Pronti ad occupare l'Aurelia»
Infuocato incontro ieri in IV circoscrizione. Contestato l'arrivo dei bagni San Cristoforo. L'assessore Aglietto cerca il dialogo
Esplode la protesta degli abitanti delle Fornaci contro la riduzione della spiaggia libera
IL SECOLOXIX
 
«N on toglieteci la spiaggia libera! Vogliamo dialogare, ma siamo anche disposti a clamorose proteste come il blocco dell'Aurelia».
Questo è il grido di rabbia degli abitanti delle Fornaci contro lo spostamento dello stabilimento San Cristoforo (oggi alla Margonara) nell'attuale spiaggia tra i bagni Sant'Antonio e Umberto (alle Fornaci), in uno degli ultimi spicchi di "libera" rimasti nell'arenile ponentino. La sollevazione di un intero quartiere è stata ribadita ieri nell'incontro con l'assessore comunale all'urbanistica Franco Aglietto nella sede della IV circoscrizione.
Sala gremitissima, clima teso. Il match ha visto residenti e IV circoscrizione da una parte, Comune e Port Authority dall'altra. Però della Port Authority non c'era nessuno: «Ho invitato anche loro ma non sono potuti venire», ha spiegato Emma Gallo. Così a "difendere" il trasloco dei bagni ha provveduto il solo Aglietto che ha subito precisato: «La ricollocazione dei bagni della Margonara deriva dalla futura costruzione del "pennello" per evitare l'insabbiamento del porto e non dall'eventuale realizzazione del porticciolo turistico».
Ma aldilà delle motivazioni, la gente delle Fornaci ha detto no e ribadito no. «Abbiamo elaborato controproposte (lo spostamento dei San Cristoforo più a ponente, attigui agli Umberto, per tutelare l'accesso all'attuale libera ndr) che non sono state ascoltate - ha detto il consigliere della IV, Vito Cafueri - e neppure la raccolta di firme, giunta ad oltre 700 sottoscrizioni, ha sortito effetti. E visto che protestando in modo civile non siamo arrivati a nulla, non escludiamo blocchi stradali e altre iniziative dirompenti».
Soluzioni estreme per mali estremi. Ma anche proposte: «Perché non metterli davanti al Famila, più a ponente?». «In altre zone l'arenile non ha le dimensioni adatte per bagni con oltre 100 cabine - ha replicato Aglietto - e comunque tutta l'area demaniale rientra nelle prerogative dell'Autorità portuale».
Allora il bersaglio si è spostato sull'Authority accusata di troppa arroganza: «Canavese non è Dio in terra: si moderi o blocchiamo tutto!» ha gridato qualcuno, anche in riferimento alle dichiarazioni apparse ieri sul giornale. «Cercheremo di bloccare il progetto - ha detto Anna Lippi - siamo dispiaciuti dell'arroganza dell'Autorità portuale, un atteggiamento di dialogo sarebbe stato più opportuno». «Sono 50 anni che abito alle Fornaci e se tolgono anche questa spiaggia libera resta solo il lembo davanti alla clinica Riviera» ha fatto eco Rosario Bellina.
«Non si può dare un bene pubblico, ad uso di tutta la comunità, ad un privato» diceva Livio Noti. Mentre Giulia Poggi ha aggiunto: «I San Cristoforo non li hanno collocati dal Famila perché c'è la puzza degli scarichi del depuratore: ma ci dobbiamo andare noi?».
«E i clienti dello stabilimento dove metteranno le auto? - ha obiettato Bruno Bovio - il problema è grave, le libere sono già stracolme, non si possono ancora ridurre». «Questa è sempre stata una spiaggia libera, dobbiamo difenderla ad ogni costo», commenta Aldo Rosasco. Così Assunta Ducato: «Se non li mettono più a ponente ci metteremo noi per strada con gli ombrelloni».
E ancora: «È l'unica spiaggia con accesso per i disabili ed è usata anche per i campi solari - ha evidenziato Paolina Pollero - Il blocco? Valuteremo se farlo con la speranza che si trovi una soluzione senza azioni di forza». Su questa linea anche Emma Gallo, presidente della circoscrizione: «Chiediamo che un po' di libera sia tutelata: Aglietto si è impegnato a parlare con Canavese e noi continuiamo la battaglia: come non so, certamente con metodi legali».
L'assessore ha infatti concluso cercando un compromesso: «Ho recepito le lamentele dei cittadini, vediamo se si può dare una risposta. I lavori sono autorizzati e dunque procedono, ma proveremo ad intavolare un dialogo con l'Autorità portuale».



Marco Gervino
04/05/2006