Sotto inchiesta la "Marina" di Varazze  IL SECOLOXIX
Verifiche su alloggi, negozi , uffici e box del nuovo porto turistico di Punta Aspera. Nel mirino anche gli atti compiuti dal Comune
La procura indaga sulle concessioni per gli immobili. La Conservatoria registrò"con riserva"
 
I trentasei alloggi della "Marina di Varazze" sono finiti nel mirino della procura della Repubblica di Savona. Le concessioni per le costruzioni e le autorizzazioni rilasciate dal Comune per realizzare il moderno borgo del nuovo porticciolo sono ora al vaglio della magistratura penale che vuole veder chiaro un po' su tutta la - travagliata - vicenda amministrativa la quale, dopo 27 anni, ha consentito di dare il via all'ampliamento dello scalo della Punta Aspera. Ma, soprattutto, di edificare opere a terra che, almeno sulla carta, non avrebbero nulla a che vedere con la ricostruzione e la gestione del porticciolo di Varazze. Ma che a lavori ultimati, ne fanno parte integrante.
Gli obiettivi della costruzione e gestione del porto sarebbero gli unici due, e non altri, secondo il procuratore della Repubblica, Vincenzo Scolastico, contenuti nell'oggetto della concessione demaniale originaria. Ciò anche se sono passati quasi sei lustri dalle prime decisioni, in cui sono stati modificati più volte i progetti e cambiati indici e volumetrie.
E, visto che le costruzioni già ultimate non rappresentano che una minima parte del "villaggio" che viene ipotizzato alle spalle del porto oltre l'Aurelia, il magistrato vuole fare piena luce su tutta la partita.
Un'inchiesta difficile, quella avviata dalla procura che ha tuttavia già iniziato ad acquisire un po' di documentazione relativa alle opere a terra della "Marina di Varazze", e pure sui finanziamenti ottenuti dai costruttori per ultimare i diversi lotti del progetto.
Ad innescarla sarebbe stato un elemento che, però, avrebbe dovuto preoccupare più il Comune e i costruttori, che non il magistrato. L'atto di concessione dell'intera area ora sistemata, è stato registrato "con riserva" alla Conservatoria dei registri immobiliari. Una formula che ha fatto insospettire gli inquirenti. E da quel momento è stato aperto un fascicolo per approfondire tutta la questione.
Da parte della magistratura di Savona c'è consapevolezza che il caso-Varazze sia in qualche modo emblematico di una linea sempre più adottata dai Comuni per realizzare opere di questo tipo. Da parte degli enti locali non ci sono disponibilità economiche per costruirle, si cerca così un privato, il quale però chiede - e spesso ottiene - di venire in qualche modo ripagato per l'investimento fatto in termini di un congruo numero di alloggi, box, uffici, negozi, da poter costruire e poi mettere sul mercato della compravendita immobiliare o delle locazioni.
E spesso i Comuni non sono nelle condizioni di negare nulla in termini di volumetrie a chi si ha deciso di esporsi con propri capitali per realizzare un'opera di rilevanza strategica come, ad esempio, un porticciolo turistico. E, spesso, pur di arrivare al risultato, passano in second'ordine i discorsi sulla tutela del territorio, sulla cementificazione, e anche sugli affari che s'intrecciano attorno a una grande opera.
Quanto è avvenuto a Varazze, tuttavia, per il momento riguarda soltanto in minima parte le case. E, anche se i progetti ancora da sviluppare parlano di una sorta di quartiere con notevoli volumetrie, il nuovo borgo per il momento non è costituito che da 36 alloggi messi in vendita (e già in parte venduti) a 10-11 mila euro al metro quadrato. Tutto sommato un numero limitato, se rapportato al grosso impegno di spesa per rifare tutte le opere a mare.
Ma le case sul mare della Punta Aspera non sono le sole ad aver attirato l'attenzione della magistratura. Nel quartierino del porticciolo di Varazze ci sono anche box, negozi, pubblici esercizi, molti dei quali già in attività. Le verifiche in corso stanno interessando anche tutto ciò non strettamente legato all'attività turistico-portuale.
Angelo Verrando


17/06/2006