MARGONARA INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL PORTO
«Una costa degradata comunque da risanare» LA STAMPA
 
A proposito del progetto del porto turistico della Margonara, innanzitutto ritengo che le associazioni ambientaliste svolgano la loro funzione nel momento in cui mettono in discussione progetti che riguardano porzioni vaste di territorio, e quindi l’atteggiamento è di considerazione e di ascolto delle ragioni che vengono portate avanti. Mi pare però di poter dire che nessuna di queste associazioni abbia mai chiesto un incontro per approfondire e discutere questi temi e quindi non riesco a rendermi conto se abbiano una piena conoscenza del Piano Regolatore Portuale, delle osservazioni e degli iter cui è stato oggetto.
Naturalmente non c’è nessun cambiamento nelle linee del Piano Regolatore Portuale che prevedono, tra l’altro, una struttura turistica di quel tipo in quella zona. E credo che la soluzione proposta dall’architetto Massimiliano Fuksas tenga conto con genialità, non solo degli aspetti formali delle prescrizioni di Piano, ma soprattutto della sostanza delle indicazioni scaturite nelle varie sedi di approvazione. Quello che capisco meno è come da parte di tali associazioni non venga contestualmente avanzata la proposta di un forte risanamento ambientale di un’area le cui condizioni di degrado sono palesi e davanti agli occhi di tutti: non stiamo infatti parlando di un tratto di costa naturale ma di una zona fortemente antropizzata.
Mi sforzerei di capire meglio il no a Fuksas se questo fosse accompagnato dalla proposta di un radicale intervento di pulizia di tutta l’area, con la realizzazione di spazi verdi a fruimento del pubblico e non di spiagge con il cartello «privato» e dalla forte richiesta del contestuale allontanamento di tutte quelle baracche e strutture di vario genere che da decenni insistono sulla zona. Mi pare che una posizione di principio, che potrebbe essere anche giustificata se fossimo in presenza ripeto di una costa naturale, si traduca in pratica, e mi auguro che questa non sia la ragione di fondo per qualcuno, nel sostegno e nella salvaguardia di una situazione di fortissimo degrado ma anche di privilegi, in cui baracche da pesca trasformate in piccoli alloggi passano di mano nascostamente a valori di mercato paragonabili a quelli dei tanto vituperati palazzi, e nella difesa della pesca professionale nel tratto di costa da salvaguardare.
È dovere quindi dell’Autorità Portuale procedere sulla linea tracciata dal Piano Regolatore Portuale e quindi dovranno essere i due Comuni interessati ad indicare come intendano, e se intendano, proseguire la partita, valutando anche l’opportunità di una forte opera preventiva di pulizia che potrebbe partire alla scadenza dei rinnovi demaniali dal prossimo novembre.
Le recenti elezioni comunali a Savona mi pare abbiano poi dimostrato che la stragrande maggioranza dei cittadini vuole continuare sulla strada dello sviluppo e non su quella della demonizzazione dello stesso.
RINO CANAVESE,
presidente

dell’Autorità Portuale