Prima giunta nel salone del Santuario scena muta sull'Ave Maria del vescovo
Alla benedizione di Calcagno "cantano" solo Berruti e Tuvè. Di Tullio immobile, Costantino sbaglia la croce IL SECOLOXIX
 
Pronti via e la giunta Berruti va subito in affanno. Motivo? L'Ave Maria. Ieri mattina il vescovo Domenico Calcagno ha avuto la bella idea di benedire tutti quanti e suggerire una preghiera alla Madonna. Un mezzo flop. Quasi tutti gli assessori hanno preferito il silenzio per . A "cantare" nel salone del Santuario erano essenzialmente in due: Berruti e Tuvè. Molto sottovoce hanno seguito Caviglia e Lirosi. Tutti gli altri a guardare, con Di Tullio che non ha neppure accennato un segno della croce. Crisi diplomatica col Vaticano? Macché. «Va bene così», ha detto il vescovo. E meno male non si è accorto della croce improponibile che in quel momento stava facendo il gigante di Rifondazione Yorg Costantino: ma in che verso era?
La benedizione è stato l'atto finale della prima giunta che l'amministrazione Berruti ha fatto a Santuario per mandare un messaggio ai quartieri: fate parte del Comune. «Potremmo farne altre in giro per la città», ha poi proposto il sindaco. Oltre agli otto della sua squadra più il segretario comunale c'erano appunto il vescovo Calcagno, la presidentessa delle Opere Sociali Donatella Ramello e una ventina di residenti «onorati». Non mancava la focaccia né il vino. E per fortuna c'erano pure i tavolini che la Locanda del Santuario ha prestato in zona Cesarini perché altrimenti addio giunta. Inconvenienti che capitano.
Nel merito, si è parlato di tutto e di più. Il sindaco ha donato una copia del programma a tutti gli assessori. «Così lo rileggono bene» ha spiegato. Quindi le linee programmatiche: pulizia della città, iniziative per il commercio e il turismo, sviluppo dell'Università e città delle idee. Ma anche di organizzazione del lavoro: giunta ogni martedì, consigli comunali di pomeriggio. E in generale di strategie: «Dobbiamo aggredire i problemi - ha detto Berruti - solo così possiamo accompagnare lo sviluppo di Savona».
Dal palazzo delle Azzarie è uscita anche un'ideale numerazione delle maglie. E che l'ex segretario Cgil Livio Di Tullio vesta il numero dieci ci sono pochi dubbi adesso. Oltre ai lavori pubblici ha infatti la delega alla "qualità urbana" che lo investe un po' di tutte le speranze dell'Amministrazione. «Sarà Di Tullio a pianificare il miglioramento del decoro urbano - ha chiarito Berruti - La presidenza dell'Ata spetterà a Ferro che si occuperà di management, ma sarà Di Tullio, col direttore dell'azienda, a decidere gli interventi». Come dire: avanti lui.
L'altra priorità sono i parcheggi. E su questo il primo cittadino ha le idee chiare ma anche fresche dopo che lunedì ha trovato il park sotto casa, davanti al Priamar (quello ancora gratis), riservato ad un convegno sulla fortezza. «Ma scherziamo? - racconta - non dovrà più succedere che di lunedì, giorno caotico, si toglie un parcheggio alla città. Ho già chiamato il comandante dei vigili per farmi preparare un'ordinanza che impedisca queste assurdità».
Dario Freccero
Partenza in salita
 
L'avventura è iniziata con tanto di benedizione del vescovo. Da ieri Savona è entrata ufficialmente nell'era di Federico Berruti. Su due cose il nuovo sindaco è stato di parola: ha fatto la giunta nei venti giorni di tempo che si era preso dopo l'elezione; ha impresso una brusca accelerata alla macchina comunale. Lavoro ed efficienza. Subito le pratiche più spinose sul tappeto, dall'Ata ai parcheggi.
Anche un modo per esorcizzare i problemi che inaspettatamente hanno caratterizzato i suoi primi giorni di mandato. Difficoltà legate soprattutto alla sua scarsa esperienza politica. Così ha incrinato il rapporto con una parte dei partiti della coalizione che lo ha accompagnato nella trionfale cavalcata elettorale; è entrato in rotta di collisione con il presidente della Provincia, non gode di buona stima nei vertici della Regione.
E al di là delle dichiarazioni ufficiali, neppure in casa le cose gli vanno poi molto meglio. Franco Lirosi non è soddisfatto delle deleghe, Luca Martino si aspettava maggiore considerazione. Sin dalle prime battute si capisce che il nuovo sindaco punterà molto sui nomi che faceva già in campagna elettorale: Livio Di Tullio, assessore ai lavori pubblici, e Giovanni Ferro, city manager.
Con il rischio, però, di creare invidie e tensioni all'interno dell'esecutivo.
Insomma, l'era di Federico Berruti è iniziata in salita nonostante il sessanta per cento dei savonesi gli abbia dato fiducia. Ed è già tempo di ricucire i primi strappi.
r. sang.


21/06/2006
«Bisogna risparmiare, meno commissioni»
il leit motiv
 
Risparmiare, risparmiare, risparmiare. E' l'interpretazione savonese del sindaco Berruti al "borelliano" resistere-resistere-resistere. Federico Berruti è quasi ossessionato dal problema di risparmiare soldi comunali e far quadrare i conti. Non c'è discorso e ragionamento sul futuro che non parta da questo. «Il problema è che dobbiamo risparmiare al massimo e valorizzare ogni euro speso - ha ripetuto anche ieri - Tolti i soldi di gestione della macchina comunale, tutte le altre spese sono in discussione e le passerò al setaccio. Non parlo solo delle grandi opere ma soprattutto della gestione quotidiana. Per esempio sto studiando come contenere i costi di consiglio comunale e comissioni. Per esempio i consigli si potrebbero fare al pomeriggio (il primo, martedì prossimo, è convocato per le 15) per evitare i costi degli straordinari dei dipendenti, oltre che per affrontare le discussioni in modo più lucido. Come si fa a decidere cose importanti a mezzanotte? Uguale il discorso per le commissioni. Se ne fanno troppe e sono troppo dispendiose. E sarebbe utile, invece del gettone, pensare ad un forfait mensile per i partecipanti. Purtroppo su questo punto non abbiamo molto potere, ma così, a livello ideale, non fa male studiare come ridurre i costi».
«La politica del bilancio sarà delicatissima - prosegue - farò subito una cernita delle risorse indispensabili e metterò sotto la lente tutte le altre. Deve cambiare la mentalità: meno spese, meno soldi gettati al vento, una politica di pianificazione sempre con un occhio al portafoglio. A questo proposito saremo attenti alle iniziative dei privati. Concettualmente sono a favore degli investimenti privati ma quando portano anche un tornaconto al pubblico. Per questo voglio iniziare subito un dialogo con i grossi imprenditori che stanno operando in città per mandargli un messaggio. Credo che, al di la degli oneri previsti dalla legge, certi interventi su Savona necessitino di un maggiore tornaconto per la comunità. Mi riferisco in particolare allo sport e alla cultura, settori in cui un contributo da parte dei privati potrebbe essere prezioso e graditissimo. Finora questa sinergia è un po' mancata. Vorrei cambiasse la situazione e la mentalità».
D. Frec.


21/06/2006