I BORGHI DEL MARCHESATO DEI DEL CARRETTO
Proponiamo un itinerario dedicato a quell' incantevole lembo di Liguria Occidentale, nel tratto litoraneo che va da Noli a Finale Ligure, che fece da scenario ai fasti dei marchesi Del Carretto, che qui dominarono più o meno incontrastati dal 1188 al 1598. Il Marchesato, che costituì per secoli il più grande ostacolo all'egemonia della Repubblica di Genova, affermò la propria indipendenza divenendo fiorente centro economico e politico, favorendo la costruzione di edifici dalle pregevoli strutture architettoniche di cui ancor oggi traspare la ricchezza culturale.
"Noi salivam per entro il sasso rotto... E vedeva aprirsi un picciol golfo e sovra esso sedere in augusta cerchia una città memorabile, non per le sue settantadue torri che l'abbellano ma per l'ardimento dei suoi abitatori che sparsero il nome di Noli nelle più lontane regioni" (Dante - IV Purgatorio).Lasciamoci guidare dai versi di Dante per andare alla scoperta del nostro itinerario. Seguendo infatti la litoranea (SS 1 Aurelia) ed assecondando i capricci di una costa che alterna spiagge ad un susseguirsi vertiginoso di alte scogliere, si raggiunge Noli una tra le più incantevoli località della riviera ligure, il cui fascino le deriva non solo dall'essere stata Repubblica Marinara (1192-1797), ma dalle movenze uniche degli stretti vicoli che caratterizzano il suo centro storico, borgo medievale dove tutti i richiami meritano d'essere assecondati.
Incorniciato da una porzione dell'antica cinta muraria, Noli è una costellazione di belle case gentilizie, resti di fortificazioni e torri (già Dante ne aveva contate settantadue!). Fra queste spicca quella del Palazzo Comunale, risalente alla fine del XIII secolo e terminata da merli a coda di rondine. Passeggiando fra i vicoli del borgo, ci si imbatte in quella che secondo alcuni studiosi è da considerarsi l'esempio di architettura protoromanica più importante della Liguria:
la Chiesa di San Paragorio (sec.
IX), dedicata ad un santo di tradizione
orientale, martirizzato in Corsica, come vuole la leggenda,
insieme ai compagni Parteo, Partenopeo e Severino; nota anche come Chiesa
del Volto Santo, presenta una pianta basilicale a tre navate suddivise da
pilastri poliformi, arricchita da una cripta costituita da colonnine romane di
reimpiego, risalente al periodo cristiano. In essa, cattedrale e sede vescovile
dal 1239 al 1572, furono firmati gli accordi relativi all'indipendenza nolese
dal dominio feudale dei Marchesi Del Carretto il 7 Agosto 1272. Gli scavi
archeologici condotti a partire dagli anni settanta lungo il fianco meridionale
esterno dell'edificio hanno riportato alla luce reperti assegnabili alla fine
del V secolo, identificabili quali lati del perimetro
di una vasca ottagonale, con fonte circolare, inserita in una costruzione
absidata interpretabile come un edificio battesimale a pianta longitudinale
tardo antico su cui gli studiosi, con scavi a cielo aperto, stanno tutt' oggi
lavorando.
Situato su un promontorio quasi a sorvegliare il mare, il Palazzo Vescovile
di Noli suscita alla vista una singolare attrattiva. Con ogni probabilità
già dimora dei marchesi Del Carretto e destinato successivamente a residenza del
Vescovo, l' edificio è interamente decorato da affreschi monocromi verdi
attribuiti al cosiddetto "Maestro del Vescovado di Noli". Oggi, dopo accurati
interventi di restauro, si presenta in veste di hotel di charme che visto dal
mare appare in una luce speciale e trasmette una sensazione di quiete fuori dal
tempo.
Riprendendo la strada del mare (SS1) per raggiungere la seconda tappa del nostro itinerario, si percorre un tratto di costa di speciale suggestione che conduce a Capo Noli. Affacciarsi da questo lembo di terra dagli effetti stordenti, ricco di scogliere a strapiombo sul mare e di grotte marine, regala un'emozione davvero imperdibile.
Sempre lungo la SS 1, raggiungiamo Finale Ligure che senz' altro merita una sosta più lunga: qui si riassumono un po' tutte le attrattive turistiche sparse nella zona. Il paese si distingue in due centri abitativi: Finale Marina, più moderna per le sue strutture turistiche che accolgono gli amanti del mare cristallino, ed il nucleo medievale posto più all'interno e denominato Finalborgo. In epoca medioevale Finale Ligure visse le gioie e i dolori del Marchesato Del Carretto: fece da scenario alle vicende contro la Repubblica di Genova, culminate poi nella "Guerra del Finale" (1447-1452) e raccontate da Gian Mario Filelfo. Il Marchesato aveva capoluogo in Finalborgo ed è proprio qui che troviamo le splendide e prospere vestigia del fervore costruttivo dell'epoca.
