TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

"La rinascita del Parlamento Dalla Liberazione alla Costituzione"

A Palazzo San Giorgio a Genova, dal 2 giugno al 2 luglio, è allestita una mostra di documenti, non soltanto locali, su un periodo del nostro passato prossimo ancora tutto da riordinare, da capire e da insegnare, perché si tratta della gettata delle fondamenta del nostro vivere democratico.

La mostra non è un "evento" pittorico, come ormai si usa persino nei paeselli; non uno striscione, a Genova; non chiasso dei massmedia, pochi e dosati, perché costosi, i manifesti.

Pochi e riposanti i visitatori, senza strider di "guide" plebee. A volume discreto scorrono i cinegiornali dell'epoca, con un Andreotti "ragazzino", un giovanissimo Moro e tanti, tanti che non ci sono più e che fecero, tra discussioni e difficoltà d'ogni genere, quell'Italia piena di macerie reali e morali, quell'Italia né sconfitta né vincitrice per intero, ma "cobelligerante" dal settembre '43 alla conclusione delle ostilità.

C' è un album per le impressioni. Io ho scritto qualcosa come "ho dei ricordi nettissimi, sia pur di bambino e ringrazio per la mèsse di documenti esposti."

Non sapevo che Luigi Einaudi votò, al referendum, per la monarchia e motivò la scelta con un articolo saggio ed esperto; non sapevo che Enrico De Nicola fu l'inventore giuridico dell'istituto luogotenenziale per cui Vittorio Emanuele III delegò i poteri al figlio, ma non abdicò, sostenuto, in tale procedura, dai sospettosi occupanti angloamericani.

Fra le foto dei "costituenti" c' è un signor Ferrari, del Pci e mi è tornato alla mente un episodio che ho chiarissimo. I miei mi dicono che, in casa, verrà un signore che starà nella mia camera, si farà pochissimo vedere ed io non devo dire assolutamente nulla a nessuno. Anzi, se mi sarà chiesto, dovrò dire che dormo nel mio letto e che in casa non c'è nessun estraneo.

Lo dice anche Manzoni quando parla della bimba Bettina la mattina del rinviato matrimonio di Renzo e di Lucia: un bambino prende un "segreto" per un punto d'onore e lo mantiene davvero, sentendosi "grande".

Non sbirciai nemmeno un poco in camera mia. Il signore presto se ne andò, dopo giorni, e non se ne parlò più fino a dopo la Liberazione. Fu mia madre che, aprendo il giornale, lesse che "Ferrari" era stato nominato Ministro dei Trasporti e disse a mio padre " Adesso vai a Roma e gli parli della tua situazione; lui la risolverà."

La "situazione" era che mio padre, non iscritto al fascio, non poteva partecipare ai concorsi per macchinista e restava "fuochista" (così si chiamava allora l' aiuto-macchinista), con compiti e salario nettamente subordinati rispetto ai colleghi tesserati, lui che insisteva a mandare al Liceo la figlia grande, come avrebbe fatto con me (ma i tempi erano già migliori). Mia madre era costretta a lesinare, soprattutto a lesinarsi, su tutto, fra la fastidiosa commiserazione delle più fortunate e meglio remunerate mogli di ferrovieri spesso imboscati sul treno armato, a paga speciale.

A sentire il Fini dell'ultima puntata di "Ballarò", è prassi normale e diffusissima che i politici ricevano e raccomandino; fortuna che Fassino, con una punta di esitazione, ha chiarito: "purchè non si danneggino altri aventi diritto." Io avrei voluto più determinazione nel negare un sistema davvero "romano" e non soltanto.

Non ci pensò nemmeno, mio padre, ad andare a Roma. Continuò ad interessarsi attivamente di politica e di sindacato ed era certo che solo con azioni politiche oneste, chiare e collettive e non col battere a porte, si risolvono le storture.

La politica deve essere soprattutto questo e va di continuo sorvegliata dai cittadini che se ne fanno esperti (quante ore passate a leggere "L'Unità") da cima a fondo ed a chiedere a mia sorella di tradurgli le citazioni latine continue di Togliatti o i riferimenti a personaggi storici; quante serate a sfogliare l' enciclopedia Pomba, comprata a fascicoli e tenuta (ancora adesso da me) con un rispetto oracolare.

Chi aveva ragione? Lui o mia madre, giustamente stanca di andare a piedi quasi ogni giorno al mercato e di salire con grandi borse i sei piani della nostra casa?

Mah! Io, adesso, con loro come icone guida, ho di che prendermela col lassismo romano alla Fini e non solo con lui. Non è questa la strada sana della democrazia; così si corrompe e tutti, soprattutto quelli che insistono che non se ne può fare a meno se non si vogliono perdere voti, sono colpevoli di trascuratezza, di portaborsismo, di comportamenti scivolosi come saponette bagnate. Non ci debbono essere "aiuti", ma chiarimenti continui di situazioni da affrontare alacremente ed alla luce della ragione.

Grazie a chi ha voluto la Mostra genovese e ci ha lanciato l' unico monito oggi urgente: "Torniamo alla Costituzione!" Non c'è un granello di polvere su quei coraggiosi, chiari documenti esposti e poco pubblicizzati.

A proposito: mio padre ebbe la nomina a macchinista addirittura in anni postcostituenti: si procedeva e si procede lentamente. Solo negli ultimi anni dei suoi 42 di servizio potè portare il berretto "a quattro bordi" che ancora conservo:

Ovvio.

Sergio Giuliani