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I trentasei alloggi della "Marina di Varazze" sono finiti
nel mirino della procura della Repubblica di Savona. Le
concessioni per le costruzioni e le autorizzazioni
rilasciate dal Comune per realizzare il moderno borgo del
nuovo porticciolo sono ora al vaglio della magistratura
penale che vuole veder chiaro un po' su tutta la -
travagliata - vicenda amministrativa la quale, dopo 27 anni,
ha consentito di dare il via all'ampliamento dello scalo
della Punta Aspera. Ma, soprattutto, di edificare opere a
terra che, almeno sulla carta, non avrebbero nulla a che
vedere con la ricostruzione e la gestione del porticciolo di
Varazze. Ma che a lavori ultimati, ne fanno parte
integrante.
Gli obiettivi della costruzione e gestione del porto
sarebbero gli unici due, e non altri, secondo il procuratore
della Repubblica, Vincenzo Scolastico, contenuti
nell'oggetto della concessione demaniale originaria. Ciò
anche se sono passati quasi sei lustri dalle prime
decisioni, in cui sono stati modificati più volte i progetti
e cambiati indici e volumetrie.
E, visto che le costruzioni già ultimate non rappresentano
che una minima parte del "villaggio" che viene ipotizzato
alle spalle del porto oltre l'Aurelia, il magistrato vuole
fare piena luce su tutta la partita.
Un'inchiesta difficile, quella avviata dalla procura che ha
tuttavia già iniziato ad acquisire un po' di documentazione
relativa alle opere a terra della "Marina di Varazze", e
pure sui finanziamenti ottenuti dai costruttori per ultimare
i diversi lotti del progetto.
Ad innescarla sarebbe stato un elemento che, però, avrebbe
dovuto preoccupare più il Comune e i costruttori, che non il
magistrato. L'atto di concessione dell'intera area ora
sistemata, è stato registrato "con riserva" alla
Conservatoria dei registri immobiliari. Una formula che ha
fatto insospettire gli inquirenti. E da quel momento è stato
aperto un fascicolo per approfondire tutta la questione.
Da parte della magistratura di Savona c'è consapevolezza che
il caso-Varazze sia in qualche modo emblematico di una linea
sempre più adottata dai Comuni per realizzare opere di
questo tipo. Da parte degli enti locali non ci sono
disponibilità economiche per costruirle, si cerca così un
privato, il quale però chiede - e spesso ottiene - di venire
in qualche modo ripagato per l'investimento fatto in termini
di un congruo numero di alloggi, box, uffici, negozi, da
poter costruire e poi mettere sul mercato della
compravendita immobiliare o delle locazioni.
E spesso i Comuni non sono nelle condizioni di negare nulla
in termini di volumetrie a chi si ha deciso di esporsi con
propri capitali per realizzare un'opera di rilevanza
strategica come, ad esempio, un porticciolo turistico. E,
spesso, pur di arrivare al risultato, passano in second'ordine
i discorsi sulla tutela del territorio, sulla
cementificazione, e anche sugli affari che s'intrecciano
attorno a una grande opera.
Quanto è avvenuto a Varazze, tuttavia, per il momento
riguarda soltanto in minima parte le case. E, anche se i
progetti ancora da sviluppare parlano di una sorta di
quartiere con notevoli volumetrie, il nuovo borgo per il
momento non è costituito che da 36 alloggi messi in vendita
(e già in parte venduti) a 10-11 mila euro al metro
quadrato. Tutto sommato un numero limitato, se rapportato al
grosso impegno di spesa per rifare tutte le opere a mare.
Ma le case sul mare della Punta Aspera non sono le sole ad
aver attirato l'attenzione della magistratura. Nel
quartierino del porticciolo di Varazze ci sono anche box,
negozi, pubblici esercizi, molti dei quali già in attività.
Le verifiche in corso stanno interessando anche tutto ciò
non strettamente legato all'attività turistico-portuale.
Angelo Verrando
17/06/2006
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