Partiamo dal Campanile di San Biagio (1463)
famoso per il suo fusto ottagonale sviluppato sulla base di un' antecedente
torre difensiva quadrangolare appartenente
alla cerchia delle mura e considerato, da più studiosi,
quale fedele riproduzione del campanile
della chiesa di corte del Castello
Sforzesco di Milano. La torre campanaria
ci accoglie all'ingresso della cinta muraria in prossimità della
splendida porta e fiancheggiando
superbamente la Chiesa di San Biagio,
anch'essa edificata su un preesistente
impianto medioevale e poi modificata
nel 1634; sviluppata su una pianta
longitudinale a tre navate la chiesa,
non presenta più tracce del precedente
corpo medievale, eccezion fatta per
l'area absidale di forma ottagonale;
oggi si presenta al visitatore con
tipiche decorazioni barocche, seppur
non ostentate, ed accoglie in maestoso
silenzio il Mausoleo di Sforza
Andrea Del Carretto,
ultimo rappresentante del Marchesato
che, nel 1598, vendette i feudi al re di
Spagna. Discordie di carattere religioso
intrecciano i destini di due emblemi
culturali di Finalborgo: la già menzionata
Chiesa di San Biagio ed il vicino Convento
Domenicano di Santa Caterina.
Il complesso, oggi
denominato Chiostri di Santa Caterina,
è una presenza improvvisa ed
imponente nel cuore del borgo. Il
corpus si costituiva originariamente di una chiesa con convento annesso e
fu voluta nel 1330 da Venezia, vedova di
Giorgio Del Carretto, marchese di
Finale Ligure. La struttura, edificata nella tipica pietra
rosa del Finale e dalle linee
Oggi il complesso monumentale, completamente restaurato, è adibito a sede di mostre e convegni, ed ospita inoltre il Museo Archeologico del Finale di portata europea, ove sono conservati molti dei reperti archeologici preistorici rinvenuti nelle numerose grotte presenti nel territorio finalese.
Percorrendo la strada denominata Via
del Vicario,
che si inerpica per l'aspro
territorio ligure, si scorge adagiato su
un crinale Castel Covone,
dove il primo
di agosto del 1188 Enrico
II
Del
Carretto fondò Finalborgo,
eleggendo la
fortificazione a sua dimora personale
e trasformando il baluardo in grandiosa residenza principesca. La
"Guerra del Finale" distrusse lo sfarzo
del castello-fortezza che aveva anche
dato albergo all'Imperatore
Corradino di
Svevia nel 1268.
I
resti di un
glorioso passato sono
oggi ravvisabili nell'imponenza delle rovine e nella
superstite Torre Del
Diamante in pietra sfaccettata a bugnato.
Fa capolino dal nucleo
dell'abitato immerso nel verde, la Chiesa di San Nicola caratterizzata
da una mossa facciata barocca,
costruita tra il 1773 e il 1785 come rifacimento di una preesistente
struttura del
XIII
secolo. Anche in questo caso non
sorprende la commistione di stili:
l'interno della chiesa è percorso nella sua navata destra da colonne
quattrocentesche così come è
quattrocentesco il capitello che si
insinua sulla facciata barocca.
Affianca la chiesa l'Oratorio di San Carlo caratterizzato
anch'esso da un corpus architettonico
barocco.
Ma Calice Ligure sorprende anche per l'interesse che sa suscitare nel visitatore che voglia ripercorrere i fervori della stagione artistica ligure a partire dagli anni '60. Il Museo di Arte Contemporanea "Remo Pastori" conserva infatti pezzi d'arte divenuti testimonianza di un clima culturale d' avanguardia che caratterizzò il borgo intorno agli anni '60. Nel 1962, l'artista informale Emilio Scanavino (Genova 1922 - Milano 1986) dava origine ad una comunità artistica che aveva come scopo la creazione di opere multiple, studiate in una sede operativa supportata da laboratori e strutture di ricerca. Il credo artistico di quelle personalità consisteva, in primo luogo, nella "dimostrazione di essere al mondo"; era un proliferare di idee che nel giro di pochi anni richiamò l'attenzione di altri artisti e uomini di cultura da tutta Italia. Le iniziative calicesi diventarono segnali di vivacità e mutazione socioculturale: nel 1971 la cittadina ligure vantava tre gallerie d'arte e nulla aveva da invidiare a centri europei come Saint-Paul de Vence nati dai nomi di Matisse e Picasso. Negli anni '80 le tracce di quel passaggio, quali, solo per citarne alcune, le opere di Agenore Fabbri, Ugo Nespolo, sono state raccolte ed etichettate come Collezione d'Arte Contemporanea.
Jolanda Provato da CULTURALIA
fotografie di Carlo Samarati