Pronti via e la giunta Berruti va subito in affanno. Motivo?
L'Ave Maria. Ieri mattina il vescovo Domenico Calcagno ha
avuto la bella idea di benedire tutti quanti e suggerire una
preghiera alla Madonna. Un mezzo flop. Quasi tutti gli
assessori hanno preferito il silenzio per . A "cantare" nel
salone del Santuario erano essenzialmente in due: Berruti e
Tuvè. Molto sottovoce hanno seguito Caviglia e Lirosi. Tutti
gli altri a guardare, con Di Tullio che non ha neppure
accennato un segno della croce. Crisi diplomatica col
Vaticano? Macché. «Va bene così», ha detto il vescovo. E
meno male non si è accorto della croce improponibile che in
quel momento stava facendo il gigante di Rifondazione Yorg
Costantino: ma in che verso era?
La benedizione è stato l'atto finale della prima giunta che
l'amministrazione Berruti ha fatto a Santuario per mandare
un messaggio ai quartieri: fate parte del Comune. «Potremmo
farne altre in giro per la città», ha poi proposto il
sindaco. Oltre agli otto della sua squadra più il segretario
comunale c'erano appunto il vescovo Calcagno, la
presidentessa delle Opere Sociali Donatella Ramello e una
ventina di residenti «onorati». Non mancava la focaccia né
il vino. E per fortuna c'erano pure i tavolini che la
Locanda del Santuario ha prestato in zona Cesarini perché
altrimenti addio giunta. Inconvenienti che capitano.
Nel merito, si è parlato di tutto e di più. Il sindaco ha
donato una copia del programma a tutti gli assessori. «Così
lo rileggono bene» ha spiegato. Quindi le linee
programmatiche: pulizia della città, iniziative per il
commercio e il turismo, sviluppo dell'Università e città
delle idee. Ma anche di organizzazione del lavoro: giunta
ogni martedì, consigli comunali di pomeriggio. E in generale
di strategie: «Dobbiamo aggredire i problemi - ha detto
Berruti - solo così possiamo accompagnare lo sviluppo di
Savona».
Dal palazzo delle Azzarie è uscita anche un'ideale
numerazione delle maglie. E che l'ex segretario Cgil Livio
Di Tullio vesta il numero dieci ci sono pochi dubbi adesso.
Oltre ai lavori pubblici ha infatti la delega alla "qualità
urbana" che lo investe un po' di tutte le speranze
dell'Amministrazione. «Sarà Di Tullio a pianificare il
miglioramento del decoro urbano - ha chiarito Berruti - La
presidenza dell'Ata spetterà a Ferro che si occuperà di
management, ma sarà Di Tullio, col direttore dell'azienda, a
decidere gli interventi». Come dire: avanti lui.
L'altra priorità sono i parcheggi. E su questo il primo
cittadino ha le idee chiare ma anche fresche dopo che lunedì
ha trovato il park sotto casa, davanti al Priamar (quello
ancora gratis), riservato ad un convegno sulla fortezza. «Ma
scherziamo? - racconta - non dovrà più succedere che di
lunedì, giorno caotico, si toglie un parcheggio alla città.
Ho già chiamato il comandante dei vigili per farmi preparare
un'ordinanza che impedisca queste assurdità».
Dario Freccero
Partenza in salita |
|
L'avventura è iniziata con tanto di
benedizione del vescovo. Da ieri Savona
è entrata ufficialmente nell'era di
Federico Berruti. Su due cose il nuovo
sindaco è stato di parola: ha fatto la
giunta nei venti giorni di tempo che si
era preso dopo l'elezione; ha impresso
una brusca accelerata alla macchina
comunale. Lavoro ed efficienza. Subito
le pratiche più spinose sul tappeto,
dall'Ata ai parcheggi.
Anche un modo per esorcizzare i problemi
che inaspettatamente hanno
caratterizzato i suoi primi giorni di
mandato. Difficoltà legate soprattutto
alla sua scarsa esperienza politica.
Così ha incrinato il rapporto con una
parte dei partiti della coalizione che
lo ha accompagnato nella trionfale
cavalcata elettorale; è entrato in rotta
di collisione con il presidente della
Provincia, non gode di buona stima nei
vertici della Regione.
E al di là delle dichiarazioni
ufficiali, neppure in casa le cose gli
vanno poi molto meglio. Franco Lirosi
non è soddisfatto delle deleghe, Luca
Martino si aspettava maggiore
considerazione. Sin dalle prime battute
si capisce che il nuovo sindaco punterà
molto sui nomi che faceva già in
campagna elettorale: Livio Di Tullio,
assessore ai lavori pubblici, e Giovanni
Ferro, city manager.
Con il rischio, però, di creare invidie
e tensioni all'interno dell'esecutivo.
Insomma, l'era di Federico Berruti è
iniziata in salita nonostante il
sessanta per cento dei savonesi gli
abbia dato fiducia. Ed è già tempo di
ricucire i primi strappi.
r. sang.
21/06/2006
|
|