Ma davvero la società confusa, senza regole, è tanto, tanto redditizia e moderna? di Sergio Giuliani versione stampabile |
Non saprei scegliere tra i molti, ma monotematici scritti di Barcellona: tutti validi per informazione, per logica e per perfetta coerenza nell'essere "contro" i veleni pseudoteorici assai diffusi da compiacenti sistemi di informazione che, spesso, occupa lo spazio della formazione. Non apro nessuna polemica contro i "media"; validi, eccome, se veicolano messaggi validi; pestiferi se diffondono, come troppo spesso fanno, posizioni privatistiche fino alla violenza, antistatali ed antieuropee e coniugano (sanno loro come!) radici cattoliche (si badi: non dicono "cristiane" ) e quello che Barcellona definisce come "individualismo proprietario", che è l' opposto speculare della morale evangelica.
Due, pertanto, gli equivoci: il primo che si trovi "morale" un atteggiamento soltanto e smaccatamente privatistico; il secondo, più grave, che lo si voglia coniugare a forza con la fede cristiana che è solidarietà ed altruismo. Colpa di pigrizia culturale e politica il non risolvere come neve al sole questo equivoco che ha, o può avere, risvolti delinquenziali.
Barcellona chiarisce l' origine e lo spessore di comportamenti individual-proprietari spiegandoli sia con l'attenuarsi della formazione etica che, fino a non molto, veniva praticata dalla famiglia, dai gruppi sociali, dalle pratiche di fede e, perché no?, dai tanti oggi vituperati partiti politici. Aggiungerei altri elementi come la conoscenza della storia, oggi morattianamente assai declassata (tanto la si trova in internet!!!) e l' allontanamento dalla pratica della lettura (senza scusanti, se non la vantata pigrizia mentale: i migliori libri si trovano in edicola, spesso con un giornale che costa appena di più di un caffè!); ma ognuno aggiunga i motivi a cui pensa: le picconate sono state davvero tante!
L' individualismo, di per sé atteggiamento non negativo se legato alla ricerca di valori come il bello ed il vero, diventa nefasto se incardinato su coscienze dis-formate. S'accompagna alla furberia, malattia millenaria dell' italico spirito, per cui è nel vero chi più dissacra, chi più si infastidisce del comprendere e trova semplificazioni colpevolmente banali: lo slogan al posto delle analisi politiche, il "Codice Da Vinci" al posto dello studio e della riflessione storico-estetica; il trascinare tutto e tutti nella propria cialtroneria scambiata per retto vedere: tutti ladroni e nessuno Cristo!
Questo scorretto vedere i rapporti sociali distrugge alle fondamenta la democrazia, che è sì conoscenza dei propri diritti, ma anche e soprattutto pratica di doveri. Ciò è tanto vero che le ultime battute della abbastanza sciagurata campagna per le elezioni politiche hanno riguardato tasse ed imposte (Ici,Bot e Cct) perché certo pubblico ragiona soltanto, e colpevolmente, di superficie: vuole non pagare tasse ed imposte, ma pretende servizi sociali efficienti ed opere pubbliche anche giustamente non rinviabili. Se si chiede loro con quali risorse, rispondono arrabbiati contro sprechi e furberie che, se toccassero a loro, sarebbero praticate, eccome!
Un caso di doppia morale? No! Piuttosto di assenza della moralità, che è controllo degli atti pubblici, libertà di contestazione tramite conoscenza dei problemi e urbanità di metodi e, soprattutto, capacità di capire che "tout se tien", ovvero che iniziativa economica, indispensabile, e Stato che "rimuova gli ostacoli" sono non nemici, ma l' insieme di un circolo virtuoso che promuove formazione del reddito e politiche sociali.
E ritorniamo alla vituperata, fastidiosa, consumatempo "cultura". Essa, spiegando i meccanismi del vivere democratico (tanto simili alla parabola di Fra Galdino ne "I Promessi Sposi": il convento è come un mare: raccoglie le noci dai benefattori e distribuisce l' olio agli indigenti) è nemica di chi concepisce la società come palestra di scontri in cui ogni colpo è lecito, la politica come lacci da strappare e la morale. Un antico disturbo all'iniziativa. Non parliamo della "cultura" e della riflessione che essa richiede: Giocarelli e perditempo da trapassati remoti!
Ma davvero la società confusa, senza regole, è tanto, tanto redditizia e moderna?
Non si va tutti in qualche scarpata?
Pietro Barcellona ci insegna a capire a che punto siamo ed a non chiamare progresso ciò che può essere irreversibile degrado.
Sergio Giuliani