TRUCIOLI SAVONESI
spazio
di riflessione per Savona e dintorni
VALBORMIDA - INDUSTRIALIZZAZIONE
DATI STORICI
LE FERRIERE
Dal 1500: i genovesi portano il ferro dall’ Elba e si lavora la vena di ferro nelle vallate dell’ entroterra, tra le quali la Val Bormida, ricca di acque e di boschi. Si produceva anche carbone di legna, attività in essere fino agli ultimi decenni del 1900.
Il MARTINETTO era l’ officina dove il ferro veniva lavorato, spesso per ottenere attrezzi per il lavoro agricolo. Nei primi decenni del 1800 vi erano 20 ferriere che impiegavano circa 2200 dipendenti. La manodopera necessaria per ogni singolo forno era composta da un conduttore e da otto operai dei quali 6 erano impiegati per la fusione e per il maglio e due per un maglio di minori dimensioni. Tutti erano pagati a cottimo. Una ferriera in grado di produrre 1000 quintali di ferro l’ anno occupava in quell’ epoca circa 110 operai. Con la scoperta della cokizzazione, alla fine del 1800, e la concorrenza dei prodotti del Nord Europa, le ferriere decaddero perchè antieconomiche. Molti cognomi in zona ricordano tali attività.
La Val Bormida è stata una delle prime zone dell’ Italia del Nord in cui si è sviluppata un’ attività manifatturiera di una certa consistenza del tutto separata dalle attività agricole che, un tempo fiorenti e fonte principale dell’ economia della zona, restano una costante attraverso le varie epoche e trasformazioni sociali. Il contadino-operaio fino agli anni ’70 è stato sempre presente in Valle).
La Valbormida, a 20 km da Savona, nel primo ’900 rappresentò un’ ottima soluzione logistica per l’ impianto di industrie grazie alla ricchezza di acque, di spazi pianeggianti e per l’ abbondanza di manodopera a basso costo.
Fine 1800:Costituzione della Società Artistico Vetraria
1868 - 1874 Ferrovia Savona - San Giuseppe, Ceva, Torino
1871 Ferrovia San Giuseppe - Acqui. Crescita demografica vedere dati istat - censimenti
1882 Dinamitificio Barbieri; fattori favorenti: linea ferroviaria, presenza di un corso d’ acqua el terreno costituito da una conca entro vaste aree boschive.
1906 Il Dinamitificio Barbieri viene acquistato da SIPE (Società Italiana Prodotti Esplodenti) occuperà fino a 5000 operai per produzione bellica.
1912 primo tronco funiviario Savona-S.Giuseppe, 18 km attraverso l’ Appennino ligure.
1913 Realizzazione del Parco Merci delle Funivie a Bragno - succursale del porto di Savona.
Il deposito conteneva 400.000 ton. di carbone. L’ operazione di scarico dal ponte Miramare di Savona, era molto rapida già negli anni ’20, 10.000 ton. in 20 ore. Prima della costruzione della Cokitalia Il carbone veniva depositato e poi trasportato verso la Pianura padana. Tale impianto rappresentò la premessa per altri importanti complessi produttivi.
19155 La SIPE
1931 Montecatinii acquista la SIPE e ridimensiona gli impianti in vista di un programma tendente allo sviluppo delle materie coloranti
1935 la Società Italiana per il Gas decide l’ ampliamento della cokeria di Vado Ligure mentre la Montecatini progetta la costruzione di uno stabilimento in Liguria per lo sviluppo dell’ industria nazionale dell’ azoto. L’ accordo è presto trovato.
L’ una ha necessità di smaltire il gas prodotto dalla propria cokeria mentre la seconda necessita di questo gas per la produzione di azoto sintetico.
1935 Cokitalia: azioni: 50% Italiana Gas, 50% Montecatini - 2 batterie di forni = 2 ciminiereL’ installazione avviene in vicinanza del punto di rifornimento continuo e regolare della materia prima, il parco Funivie.
De Marii. ~1/5 coperto da fabbricati.
