Quaderni di Storia versione stampabile
SOCIETA' OPERAIA CATTOLICA N.S. DI
MISERICORDIA
(prima parte)
Giordano Siccardi
PRESENTAZIONE
Questi quaderni della Società Operaia Cattolica "N.S. di
Misericordia" di Savona non possono che essere accolti con un augurio
entusiasta, perché davvero potrebbero costituire l'inizio di un sistematico
scavo storico sul Movimento Cattolico a Savona. Non molto in questo senso si è
fatto.
Manca a Savona un vero centro, atto a raccogliere quella documentazione di fine
Ottocento ed inizio Novecento ancora oggi in gran parte dispersa.
La Società Operaia Cattolica, che come scopo precipuo ha
quello di mantenere
vivo il richiamo al pensiero sociale cristiano, costituisce di diritto
la sede più appropriata per custodire la documentazione
del Movimento Cattolico savonese, quale testimonianza di quel meraviglioso
risveglio di energie, capace di adeguarsi al progresso della storia, in una
perenne fedeltà alla Chiesa. L'iniziativa dei Quaderni di Storia è quindi in
netta consonanza con gli ideali fondanti della Società Operaia.
Sac. Giovanni Farris
INTRODUZIONE
Quando la scorsa estate mi è stato proposto di
effettuare uno studio sulla Società
Operaia Cattolica N. S. di Misericordia,
mi sono accinto con entusiasmo a svolgere
il compito assegnatomi,
effettuando subito un sopralluogo nell'archivio storico.
Grande è stata la mia sorpresa quando mi sono reso conto
della grande mole e
ricchezza dei documenti qui contenuti e
anche delle enormi
possibilità di studio che essi offrivano.
È stata necessaria,
quindi, una scelta limitando l'analisi dei documenti al primo Statuto, ai
verbali delle Assemblee dei soci e
dei Consigli direttivi a
partire dalla fondazione della Società.
Il presente lavoro
rappresenta il resoconto delle notizie raccolte e il
tentativo di ricostruire,
sulla base dei documenti considerati, la nascita
della Società nel contesto
storico italiano e savonese della fine del 1800.
Alcuni di questi
documenti sono riportati integralmente nell'appendice.
Naturalmente solo una
minima parte dei documenti disponibili
è stata utilizzata; è auspicabile che
gradualmente
tutti vengano studiati e siano occasione di altri lavori.
Colgo qui l'occasione
per ringraziare il prof. Enzo Sabatini, presidente della Società, per la fiducia
accordatami, le studentesse del Liceo Scientifico "O. Grassi" Rossella Di Legami
e Elena Nicora
che mi hanno aiutato nell'analisi dei
documenti per la pazienza, la
precisione, la voglia di
imparare dimostrate e mia madre,
Rosanna Lavagna, per i suoi
consigli di insegnante di storia.
Giordano
Siccardi
LO SVILUPPO ECONOMICO DELL'ITALIA POST-UNITARIA
Il grande decollo industriale dell'Italia ebbe inizio negli ultimi anni del 1800, ma già a partire dagli anni 70 si possono riscontrare nell'economia italiana novità ed elementi di evoluzione come la nascita di alcuni complessi industriali e lo sviluppo della rete stradale e ferroviaria. Tale processo si concentrò essenzialmente al Nord, in particolare in Piemonte, Lombardia e Liguria (il cosiddetto triangolo industriale) che già godevano di un'agricoltura più progredita e dei vantaggi della vicinanza con paesi europei già industrializzati. Le tre città capoluogo, Milano, Torino, Genova, acquisirono, così, la fisionomia di moderni centri urbani in grado di fare da punto di riferimento e di base per l'industrializzazione delle rispettive zone.LA QUESTIONE SOCIALE
La nascita dell'industria ebbe come conseguenza il sorgere di una questione sociale di tipo operaio che venne ad affiancarsi a quella contadina legata alle condizioni di estrema arretratezza dell'agricoltura italiana. Rispetto ai paesi europei più sviluppati, l'Italia scontava una situazione di pesante arretratezza economica e sociale ed il proletariato industriale era perciò molto esiguo, mentre l'agricoltura e la manifattura artigiana continuavano a rappresentare le attività produttive di gran lunga dominanti. Lo sviluppo industriale si basava sulle teorie del liberismo economico legate ad un accentuato individualismo che perseguiva esclusivamente l'interesse del singolo; obiettivo fondamentale divenne il profitto e la logica conseguenza fu lo sfruttamento indiscriminato e incontrollato dei lavoratori.Le condizioni di vita delle masse popolari erano misere e precarie: orari di lavoro massacranti che raggiungevano le 14/17 ore giornaliere, mansioni spesso ridotte alla ripetizione meccanica di un singolo gesto, atmosfera malsana, impiego di donne e di ragazzi anche al di sotto dei sei anni, salari di pura sussistenza, totale mancanza di assistenza per malattia e vecchiaia. Le famiglie vivevano in abitazioni con condizioni igienico-sanitarie assai precarie, le malattie erano molto diffuse con un'alta mortalità infantile; inoltre la percentuale di analfabetismo era elevatissima. Questa situazione portò il mondo operaio a prendere coscienza dei propri problemi e a coalizzarsi nelle prime forme associative che furono le società di mutuo soccorso sorte per prestare aiuto ai soci in caso di infortuni sul lavoro o di malattie.
