Presidente della Provincia e segretario del suo stesso
partito l'uno contro l'altro armati. Minetti dice: «Bertolotto
ha spaccato il partito». Bertolotto risponde: «È lui che non
è capace a governarlo». È violentissima la lite tra il
coordinatore provinciale delle Margherita, Alfio Minetti, ed
il presidente della Provincia, Marco Bertolotto, del suo
stesso partito. Motivo scatenante dello scontro, che covava
da tempo sotto la cenere, è la gestione del partito in
campagna elettorale e, in particolare, la questione delle
preferenze. Una vicenda che ha visto il partito di Rutelli
agitato da cordate e alleanze e, alla fine, ha tenuto fuori
dal consiglio comunale (ma per un soffio, primo degli
esclusi) Livio Giraudo, ingegnere con vasta esperienza in
campo urbanistico, radicato nell'associazionismo, scout,
candidato ad entrare in giunta.
Ad Alfio Minetti è saltata la mosca al naso a sentir voci -
nei boatos del dopo-campagna elettorale - secondo le quali
egli si sarebbe impegnato in prima persona per alcuni
candidati (uno in particolare) in opposizione proprio a
Livio Giraudo. Così ieri è sbottato. «La Margherita è un
partito, Minetti non punta su un cavallo, ma sul partito
nella sua interezza. Io non ho corso per nessuno, ho corso
per il partito». Poi l'accusa pesante al principale
esponente della Margherita nelle istituzioni savonesi: «Bertolotto
invece ha puntato su un cavallo, creando una corrente dentro
il partito e spaccandolo». Ma ancora non è finita: «A me va
bene tutto, stimo Livio Giraudo, ma non mi sta bene che il
presidente della Provincia abbia fatto una scelta che ci ha
diviso».
Marco Bertolotto - che nell'agitazione degli altri sembra
sguazzare - risponde serafico ed ironico come sempre: «Io
non ho puntato su un cavallo. Ho puntato su Livio Giraudo,
un uomo che ha competenze, capacità importanti e si è messo
a disposizione di questa città». Aggiunge: «Minetti, lo
sanno tutti, ha girato per far votare un candidato in
opposizione a Giraudo. Ha una certa visione del partito,
cosa devo dire?, ha fatto bene a farlo». Poi l'affondo: «Se
dice che io ho spaccato il partito mi vien da ridere, semmai
è lui che non è capace a governarlo». Ed elenca: «Pensiamo
alla gestione delle vicende Garassini, poi Boffa, ora
questa... Ho cercato il dialogo, ma non lo abbiamo trovato,
sa bene come la penso». Finale? «Ha una visione ottocentesca
del partito, dove il segretario decide e gli altri si
adeguano, ma questo tipo di partito non esiste più da tanto
tempo. Eppoi, Giraudo: io non sono neppure di Savona, anche
volendo non avrei potuto fare una efficace caccia alle
preferenze per lui, io parlo di temi e di competenze delle
persone».
A. G.
01/06/2006
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