Ferrania, cassintegrazione per duecento
Annuncio a sorpresa durante il vertice di ieri mattina in Unione Industriali. Il provvedimento colpisce ils ettore del fotocolor. Lavoratori a casa a scaglioni
L'azienda: solo un calo di lavoro estivo. I sindacati: così si esasperano gli animi dei dipendenti  IL SECOLOXIX
 
Cairo. Ancora cassaintegrazione, imprevista, a Ferrania. Una nuova ondata, a sorpresa, che interesserà 200 dipendenti, sugli attuali 450 complessivi che dovrebbero essere in organico, dopo la prima fetta di altrettanti 200 in cassa straordinaria da circa un anno.
I "nuovi" 200, a rotazione per otto settimane, a scaglioni, saranno messi a riposo nell'arco di tempo che va da luglio all'autunno con una "coda" sino a fine anno, per far fronte al calo di produzione, e risparmiare contenendo i costi. I coinvolti saranno gli addetti del settore fotocolor, quello delle pellicole e della? stesa, la vecchia produzione considerata in sofferenza.
Una decisione comunicata dall'azienda alla chetichella, segno non certo di uno stato di salute eccellente che ha fatto sobbalzare i sindacati, che ribadiscono come i 450 dipendenti al lavoro, previsti dagli accordi istituzionali, sono "teorici", ulteriormente ridotti. «Una mazzata, in cambio di che cosa, un ennesimo, ulteriore sacrificio, per quale progetto di sviluppo?», il commento con cui ieri mattina i rappresentanti delle segreterie dei settori "chimici" di Cgil, Cisl e Uil hanno accolto la richiesta presentata nella sede dell'Unione Industriali a Savona, dai vertici aziendali che hanno motivato la loro decisione con un consueto calo di lavoro nel periodo estivo, a causa dell'andamento del mercato internazionale.
I dipendenti interessati alla fine del periodo di riposo forzato rientreranno in produzione, elemento che comunque consolida sempre più l'idea che il fotocolor sia considerato un ramo "secco", marginale per la produzione.
Attoniti i segretari provinciali di Filcem/Cgil, Femca/Cisl e Uilcem davanti alla decisione annunciata dall'ingegner Giuseppe Cortesi, capo del personale e braccio destro dell'ad Giovanni Gambardella che non era presente al faccia a faccia, inziato alle ore 10 e terminato alle 13.
Allarga le braccia il più anziano dei tre, Pino Congiu (Uil). «Èstato un colpo a sorpresa- spiega sconsolato- ci siamo recati all'incontro fiduciosi sul fatto che l'azienda finalmente, sollecitata da più parti, ci parlasse di rilancio, di incremento della produzione. Eravamo pieni di aspettative, invece è stata l'ennesima mazzata vedere l'azienda con il cappello in mano che ci parla di contenimento dei costi senza inserirlo in una prospettiva di sviluppo, di futuro per i lavoratori».
Il sindacato ufficialmente non rompe le trattative.«Non abbiamo abbandonato il tavolo, ma su questo piano non siamo dispoti a seguire l'azienda. Non ne vogliamo sentir parlare di cassa, anche se solo ordinaria, come se fosse una scontata parentesi estiva», tuona Giorgio Cepollini, segretario Femca-Cisl.
«Non capiamo il contesto in cui viene nuovamente forzata la situazione, esasperando gli animi dei dipendenti, già messi a dura prova, con una ennesima frustata che è la cassa-prosegue- È una fuga in avanti per poi chiedere qualcos'altro in cambio del ritiro del provvedimento? Siamo sconcertati».
Decisione inaccettabile anche per il neo segretario Filcem/Cgil, Fulvio Berruti, subentrato a Francesco Rossello, diventato segretario generale: «Abbiamo detto di no, e continueremo a farlo davanti a questi provvedimenti senza un perché, una spiegazione. Ferrania continua a chiedere sacrifici ai dipendenti in assenza di progetti e piani industriali per il futuro».
L'annuncio della cassa integrazione sembra comunque destinato a rendere più tesi i rapporti con gli enti locali che si devono pronunciare sul progetto centrale
Alberto Parodi


23/06/2006