1935 -
1936 Montecatini-Azoto. Estensione impianti: ~ 350.000 mq.Produzione fondamentale della Montecatini di San Giuseppe era l’ ammoniaca. Altre produzioni venivano assorbite dai diversi stabilimenti del Gruppo Montecatini ed utilizzate come intermedi per successive lavorazioni: Linate per la produzione di anticrittogamici e Acna di Cengio per coloranti. Cokitalia e Montecatini vivendo l’ una dell’ altra pur essendo due realtà distinte e separate, formavano un complesso industriale che, per potenzialità e modernità di impianti, era il primo in Italia e fra i maggiori in Europa..
Raddoppio della linea funiviaria
1938 Costruzione centrale idroelettrica sull’ area della Montecatini. Venne utilizzata l’ acqua di entrambe le Bormide con la costruzione della diga dell’ Osiglietta (un ruscello minore ma ricco di acque) e di diversi sbarramenti e bacini a Millesimo e a San Giuseppe, e con un traforo idrogeologico tra la Bormida di Millesimo e quella di Spigno.
1938-1939 Cokitalia: costruzione di altre 3 batterie di forni = 3 ciminiere.
Fine anni ’30 gli operai impegnati nelle nuove fabbriche sono oltre duemila.
Seconda guerra mondiale
Sipe Ferrania e Sipe Cengio alla fine della seconda guerra mondiale convertono la propria produzione:
Ferrania (poi 3M, poi Imation, poi Ferrania Spa): maggior produttore italiano di materiale fotosensibile.
Cengio: Acna: produzione anilina e intermedi chimici per coloranti, indispensabili per industria tessile, vernici, carta, cuoio.
Acna Fu uno dei maggiori complessi chimici italiani, si sviluppava su una superficie di 508.000 mq. dei quali 98.000 coperti dai fabbricati, l’ occupazione della manodopera raggiungeva le1780 unità . Il rifornimento d’ acqua e’ assicurato da uno sbarramento del Bormida, situato poco a monte dello stabilimento. La fabbrica di Cengio costituiva l’ unico impianto del genere esistente in Europa.
Le fabbriche hanno rappresentato in quegli anni l’ unica fonte di ricchezza per una zona economicamente depressa,
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la terza rivoluzione industriale e’ affidata oggi alle piccole - medie imprese che si avvalgono delle nuove tecnologie.
Purtroppo ora qualcuno ci vuole rifilare anche un’ inutile, per noi, centrale a carbone o a metano, quando a pochi km ne abbiamo una che esporta buona parte dell’ energia che produce.
Come se non bastassero le discariche che già esistono sul nostro territorio, come se non bastasse una cokeria che risale al 1935/1937, come se non bastasse l’ inquinamento che abbiamo già.
Se non si è in grado di favorire lo sviluppo di aziende pulite si potrebbe almeno cercare di non ostacolarlo!
Di questo passo resteranno in Val Bormida solo aziende inquinanti che ne attireranno altre dello stesso tipo... ma chi ha figli, di ogni età, riesce a pensare a queste cose, quando non partecipa alle manifestazioni, quando non si interessa al luogo dove vive, quando cura solo i propri 80 mc. di casa ?
La speculazione di pochi ci sta trasformando nella pattumiera d’ Italia.
Perchè io, da cittadina valbormidese dovrei essere felice di avere sul mio territorio, già gravemente compromesso, impianti che lo rigettano nel “futuro degli anni ‘60”, quando invece si possono prendere strade più virtuose, sviluppando, come si fa negli altri paesi europei, tecnologie ed impianti volti alla produzione di energia in maniera davvero moderna.
Mentre altrove si va e si guarda avanti, in Valbormida dovremmo essere felici di avere un futuro all’ indietro ?
E’ saggio illudersi di tornare ai “fasti “ del passato tramite centrali elettriche a combustibili fossili, inceneritori, impianti di smaltimento / trattamento di rifiuti, discariche e simili ?
Quali benefici portano alle loro tasche, al loro patrimonio immobiliare (se proprio ci vogliamo rifiutare di pensare alla salute) impianti a combustibili fossili per la produzione di energia ?
I cittadini valbormidesi sono veramente disposti a sacrificarsi ancora, davvero in cambio di nulla ?
R. Barbero