Due seggi in più alla coalizione di Berruti IL SECOLOXIX
Il neo sindaco premiato dallo sfondamento del 60 per cento dei voti. Scatta la ripartizione proporzionale, tra le proteste. Ora la giunta è un rompicapo
Li perdono Udc e Forza Italia a favore di Rosa nel Pugno e Comunisti italiani. Super-maggioranza
 
Due seggi in meno alla minoranza (ai danni di Udc e Forza Italia) e due in più alla maggioranza (in favore della Rosa nel pugno e dei Comunisti italiani). Il risveglio porta un regalo alla coalizione di centrosinistra che ha seduto Federico Berruti sulla poltrona più alta di Palazzo Sisto (stamane la proclamazione ufficiale in Comune). È l'effetto dello sfondamento sul filo di lana del 60% dei voti. Ma potrebbe rivelarsi un regalo avvelenato.
È uno sfondamento, infatti, che fa manda all'aria lo schema tradizionale (24 seggi alla maggioranza e 16 alla minoranza) a favore di una ripartizione di stampo proporzionale che vede il centrodestra scendere ad appena 14 seggi e il centrosinistra salire a 26. Grazie a questo meccanismo, Forza Italia passa da 8 a 7 consiglieri, l'Udc da 3 a 2 - ma il partito di Casini non si ritrova nei conteggi ed ha chiesto subito una accurata verifica all'Ufficio elettorale centrale riunito da ieri in Comune - mentre la Rosa nel Pugno rende d'oro zecchino il suo strepitoso risultato salendo da 3 a 4 seggi. Entrano a Palazzo Sisto, inoltre, i Comunisti italiani che erano rimasti esclusi dal primo riparto del nuovo consiglio comunale.
Si tratta di un ingresso, il loro, che fa saltare gli schemi nei quali si era incanalata la discussione sulla formazione della nuova giunta che sta già mandando in fibrillazione il centrosinistra. In tanti applicano ai partiti di maggioranza un automatismo per il quale alla presenza in consiglio corrisponde un posto in giunta. I Comunisti italiani, in effetti, si accingono a chiederlo al tavolo delle trattative. Ma difficilmente lo otterranno. Le spine della rosa che Berruti dovrà sfogliare - a proposito: il neosindaco ha preferito ieri "staccare" la spina e trascorrere, per lavoro, la giornata a Lecco rientrando solo nel pomeriggio tardo - sono d'altronde moltissime. La Rosa nel Pugno, con quattro consiglieri, chiederà sicuramente il vicesindaco e un altro assessore (o, in alternativa, potrebbe "accontentarsi" della presidenza del consiglio). La consumata esperienza induce il segretario Sdi Paolo Caviglia a percorrere la strada del silenzio. Un silenzio eloquente, però: «So che in queste situazioni le acque sono torbide, anche perché c'è chi ha interesse ad intorbidirle. È mio costume lasciare decantare il dato elettorale, lasciar schiarire le acque, ragionare senza fretta. Ascolterò tutti, nel mio partito, disponibilità e aspirazioni, poi formuleremo le nostre proposte». RnP vede comunque un super-preferenziere come Marco Pozzo automaticamente candidato ad un ruolo di rilievo, mentre lo stesso Caviglia sarà quasi certamente vicesindaco. Piero Casaccia, assessore uscente dei Comunisti italiani, è chiaro: «Siamo contenti di aver recuperato una rappresentanza istituzionale, ma restiamo scontenti del risultato del partito. La giunta? Se non avessimo avuto rappresentanza non avremmo chiesto nulla, ora è ovvio che tutto è diverso».
Rifondazione Comunista, che ha ottenuto il risultato minimo prefissato (superare il 6%, da aggiungere - dice il segretario provinciale Franco Zunino - ad un «ottimo risultato nelle Circoscrizioni dove, d'accordo con l'Unione, ci siamo presentati da soli, nella 1 e 2, e abbiano ottenuto dati tra il 15 e il 20% - avrà un assessore (Jorg Costantino). La Margherita, come la Rosa nel Pugno, pretende due assessori e, anzi, il vicesindaco uscente Franco Lirosi ha già rivendicato il ruolo di vicesindaco per sè e "promosso" anche Casalinuovo, altro superpreferenziere piazzato alle sue spalle. In una lotta fratricida senza quartiere, il secondo assessorato della Margherita sarà in gioco anche per Giampiero Aschiero e Livio Giraudo (rimasto fuori dai giochi per una manciata di voti, ha scontato la spaccatura del partito tra l'ala "provinciale" bertolottiana, che correva per lui, e quella del coordinatore Alfio Minetti che ha puntato su altri cavalli). Per Giraudo, fra l'altro, si è spesa la Cisl, così come la Cgil ha corso per il segretario comunale Ds Luca Martino.
Ds che chiederanno (ma ci credono?) quattro assessorati: sono certi del posto Livio Di Tullio e Luca Martino che rivendica il ruolo del voto. Poi dovrà esserci spazio per una donna, ma qui è notte fonda: è circolato il nome di Emilia Minetti, notissima ostetrica del San Paolo, che ha fatto il pienone di preferenze. Ma, pur non giovanissima, è alla prima esperienza politica e questo non sembra deporre a suo favore. Poi il quarto nome: una parte del partito cercherà sicuramente di recuperare Franco Aglietto, assessore uscente all'urbanistica, ruggeriano. Ma non è detto che la cosa passi, tanto più che l'avvocato dovrebbe accettare un declassamento (sicuramente non gli toccherebbe un assessorato di primo piano). In alternativa, i Ds punteranno su una figura di tecnico d'area, che possa eventualmente rientrare nelle scelte "del sindaco". Se scattasse questa seconda opzione, tra i papabili per l'assessorato alla cultura c'è Ferdinando Molteni. Infine, praticamente certo, il presidente di Ips Nanni Ferro, amico e uomo di assoluta fiducia del sindaco. A un patto: che Berruti e il presidente provinciale Bertolotto trovino una soluzione concordata per la stessa Ips.
Intanto, nel gioco degli incastri delle poltrone, Federico Delfino di Forza Italia chiede la vicepresidenza del consiglio per la minoranza, per sé o per Piero Santi, i più votati: un segnale politico. E il sindaco? Promette di incontrare tutti. Ma dice: «Il voto, le preferenze, vanno tenuti presenti». E aggiunge: «Ma non è l'unico criterio».



Antonella Granero
31/05/2006