TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

RI-VIsioni
rubrica cinematografica   a cura di Loganuzzo

"I DIRITTI DI TUTTI"

Al cinema Corallo a Genova ogni giovedì alle 21 si propone un ciclo di film italiani e non con argomento comune: “i diritti di tutti”(promotori gli associati alla Assomagistrati di Genova), il classico pappone sul dove stiamo andando e come ci stiamo arrivando, direte voi, e già vi vedo imbastire scuse classiche per disertare l’evento, tipo i capelli da lavare o la nonna malata…e invece no, fareste bene a non perdere il film dell’8giugno…perché? Intanto onoriamo lo spirito di questa rubrica allegando il programma della rassegna(lo trovate sul sito www.mentelocale.it, sezione cinema) che ha avuto inizio il 25 di questo mese e si cocluderà l’8 giugno con la proiezione(udite…udite) del film capolavoro di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”del 1970, se non bastasse questo a schiodarvi dai trastulli rivieraschi dirò che lo spettacolo è del tutto gratis!!!(siamo ahimè liguri).

Sicuramente da avveduti lettori quali siete di questi trucioli savonesi non avete certo bisogno della recensione di questo film!!!

E allora? 

Allora ho deciso di prendere spunto da questa occasione per “delirare” su un filone cinematografico che negli anni in cui Petri girava il suo “cittadino” ha nobilitato più dei fratelli Vanzina (tsk…tsk…tsk…) il cinema italiano, si tratta del cosiddetto cinema sociale o “impegnato” che ha avuto negli anni settanta una stagione fiorente e proficua con cineasti del calibro di Petri stesso ma anche di Francesco Rosi, Damiano Damiani, Giuliano Montaldo, autori di film come “il caso Mattei”, “il giorno della civetta” o “Sacco e Vanzetti” pellicole tutte con una forte impronta sociale e di denuncia del costume italiano del dopo boom economico.

Partiamo, dunque.

Quali le questioni alle cui cercheremo di rispondere? Preliminarmente una domanda sul senso(ahimè come scordare la provenienza del vostro dalla filosofia!) di quella cinematografia e secondarimente una riflessione sulla attualità e validità del progetto o se preferite della “poetica” che dischiudevano quelle pellicole, insomma oggi c’è qualche erede, in Italia soprattutto, di questa solida tradizione civile?

Ok lettori, mollate il cono gelato, detergetevi la fronte dai sudori inizioestivi e seguitemi.

Il cinema sociale(leggi anche impegnato) italiano è un fenomeno di costume associabile alle condizioni economiche dell'Italia del boom. Il paese si avvia a diventare un paese industrializzato e questo ha una ricaduta sociale visibile nel cambiamento dei costumi, si va verso un imbarbarimento ed una canniballizzazione del vivere . I braccianti riconvertitisi in operai nelle grosse fabbriche del Nord sperimentano “la durezza della metropoli”.

Azzardo: e se questa cinematografia avesse avuto tra i suoi intenti quello di fornire le isruzioni per l’uso della città a chi non sapeva del tutto ben maneggiare questo oggetto?

Pensate alle panoramiche sui quartieri della speculazione napoletana in “Le mani sulla città” di Rosi oppure ai primi piani stretti  sull’operaio cottimista Lulù, ingranaggio di un sistema di cui a sue spese afferrerà la stritolante violenza in “La classe operaia va in paradiso” di Petri. Questo è stato un cinema di “difesa” in prima battuta e poi di “offesa”, del tipo conosci il volto vero del tuo nemico sociale (…di classe???) e poi cerca di modificare le cose con altri come te!

Si respira un’aria costruttiva in questi film proprio quando ci mostrano crudamente ciò che non funziona! In questa etica dell’azione civile sta il senso di questo cinema.

Mi domando anche se negli anni in cui la produzione di questi “gentiluomini” inondava le sale( la sala  cinematografica in quel periodo era molto più frequentata, tra l’altro!) non ci fosse un pubblico diverso… marzullianamente (anch’io patisco dei caldi di cui sopra e non ho neanche un gelato come conforto, quindi perdono!) mi rispondo con un sì.

Il cinephile odierno ha più scelta, forse troppa, e non solo tra prodotti artistici ma anche tra i mezzi di fruizione(internet, dvd, vhs ecc.) quindi più che educarlo ad agire bisognerebbe aiutarlo a distinguere tra le varie offerte informativo-cinematografiche…che sia questo il compito dei registi “impegnati” di oggi?! 

Ma soprattutto il criterio con cui scegliamo è sempre più orientato all’evasione che non all’eversione! Insomma tra le vacanze in Egitto di Boldi e le vicende di un commisario in delirio di onnipotenza da potere la scelta è chiara…anche perchè lo stantio pop corn da cineplex rischierebbe di andarci di traverso  e non tutti sono disposti all’indigestione ancorchè cinematografica!

Ci siamo impigriti o siamo troppo presuntuosi per pensare che debbano essere i registi ad insegnarci la virtù etica e cittadina? Penso soprattutto alla seconda alternativa e sarebbe un fatto positivo perché implicherebbe comunque che lo spettatore si rivolge ad altro mezzo per arricchire la sua “eticità”! Il guaio però è che questo condanna irrimediabilmente il cinema come arte ad una funzione puramente estetica senza altro sostegno che non sia la cura tecnica e la perizia nel trattare le immagini del regista.

A questo punto lo schema sembrerebbe tracciato: pubblico di pecoroni e registi alla Vanzina! Ci meritiamo a vicenda. La condanna al disimpegno?

Calma.

Le cose non stanno proprio così.

Attenti ancora un po’ perché qui Loganuzzo diventa “costruttivo”.

Oggi lavorano registi come Amelio, Ferrara, Giordana( Il ladro di bambini, I banchieri di Dio –Il caso Calvi, La meglio gioventù, Il caso moro ecc.)  i quali hanno creato un ibrido interessante che mette insieme la sapienza estetica nel trattamento delle immagini con l’intento eticizzante.

Quindi seppure in minima parte l’offerta esiste.

Mi permetto in conclusione un ulteriore accenno colto, un filosofo del 600 tale Baruch Spinoza sosteneva che l’intelletto umano è un organo da emendare, di modo che sappia come agire e soprattutto dove.

Letta cinematograficamente questa posizione potrebbe suonare così: uno, andate a vedere l’8giugno il film di Petri o procuratevene una copia; due, nella jungla dell’offerta cinematografica provate a seguire non il solo  criterio “coccigeo”(leggi la comodità della poltrona) o almeno provate ad affincarne uno che potremmo battezzare “emendatorio” intendendo con ciò richiamarvi ad una spinoziana azione di ripulitura delle scorie di “vanzinanismo”…almeno una tantum!

Ci si vede al cinema!

 

 

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