VENERDÌ, 16 GIUGNO 2006 La Repubblica
LE REAZIONI
Giulio Riccardi, presidente dei piccoli industriali: così perdiamo competitività
L´amarezza degli imprenditori "Meglio andare in Piemonte"
"Nel momento in cui si intravedeva una piccola ripresa, arriva questa mazzata"
NADIA CAMPINI

«ALLA fine è stato più furbo chi ha trasferito l´impresa a Ovada». Traspare amarezza dalle parole di Giulio Riccardi, presidente della sezione piccola Industria di Confindustria Genova. «Oltre tutto chi lavora nel basso Piemonte spesso vive qui a Genova - osserva - e grava così sulla sanità ligure, ma con la sua impresa pagherà meno tasse delle nostre. Con questo aumento perdiamo competitività non ai danni dell´Europa, dove già siamo indietro, ma addirittura nei confronti delle altre regioni italiane, del basso Piemonte, dove hanno già terreni molto più a buon prezzo dei nostri».
Il mondo delle imprese è in rivolta contro la scelta di aumentare l´Irap di un punto, e non si tratta di una ribellione solo legata all´insofferenza nei confronti delle tasse, quanto anche di un problema di equità da un lato e di organizzazione dall´altro. «Proprio nel momento in cui sembravamo intravedere una piccola ripresa - spiega Riccardi - arriva questa mazzata, che rischia di avere effetti molto più pesanti dello stesso reale peso economico. E´ il miglior esempio di quello che non si dovrebbe fare come marketing territoriale». Già negli ultimi anni le piccole imprese hanno faticato a superare la crisi, ora questo aumento rischia di avere effetti pesanti sulle 1150 imprese di Confindustria Genova, delle quali 870 sotto i 50 dipendenti. E non è un caso se già l´altro ieri a caldo il presidente degli industriali genovesi Marco Bisagno aveva commentato: «Capisco le imprese che vanno all´estero».
D´altra parte, critiche almeno altrettanto pesanti arrivano dal fronte dei commercianti. Maurizio Caviglia, direttore generale di Ascom, parla di «un errore clamoroso, una brutta presentazione del governo, che inizia subito col piede sbagliato, mettendo oltre tutto in difficoltà anche i professionisti che si occupano delle dichiarazioni. Sarebbe stato sufficiente aspettare la presentazione dei piani di rientro delle regioni e far pagare eventualmente l´aumento con l´acconto di novembre. Non sarebbe cambiato nulla e avrebbe avuto un senso diverso». L´aumento dell´Irap ha poi secondo il punto di vista delle imprese un altro effetto paradossale: essendo una tassa basata anche sul numero dei dipendenti, finisce per aumentare ulteriormente il costo del lavoro, con l´effetto di andare contro la linea, sostenuta da questo stesso governo, di voler favorire l´occupazione più stabile. «L´Irap si calcola sugli interessi passivi e sul numero dei dipendenti - spiega Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti - così invece di diminuire il costo del lavoro si finisce per aumentarlo. Il governo si è presentato con la promessa di ridurre il cuneo fiscale, invece questa manovra va esattamente nella direzione opposta». Netto infine anche il dissenso della Confartigianato, che in un comunicato firmato dal presidente Felice Negri e dal segretario Luca Traverso parkla di «un ulteriore passo indietro, con un inasprimento che si ripercuoterà in maniera immediata e altamente negativa sulla competitività del sistema produttivo». «Ad aggravare il quadro - secondo la nota - si aggiunge il carattere automatico ed immediato di tale aumento per il mondo delle aziende, in un quadro di assoluta confusione sulle modalità e i tempi di esazione».