IL SECOLOXIX |
A molti savonesi stringerà il cuore scoprire che lo scoglio
della Madonnetta è diventato, nei disegni di Massimiliano
Fuksas, un puntino minuscolo dentro la diga del futuro
porticciolo. Viene da chiedersi: lo sa l'architetto più"in"
del momento cosa rappresenta quello scoglio per i savonesi?
E le baracchette? E gli altri scogli della Margonara?
«Conosco tutto, mi hanno spiegato tutto, in parte l'ho
vissuto sulla pelle nelle mie vacanze in Liguria negli anni
Sessanta - ha replicato Fuksas dopo la presentazione del
progetto - Credo di aver valorizzato e tutelato ogni
aspetto, basti dire che tutto il progetto è incentrato sul
completo ritorno del mare a lambire la costa, cosa che oggi
in molti tratti non avviene. Credetemi: è un progetto anche
di salvaguardia, non violenta l'ambiente».
Un po' il carisma, un po' la persuasione, alla fine
sembravano convinti dalle parole del "padre" del palafiera
di Milano anche i più perplessi. E' piaciuto alla platea il
suo modo di spiegare e chiarire anche gli aspetti secondari
dell'intervento. Per capirlo bastavano le espressioni di chi
usciva dalla sala dell'Unione industriali con l'aria serena
e non dello choc.
«È confortante che abbia puntato tutto sulla scomparsa dei
parcheggi, che ci saranno ma sotto la strada, e sul trionfo
del mare», diceva una signora che poco prima si era
autodefinita "contraria".
L'aspetto delicato resta quello del faro che conterrà
alloggi fino a sfiorare il cielo (altezza doppia della torre
di Bofill). Facile prevedere lo stesso violento dibattito
che ha già avvelenato i cantieri di "Crescent" e "torre di
Bofill". Fuksas però non si è sottratto, e al dubbio se un
faro gigante sia sostenibile in una città già in ansia per
le dimensioni della vecchia darsena, ha dato una risposta
schietta.
«Io rispetto chi dice basta cemento, mai più cemento ed è
contrario ad ogni nuovo intervento - ha detto - Però
l'obiezione che gli muovo è questa: non fare più cemento non
migliora la situazione di degrado delle zone dove il cemento
c'è già. Intendo dire: rifiutare questo porticciolo tra
Savona e Albissola non cancella, per esempio, la bruttura
che sovrasta questo tratto di costa: il gigantesco ospedale.
Come la mettiamo? Sarei d'accordo per le demolizioni, in
quel caso mi andrebbe anche bene tornare a una fase
originale di natura selvaggia e boschi in città. Ma visto
che è impossibile e di demolire non se ne parla mai, tanto
vale progettare tutti insieme cose che siano moderne,
sensate ed ecocompatibili. E questo mio progetto del porto
ritengo lo sia».
Sapeva bene l'architetto più in del momento che venire a
Savona con plastico, disegni ed elaborazioni al computer,
significava uscire dal campo dei "vedremo" ed entrare in
quello della concretezza, della "carta canta". «Speriamo
bene», gli è persino scappato entrando nella sala
dell'Unione industriali scortato dalla sua assistente. Abito
nero, un mix di accenti, occhi profondi. Gli è bastato poco
per acclimatarsi, e in pochi minuti ha conquistato fiducia e
applausi.
Architetto, in città però il clima è già"caldo".
«Lo immagino, ed è per questo che mi sono preoccupato di
venire di persona, e portare progetti e plastici per
spiegare non solo le forme ma anche i sentimenti che le
hanno fatte nascere - ha risposto - Non sono aspetti
marginali perché io so quanto sia importante comunicare alla
gente il proprio pensiero».
I colori del faro?
«Metallo, vetro e verdastro. Cromature fresche, moderne».
Perché la strana forma? «Perché no? Se hanno chiamato me,
volevano qualcosa di originale. Non è un palazzo, è un faro,
direi un'agopuntura per la città. Un colpo secco, unico, in
verticale. Cemento solo qui e tutt'intorno deserto naturale.
Così alto che le luci dell'ultimo piano le vedranno da
Genova».
Il neo sindaco di Savona Federico Berruti era in prima fila
e poi gli ha stretto la mano. «Inutile negarlo, è un
progetto che colpisce, sono stato toccato anch'io
dall'immagine del faro - ha detto Berruti - bisogna
ragionarci, è sbagliato ergersi su posizioni conservatrici
di chi dice sempre "no". Ripeto: è bene ragionarci tutti
insieme e discutere, però mi pare che il progetto sia
avveniristico».
Dario Freccero
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