L' ARIA CHE RESPIRIAMO

                                                               di Aldo Pastore      versione stampabile

L' odierna stampa locale ha riportato alcuni dati dell' ARPAL, relativi alle condizioni dell' atmosfera nella città di Savona, verificatesi durante complessivi 330 giorni dell'anno solare 2005.

I dati pubblicati appaiono incompleti, perchè fanno riferimento unicamente alle cosiddette" polveri sottili"; va dato preliminarmente atto ai tecnici dell' ARPAL di aver compiuto un lavoro serio e rigoroso, ma sarebbe stato utile, per tutti i cittadini, pubblicare e, quindi, conoscere anche i dati relativi alla concentrazione, nell' atmosfera, del biossido di carbonio, degli altri gas-traccia e dei residui di metalli eventualmente presenti.

I dati riferiti parlano di un superamento del limite giornaliero delle " polveri sottili" (50 microgrammi a metro cubo) soltanto in 53 dei 330 giorni presi in esame.

Possiamo fornire interpretazioni di diversa natura a questo dato, ma, al fine di poter giungere alla comprensione dell' essenza del problema, occorre svolgere alcune considerazioni preliminari sulla natura e sulle origini di queste polveri.

Secondo le più aggiornate vedute scientifiche, si definiscono nanoparticelle ( o polveri sottili) quei composti ( di natura inorganica o organica) aventi dimensioni microscopiche ( oscillanti da 0,1 micron e cioè un diecimilionesimo di metro cubo sino ad un diametro di 0,01 micron), i quali rimangono sospesi nell' atmosfera per un tempo indefinito.

Esistono quattro tipologie di nanoparticelle:

- quelle di origine naturale, derivanti, cioè, da fenomeni ambientali ( incendi, eruzioni vulcaniche, etc...);

- quelle derivanti da attività umane quotidiane ( utilizzo di combustibili per auto e moto o per impianti di riscaldamento);

- quelle prodotte tecnologicamente per utilizzi specifici ( manipolazione di elementi di dimensioni infinitesimali);

- quelle derivate da alimenti trattati con criteri industriali, lungo tutta la catena  alimentare.

Come agiscono le nanoparticelle?

Quando noi le respiriamo, esse passano dai polmoni al sangue ed, in sessanta minuti, arrivano al fegato e, potenzialmente, in qualunque altro organo o tessuto del nostro corpo. Trattandosi di materiali non biodegradabili  e non biocompatibili, entrano nel nostro corpo e qui restano ed incominciano ad esplicare la loro azione nefasta.

La Dottoressa Antonietta Gatti  ( Università di Modena e Reggio Emilia) da anni studia questi minuscoli intrusi e cerca di interpretare le loro modalità d' azione; cito direttamente le sue parole:

"Il nostro lavoro prende in considerazione i meccanismi di interazione delle nanoparticelle con le cellule e tende  a verificare cosa succede quando queste arrivano nel nucleo della cellula, a contatto col DNA.

In presenza  di questi minuscoli corpi estranei, durante  la duplicazione delle cellule, si possono originare danni come microrotture e traslocazioni, che inducono le cellule " figlie" a proliferare secondo regole diverse da quelle sane e le sopraffanno."

In un linguaggio molto semplicistico, questo sovvertimento cellulare significa NASCITA DI TUMORI.

L' indagine scientifica assume, oggi, un' importanza enorme, oltre che sotto il profilo puramente accademico, anche per avviare un' opera di prevenzione, da mettere urgentemente in atto.

Infatti, il quesito che va doverosamente fatto ai tecnici dell' ARPAL è quello di sapere se essi hanno preso in considerazione soltanto le "polveri sottili" definite PM10 ( le sole monitorate per legge dalle Agenzie  di controllo sulla qualità  dell'aria) o anche le microparticelle dalle dimensioni nettamente inferiori  a queste, che si trovano nella nostra atmosfera e ne condizionano, in maniera decisiva, la sua bio-sostenibilità.

Ecco perchè i dati riportati dalla stampa locale non sono credibili e, tanto meno, rassicuranti.

A tutto questo, occorre aggiungere il fatto ( poc' anzi da me ricordato) che non sono stati resi noti dati recenti sulle concentrazioni, nell' atmosfera della nostra città, del biossido di carbonio, degli altri gas-traccia e dei residui di metalli, eventualmente presenti.

Ma, se noi facciamo riferimento ai dati nazionali, notiamo, con grande preoccupazione, che, nel 2005, l' Italia ha raggiunto quota 215,4 milioni di tonnellate di biossido di carbonio emessi, contro i 207,5 milioni, inizialmente previsti.

Rispetto all'obiettivo assegnato  all' Italia dal Protocollo di Kyoto ( ovvero: riduzione delle emissioni nella percentuale del 6,5 % rispetto ai livelli del 1990) non soltanto non abbiamo rispettato gli impegni, ma, addirittura, abbiamo aumentato le emissioni del 13%, per cui siamo " in rosso" per più del 19%.

Questo comportamento, eticamente  e politicamente inconcepibile, contrasta, tra l'altro, con la saggia scelta operata, in proposito, dall' intera Unione Europea ( calo di 44 milioni di tonnellate) e dalla Repubblica  Federale Tedesca, in particolare, la quale ha avviato e sta realizzando un impegnativo programma di riduzione nelle emissioni di biossido di carbonio, associato alla fuoriuscita dall' attuale nucleare, giudicato tecnologicamente superato.

Termino rivolgendo due domande ai nostri cortesissimi  lettori :

1) Quanto questa  miope strategia  viene ad incidere sul benessere fisico e, quindi, sulla condizione esistenziale dei nostri cittadini?

2) Quanto queste scelte vengono negativamente ad incidere sulla spesa sanitaria nazionale?

La risposta mi sembra ovvia  e questa risposta corrisponde all' equazione:
PREVENZIONE= RISPARMIO

29 giugno 2006     ALDO PASTORE