LA CHIESA DI FRONTE ALLA QUESTIONE SOCIALE
I cattolici presero coscienza della questione sociale con un certo ritardo; ci fu una lenta maturazione da una concezione caritativo-assistenziale ad un'azione propriamente sociale, dapprima con un forte accento paternalistico, poi, gradualmente con il riconoscimento e la difesa dei diritti dei lavoratori.Questo cammino si accompagnò ad un'intensa attività teoretica con lo scopo di ricercare soluzioni che, conformi alla dottrina cristiana e al magistero della Chiesa, potessero risolvere i problemi sociali nati dalla rivoluzione industriale.
Nel 1891, intervenne lo stesso pontefice Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum nella quale, manifestando preoccupazione per la minaccia sovversiva del socialismo e mantenendone ferma la condanna già pronunciata da Pio IX, tuttavia viene denunciata la misera condizione dei lavoratori e affrontata la questione sociale in termini non di lotta di classe, bensì di interclassismo. I cattolici vengono invitati a farsi carico dei problemi sociali conseguenti alla rivoluzione industriale; in particolare, poi, sono citate le società di mutuo soccorso come mezzo per migliorare le condizioni dei lavoratori con l'auspicio che il loro numero e la loro opera vengano incrementati.
"Finalmente nello scioglimento della questione operaia possono contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi, con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e unire le due classi tra loro. Tali sono le società di mutuo soccorso... Vediamo con piacere formarsi ovunque associazioni siffatte, ... ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità" ( Leone XIII Rerum Novaro in S. Calissano " L' operaio ligure" e la FOLC tra impegno sociale e memoria 1884-2004 Ge 2004 )
SAVONA NELLA SECONDA META' DEL XIX SECOLO
La Liguria, in particolare dopo l'apertura dei trafori del Frejus e del Gottardo e dopo il taglio dell'istmo di Suez, venne a trovarsi in una posizione privilegiata, centro dei traffici per le industrie del Nord. In tale contesto, Savona divenne il secondo centro industriale ligure; infatti con la fondazione, nel 1861, dello stabilimento Tardy e Benech, prese avvio lo sviluppo della grande industria savonese; la fabbrica, che occupava più di 700 addetti, ebbe rapida fortuna, divenendo uno dei più importanti complessi metallurgici italiani e favorì il sorgere di numerose attività collaterali con conseguente vasto impiego di manodopera.Negli stessi anni presero vita e conobbero notevole sviluppo altri stabilimenti con produzioni in vari settori: cantieri navali, ferramenta, refrattari, biacche, pipe, maioliche artistiche, stoviglie, laterizi, vele, ancore, cordami, alimentari, cererie, saponifici, vetrerie, cartiere, concerie.
Anche il traffico portuale conobbe un notevole incremento legato alla produzione industriale; infatti venivano esportati, soprattutto verso l'America, vari prodotti, soprattutto stoviglie, laterizi, paste alimentari. Dall'Inghilterra arrivavano carbone fossile, che iniziava a sostituire la legna come combustibile, e ferro. Era attivo anche il traffico passeggeri con il Sud America soprattutto con Buenos Aires e Montevideo.
L'aumento dei traffici rese necessario l'ampliamento del porto che iniziò negli anni '70.
Nel 1874 fu inaugurata la tratta ferroviaria Torino - Savona; ne derivò un ulteriore aumento dei traffici portuali e, quindi, una crescita dell'occupazione. Lo sviluppo industriale fu accompagnato da un boom demografico che portò la popolazione quasi a raddoppiare tra l'inizio degli anni '70 e la fine del secolo.
Anche nel Savonese, nonostante l'incremento economico, il livello di vita delle classi lavoratrici era molto basso; inoltre la miseria era accompagnata da un elevato tasso di analfabetismo che, nel 1871, riguardava più della metà della popolazione savonese. Fin dal 1853, una parte della borghesia liberale favorì la costituzione di associazioni con lo scopo di ottenere un miglioramento materiale e morale delle classi popolari.
Tra il 1880 e il 1890, si cominciò ad assistere a tentativi di organizzazione: gli operai iniziarono a prendere coscienza della propria difficile situazione nell'ambito del lavoro e della società. Nel novembre 1883, uscì il settimanale "L'Operaio", un giornale di denuncia dei problemi dei lavoratori dell'industria. Negli stessi anni cominciarono a sorgere le prime società di Mutuo Soccorso.
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