il suo romanzo allorché divennero un pesantissimo caso politico in tempi di “guerra fredda”.

                      E’ vero che l’autrice si esprime in tono poco entusiastico sul merito letterario de “Il dottor Zivago”,a cui accadde di essere sottratto a Pasternak forse quando aveva ancora bisogno di una energica rifinitura,di finire come “caso” politico e,infine,di essere tradotto in un film-valzer più che davvero letto. E’ padrona di farlo,di pensare come vuole la letteratura e non per questo è colpevole di persecuzione.

                     Ma è bastata,a quanto pare,questa canea per retrocedere la Rossanda nelle misteriose votazioni dei misteriosi giudici di un premio che più misterioso non si può e che pare sempre decidersi non certo per i meriti letterari (i nostri migliori scrittori vi sono sempre mancati:due nomi per tutti,Fenoglio e Biamonti). Ma c’è di che consolarsi:anche il neovincitore Veronesi respira,pare,a sinistra e c’è di che contar quattro vittorie per Prodi.

                     Errore è dar importanza ai “premi” che sono soltanto motori truccati di vendita. Errore è scendere in un campo dove baloccano i Camilleri e i codici da Vinci con storie vere e serie.

                     Meglio la sobrietà con cui sono stati trattati altri due importanti libri di memorie politiche,quello del Presidente Napolitano e quello,sotto forma di intervista, a Pietro Ingrao.Spero che la stessa elegante sorte spetti alla neouscita biografia di Alessandro Galante Garrone e a quella della non dimenticata Tina Anselmi. Da questi libri vogliamo apprendere e chiarire a noi stessi i valori multipli e fondanti del nostro esser uomini di parte sì,ma mai faziosi: la moderazione razionale che comprende le istanze non sue,vi dialoga senza transigere,ma senza scomunicare,la ricchezza dell’apporto del pensiero azionista,travolto dalle mène politiche,ma indispensabile rigore morale per una classe di governo,la coraggiosa scelta partigiana,cristiana e politica perseguita per decenni in Parlamento e da Ministro dell’Anselmi e via dicendo.

                      Esca presto in libro della Rossanda dalle bancarelle e si annidi tra i (pochi) lettori non da ombrellone.Ne vengano altri,di libri,che rompano quello che è stato chiamato “il silenzio dei comunisti” e che ci chiariscano,chiariscano a se stessi come fu possibile incantarsi sulle condizioni dell’Urss,non capire per nulla l’Ungheria del ’56 e,poco,la Cecoslovacchia del ’68,abbaiare all’”anticomunismo” ogni volta che si cercava di “vedere”,come a  poker,la verità del gioco (guarda sorte:oggi si abbaia a “comunismo!”).

                      Nel ninfeo di Villa Giulia,sotto un sacrosanto temporale,la Rossanda e la storia della sinistra avevano davvero poco senso.Meglio star fuori, e se proprio vogliamo parlare di Pasternak senza più politico agrume,torniamo a leggerlo (non solo il valzer di Lara),a leggere quella splendida letteratura (Bulgakov,Achmatova etc etc..) che fiorì nella neonata Urss del secolo scorso. Ma senza schermi mediocri e fuorvianti,come le polemichette di luglio.

                                                                                Sergio Giuliani