«Gruppo unico in Comune e Provincia» IL SECOLOXIX
L'INTERVISTA Proposti incontri con gli alleati, le associazioni e la società civile. «Il voto ha detto che la cittàè stata gestita bene»
Il segretario dei Ds Lunardon apre al nuovo Partito democratico: la svolta nel 2007
Se Berruti ha vinto, lui può dire di aver stravinto. Giovanni Lunardon, segretario provinciale dei Ds ha più di un motivo per essere soddisfatto dell'esito delle recenti elezioni comunali di Savona.
Ha voluto più di ogni altro la candidatura del neo sindaco, ha rifiutato la proposta del "listone" su cui premeva la Margherita, ha puntato sul dualismo tra Luca Martino e Franco Aglietto, entrambi eletti con un buon gruzzolo di preferenze. E alla fine i Ds si sono largamente confermati il primo partito della città.
Ma non è finita. Giovanni Lunardon rilancia e annuncia la nascita del nuovo Partito Democratico anche a Savona. O meglio, l'inizio di un percorso che porterà alla svolta nel 2007.
Perché fra un anno?
«Perché l'ultima parola deve spettare al congresso che si svolgerà tra un anno».
E nel frattempo?
«In queste elezioni hanno vinto le forze riformiste. I Ds si sono confermati di gran lunga il primo partito della città, lasciandosi alle spalle Forza Italia e i tempi in cui speravano nel sorpasso. Siamo andati meglio rispetto alle amministrative del 2002 e alle ultime politiche. E poi sono andate bene la Rosa nel Pugno e la Margherita. Insieme abbiamo il 45 per cento dei consensi, a cui si deve aggiungere il 3 per cento di Gente di Liguria, formazione nata in 7 giorni. È un fattore di stabilità e di governabilità e queste forze si candidano a imprimere un segno forte al nuovo ciclo amministrativo. A questo punto occorre dare prospettiva al successo delle forze riformiste a Savona. Dopo il referendum è così necessario dare corso al cantiere del nuovo Partito Democratico. Sin d'ora è necessario aprire il confronto con i partiti, le associazioni e la società civile. La vera sfida è costituire a Savona la nuova casa dei riformisti. Un partito come il nostro deve fare una scelta coraggiosa e per questo proponiamo, come atto simbolico, l'unificazione dei gruppi consiliari in Comune e in Provincia.
C'è di che sorridere visto il risultato elettorale
«È stato un successo al di là delle attese. Berruti è il primo sindaco a disporre, dal punto di vista politico e amministrativo, di una maggioranza così larga. Non è una cambiale in bianco: ora dobbiamo dimostrare con i fatti di meritare questa fiducia».
Ma quali sono i motivi di questo successo?
«Sono molteplici. È stata premiata la scelta del candidato Berruti, che ha dimostrato molte qualità e una grande capacità di guardare al futuro, introducendo elementi di innovazione. E di saper ascoltare la gente durante una campagna elettorale mai gridata, lasciando stare le polemiche e gli insulti, che sul finire ci sono stati. Ma è stata importante anche l'unità della coalizione, larga ed estesa, che ha saputo ricucire gli strappi del passato. Il voto ha bocciato i giudizi sulla gestione della città espressi da Turchi, Buscaglia e Delfino, ha bocciato il partito del no. Il voto dice che la città ha condiviso i cambiamenti, dice che la direzione di marcia era giusta».
E ora?
«Oggi ci aspetta la sfida più grande per far vivere i progetti di riqualificazione in tutta la città. La vera sfida è quella di passare da una Savona con un solo centro a una città con più centri.
La discussione sui futuri assetti di giunta rischia di riportare d'attualità le tensioni e le spaccature all'interno del partito.
«Siano abituati a confrontarci e a discutere al nostro interno, in modo anche animato, ma alla fine ritroviamo sempre unità. Non farei drammi, ci sono stati momenti anche peggiori al nostro interno. La scelta del candidato sindaco è stata aspra, ma alla fine tutti lo hanno sostenuto con grande lealtà.
Ma se in giunta avrete solo tre assessori qualcuno sarà scontento
«È normale, fa parte della politica: ci sono quelli che vanno avanti e quelli che, pur valendo, si devono fermare. Un partito forte deve essere in grado di rappresentare entrambe queste realtà. Dopo la questione della candidatura di Berruti abbiamo costituito una testa di lista unitaria ed è stato il segno di un partito che ritrova la sua compattezza. E così affronteremo al questione degli assetti in giunta. La responsabilità che deriva dal successo elettorale impone stili e proposte politiche serie e concrete. La gente non perdonerebbe divisioni e polemiche».
La gente fa già fatica a capire perché Di Tullio entri in giunta senza essere passato dal giudizio del voto.
«Livio Di Tullio è una risorsa della società savonese, gode della fiducia del sindaco e anche della nostra».
Fra un po' si inizierà a parlare degli enti di secondo grado.
«Le scelte le deve fare il sindaco, tenendo conto delle indicazioni dei partiti, ma giovandosi della sua autonomia. L'Ata comunque resterà un'azienda centrale e importante su cui l'amministrazione investirà. Non è vero che in passato è stata gestita male, ha fatto invece dei passi avanti. Il futuro è indicato dal nuovo piano dei rifiuti e passa attraverso un piano di aggregazione. Sul fonte della mobilità urbana il consorzio Acts-Sar rappresenta una tappa importante verso la costituzione di soggetto unico».
I partiti minori della coalizione chiedono attenzione
«Non c'è solo la coalizione degli eletti ma dobbiamo sempre parlare della coalizione che ha sostenuto il candidato Berruti e che resta larga e forte in tutte le sue componenti, anche le più piccole. Dobbiamo trovare spazi per valorizzarle».
 
LA QUESTIONE DONNE

La nuova amministrazione comunale rischia di essere caratterizzata dalla scarsa presenza femminile. Un dato che secondo il segretario dei Ds Giovanni Lunardon è da legare alla preferenza unica. I Ds hanno presentato una lista con il 30 per cento di donne. «Faremo la nostra parte per garantire alla giunta una presenza femminile ma è necessario che anche gli altri partiti prendano in considerazione il problema». La scelta potrebbe ricadere su un nome esterno al consiglio.
 
LA GIUNTA
Sull'esecutivo Lunardon, come il sindaco, ha pochi dubbi: «Entro una quindicina di giorni avrete tutti i nomi». Federico Berruti ha già impostato un'agenda di lavoro. Prevede incontri con tutti i partiti della coalizione. Due i nodi principali: la quota Ds (tre o quatrro assessori?) e il vice sindaco che vogliono sia la Margherita che la Rosa nel Pugno. «In politica - ha detto il segretario dei Ds - a tutto c'è una soluzione. La questione del vice sembrava già un problema nel 2002».

Roberto Sangalli
03/06/2006