Il caso Un'elezione da grandi numeri, crollo dei piccoli partiti

 IL SECOLOXIX


È stata una elezione da grandi numeri ed i piccoli partiti ne sono usciti con le ossa rotte. Nel centrosinistra, i Comunisti italiani sono entrati per il rotto della cuffia, dopo il ricalcolo dei seggi in virtù del superamento del 60% da parte della coalizione. Ma l'assessore uscente Piero Casaccia non ha nascosto che «il risultato, per il partito, rimane poco buono». I Verdi, attivissimi in città in particolare da quando hanno in Carlo Vasconi un punto di riferimento come consigliere regionale, non sono riusciti ad entrare in consiglio, fermandosi all'1,8%, mezzo punto più che nel 2002. «È un dato positivo il risultato politico nazionale - ha detto Vasconi - mentre a livello locale il candidato sindaco dell'Unione sbaraglia il campo con percentuali di grande significato. Non è putroppo ancora una volta corrisposto il successo dei Verdi, che restano fuori dal consiglio comunale». A sinistra, la scissione nell'Italia dei Valori ha lasciato al palo sia la lista Di Pietro (sulla quale non ha avuto effetto la cura Pedrini), ferma all'1,71% (un mese fa, alle Politiche, totalizzò il 3%), sia quella Di Vairo-Udeur. La quale ha superato (magra consolazione) il concorrente con l'1,84%. Nicola Di Vairo, ex segretario dell'IdV, confluirà probabilmente nell'Udeur. Intanto, dati alla mano, si sfoga: «Avevo detto che Pedrini ed i suoi avrebbero sfasciato tutto e cosìè stato».
Altro giro, altro regalo. Si fa per dire. Nel centrodestra, tracollo di Forza Italia a parte (ne parliamo in altra pagina), la Lega Nord, che aveva escluso dalle candidature Roberto Nicolick, è ridotta ai minimi termini. Nonostante sia stata l'unica, nella CdL, a tentare un abbozzo di campagna elettorale con personaggi politici di caratura nazionale la Lega fa l'1,54%, rispetto al 3,1% delle Politiche, giudicato già poco buono dal segretario provinciale Andrea Bronda.
Anche An scende, dimezzando i voti delle Politiche: dal 9,7% al 4,75%, ma raddoppia i consiglieri rispetto al 2002 e porta a Palazzo Sisto due giovani promesse: Alessandro Parino (superpreferenziere a dispetto dei 27 anni) e Luigi Bussalai. «I miei 276 voti sono un record per An e per la destra a Savona - ha detto Parino - Ora spero che tutto il centrodestra capisca che si deve cambiare strada, imboccare la strada della modernizzazione della proposta politica». Parino promette battaglia dura, ma «collaborativa sul mondo giovanile, perché a Savona i giovani possano avere altro che i locali del porto dove bere la sera. Un tema, credo, bipartisan». Gli fa in qualche modo eco Matteo Marcenaro, giovane consigliere regionale della lista Biasotti, alle Comunali unita all'Udc, l'unica a salvarsi dal tracollo nel centrodestra. La lista Biasotti paga la perdita di un seggio dell'Udc (era suo con Michele Costantini), ma osserva Marcenaro. «Il centrodestra sta attraversando un momento critico. L'unico elemento positivo è che è uscita vincente una classe dirigente di giovani (Fabio Orsi e Federico Delfino per Fi, Alessandro Parino e Luigi Bussalai per An, G. B. Baiardo per la lista Delfino) la cui spinta innovativa ci auguriamo sia il volano per il rilancio dell'area moderata».
Infine, il segretario comunale Ds Luca Martino sottolinea lo «sfaldamento del centrodestra e la vittoria dell'area riformista del centrosinistra, con Ds, Margherita, RnP e Gente di Liguria che insieme superano il 48%». È l'embrione del partito Democratico. «La nostra proposta - dice - è fare subito i gruppi unici dell'Ulivo a livello consiliare». Martino sottolinea che il dato elettorale «impone di far marciare il progetto del partito Democratico». Il voto di protesta? «C'è ma è politicamente irrilevante. Ha ragione Berruti quando dice che dovremo fare attenzione al disagio di cui questo voto è espressione, ma con un preciso distinguo da chi su quelle ragioni ha montato una campagna distruttiva». Martino rivendica infine «il lavoro fatto in questi anni: investire in programmi e candidati innovativi ha pagato. C'è bisogno di rinnovamento anche nel partito, nella struttura organizzata. Qualcuno criticava la linea dell'Unione comunale, voleva il congresso, il congresso è stato il voto». Conclude con un appello: «Ora è il momento di superare le divisioni e lavorare tutti insieme».
 

CGIL Di Tullio prepara l'addio al suo posto Rossello


La Cgil, e i suoi vertici, sono stati storicamente una delle più importanti fucine e serbatoi della classe politica savonese. Arrivava da quel mondo Armando Magliotto, tanto per fare il nome di un sindaco di Savona indimenticato per qualità e competenza. Più di recente, si formò in Cgil Lino Alonzo, oggi consigliere della Fondazione De Mari. Ma è sindacalista di origine anche il consigliere regionale, sempre Ds, Nino Miceli. Ora tocca al segretario in carica Livio Di Tullio fare il grande salto in politica. Il neosindaco lo ha annunciato già lunedì sera: «Non ho i nomi in tasca per la giunta, ma voglio con me Livio Di Tullio, se la Cgil lo lascerà libero». La Cgil lo lascerà senz'altro libero: il percorso, del resto, è pronto da tempo. E da tempo si scalda a bordocampo anche il successore di Di Tullio. È nota l'abitudine del più grande sindacato italiano a preparare i cambi al vertice con lunghe contrattazioni "prima" del voto: mai si è vista la divisione su due nomi al momento della scelta. Così, toccherà a Francesco Rossello raccogliere il testimone di Di Tullio. Giovanissimo, di esperienza ancora relativamente breve nel sindacato, ha già dovuto misurarsi con partite difficilissime come quella di Ferrania. Anche questo è un dato tipico della Cgil savonese, già capace in passato di scommettere su dirigenti giovani e relativamente "nuovi".