In questo modo non pagheremo le odiate tasse e continueremo
ad avere la sanità regionale che ci meritiamo: supposte per
tutti e una bella rete di cronicari dove andare a farcele
mettere se non ce la sentiamo di farlo da soli. Ho
abbastanza esperienza di pubblica sanità per essere
addivenuto alla certezza che il servizio pubblico più amato
dai cittadini - escluso naturalmente il Superenalotto - un
giorno galleggia e un giorno rischia di affondare su una
contraddizione mortifera. Ci sono in Liguria abbastanza
ospedali per potersi levare lo sfizio di andare a piedi al
più vicino, ma preferirei provare a cavarmela da solo con
gli impiastri della mia bisnonna Veronica che farmi
ricoverare in una buona metà di questi. Anche solo per una
distorsione alla caviglia. E nemmeno per la scadente qualità
del personale, dopotutto, e certo non solo per questo. Per
la scarsità delle risorse, per il fatto puro e semplice che
moltiplicare un servizio dividendo le risorse umane e
finanziarie è pura follia. Ci vuole poco a capirlo. A capire
che è meglio farsi cento chilometri in elicottero e
risolvere un problema, che andare sotto casa e non
risolverlo; e poi tentare di risolverlo altrove e poi
altrove ancora. E il problema è tutto nostro.
Tempo fa in un reparto di un ospedale della Spezia ho
trovato appeso alla parete il seguente avviso: si pregano i
signori parenti di uscire dopo la visita ai loro cari. Il
personale è in grado di provvedere a tutte le necessità dei
pazienti e di farlo in modo impeccabile. Sotto questo
cartello aspettavano, pazientemente e mestamente in piedi,
il sottoscritto e una dozzina di signore. Cosa aspettavamo?
Che finisse la visita serale per accudire i nostri amici e
parenti; esattamente il contrario di quello che chiedeva
l'avviso. Del resto nessuno si è sognato di cacciarci.
Perché il personale non era affatto in grado di provvedere
nemmeno alla carta igienica, perché magari non ne aveva
nemmeno tanta voglia di provvedere. Perchéè così che
funziona una sanità senza mezzi finanziari e senza una
politica decente delle risorse umane. Perché abbiamo in
regione molti lazzaretti e pochi veri e moderni ospedali.
In un buon ospedale i parenti sono un impiccio anche per il
ricoverato, perché un buon ospedale ha tutte le risorse
necessarie anche per il suo sostegno psicologico. Oltre ad
avere lenzuola pulite, carta igienica in abbondanza e acqua
minerale per tutti. E qualcuno che imbocca chi non può
mangiare da solo senza farsi pagare extra. E qualcuno sempre
pronto ad intervenire ad ogni evenienza senza essere pagato
extra. E così via. Io vorrei solo che un elicottero o
un'ambulanza mi portasse in un vero ospedale senza farmi
morire dissanguato. È facile, altrove è comune.
Riorganizzare la pubblica sanità a partire da qui ci
renderebbe tutti più sani, e anche più ricchi. Perché costa
molto di meno avere pochi grandi ed efficienti centri che
una moltitudine di inefficienze. Moltitudine di lazzaretti e
cronicari che potrebbero non esistere più senza alcun
rimpianto solo se esistesse una vera assistenza domiciliare.
E se i medici di famiglia facessero il loro lavoro di
medici. Oggi nemmeno ti guardano in faccia, tantomeno si
permettono la libertà di palparti la parte dolente. Pare che
piuttosto che un lungo e impegnativo corso universitario,
abbiano preso un diploma in modulistica. Non si assumono
responsabilità, sfiduciati nelle loro capacità di diagnosi,
assillati dal tempo che inesorabile scorre, ti fanno due
ricette e tre richieste di analisi e una di ricovero. E ci
pensi qualcun'altro. Ciò che i contribuenti spendono solo
per questo, per la generale scelta di irresponsabilità dei
medici di base, basterebbe a pagare metà di una vera e
risolutiva sanità pubblica. Se solo il presidente Burlando
riuscisse a far ragionare i suoi cittadini, se i cittadini
pretendessero le cose giuste nel modo giusto, piuttosto che
coltivare le gratificazioni all'ostinata arretratezza di
pensiero intorno alla propria salute, non si parlerebbe di
tasse e vivremmo nel paradiso della salute pubblica. Ah,
magari aggiungendoci da parte sua e dei competenti organi,
un po' di decenza nella distribuzione di salario aggiunto ai
molti e non tutti meritevoli dirigenti della sanità.
Ti dicono: ma questo non salva, è poca roba. No, è molta
roba anche quando è una lira, perchéè roba dei contribuenti,
roba sacra; roba qualche volta persino indecentemente rubata
da inetti e immeritevoli. Ho qui sotto mano un documento che
attesta come a un dirigente sanitario sia stato dato il
premio di produzione - equivalente allo stipendio annuo di
un operaio - per gli obbiettivi raggiunti nell'anno; peccato
che il dirigente non ha raggiunto alcun obiettivo, visto
che, nonostante le sue molte pressioni in merito, nessun
obiettivo gli è stato dato da raggiungere. Doveva occuparsi
di controllo della qualità del servizio. Vedi un po'.
Maurizio Maggiani
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