L’impegno non è solo quello di realizzare un programma elettorale, per quanto ambizioso, ma di avviare una fase nuova
Sono convinto che Berruti sia il candidato giusto

                                di
Giovanni Lunardon
 
Segretario provinciale DS


 

Rispondo con piacere all’invito della redazione di Trucioli, di cui sono un appassionato lettore, a partecipare al dibattito sulle ormai prossime elezioni amministrative per il Comune di Savona. 

Pochi giorni fa i rappresentanti di tutte le forze politiche del centrosinistra hanno firmato il documento programmatico presentato da Federico Berruti. 

E’ un fatto significativo che ricompone una frattura che per quasi un decennio ha diviso la sinistra e il centrosinistra savonese.

Oggi tutte le forze che a livello nazionale aderiscono all’Unione, compresa Rifondazione Comunista e l’Italia dei Valori, si riconoscono nel documento politico che candida Federico Berruti a Sindaco di Savona e gli affida la responsabilità di aprire un nuovo ciclo amministrativo. 

La ricucitura del rapporto con Rifondazione è stato il frutto di un processo politico per niente banale, nato alle elezioni provinciali, proseguito con il sostegno di tutte le forze dell’Unione alla candidatura di Claudio Burlando, rafforzatosi nella comune esperienza di governo in Provincia e in tanti comuni del territorio savonese e che oggi trova coronamento in un serio patto di governo per le elezioni del Comune di Savona. 

Un processo che non è improvvisato e che ha portato ad un accordo che garantirà stabilità e coesione alla futura Amministrazione. 

Tenuto conto di questo quadro politico credo sia importante presentare l’impostazione con cui i Democratici di Sinistra intendono affrontare la campagna elettorale e, ci auguriamo, il nuovo ciclo di governo. 

Lo farò tentando di rispondere a due domande, che mi pare abbiano attraversato il vostro forum di discussione: quale è il giudizio sulla fase che si sta chiudendo e quali sono le priorità per i prossimi anni. 

Sul primo punto io non sono tra quelli che sostengono che in questi anni sia mancata “un’idea di città”.  Tanto meno credo si possa accedere all’opinione di chi ritiene che il ciclo Ruggeri abbia coinciso con una sorta di delega in bianco ai così detti poteri forti della città, abdicando ad assolvere qualunque forma di ruolo pubblico.

Mi sembra questa una ricostruzione sbagliata che non tiene conto né delle condizioni in cui si trovava l’economia savonese alla metà degli anni ’90, né dei reali passi avanti compiuti in questi anni dalla città verso una nuova e più forte identità urbana. 

Credo che il vero merito della Giunta Ruggeri sia consistito nella capacità di dare fiducia ad una società savonese che l’aveva in larga misura persa dopo una lunghissima crisi recessiva cominciata agli inizi degli anni ’80, che aveva colpito fino a sradicarlo buona parte dell’apparato economico della città legato all’industria manifatturiera. 

In questi ultimi anni si sono create le condizioni per far ripartire dinamiche di crescita che sembravano ormai pregiudicate, mettendo in circolo nuovi investimenti sulla base di due principi fondamentali e di una intuizione forte. 

I due principi sono un nuovo e più intenso rapporto tra istituzioni pubbliche e investitori privati sempre attraverso una forte regia pubblica ( il masterplan di Boffil ha ricevuto attuazione attraverso uno strumento pubblico come il SAU) e il ricorso sempre più esteso a strumenti di programmazione innovativa (dal PRUSST al Contratto di Quartiere)  che hanno consentito di avvicinare le scelte di programmazione alle reali esigenze del territorio. 

L’ intuizione è consistita nell’individuare nel punto di intersezione tra il mare e la città storica la leva su cui fare perno per riattivare fiducia, investimenti, risorse e da lì ricominciare a progettare il futuro della città. 

Savona in questi anni grazie a queste scelte ha incominciato a cambiare pelle, ha risollevato la testa, ha conosciuto una grande torsione verso attività legate al terziario, alla cultura, al turismo, ai servizi, giovandosi di una rinnovata congiuntura positiva del porto, che è stato e, con il nuovo Piano Regolatore, sarà anche in futuro il pilastro portante del nuovo equilibrio economico e urbano della città. 

Contemporaneamente si è posto mano al sistema di protezione sociale innovandolo e creando le condizioni per costruire, pur tra enormi difficoltà, un moderno welfare di comunità fondato sulla cooperazione tra Comune, Opere Sociali e soggetti del terzo settore. 

Come si vede dunque non si parte dal nulla. La strada imboccata è quella giusta. 

Tuttavia, così come ritengo sbagliato attribuire al nuovo ciclo di governo il senso della rottura con il precedente, penso che sarebbe un errore ritenere che le grandi scelte siano già state fatte e che non rimanga altro che realizzare decisioni già prese. 

Credo che occorra spostare ancora più avanti la frontiera della città e che su tutta una serie di questioni strategiche la nuova Amministrazione è chiamata ad assumere scelte coraggiose e innovative.  

Penso che il nuovo ciclo amministrativo debba avere cinque grandi priorità, che rappresentano altrettanti settori di innovazione. 

1)    occorre con più decisione spostare l’asse della città dal centro ai quartieri, facendo vivere fino in fondo quell’idea di  città reticolare, con più centri pulsanti, di cui abbiamo a lungo parlato e che tuttora stenta ad assumere concretezza. Il Contratto di Quartiere per il ponente cittadino rappresenta il primo passo nella direzione giusta.

Un grande progetto di unificazione del fronte mare dalla Margonara a Zinola, la tessitura unitaria del ponente cittadino attorno al perno del campus universitario, la valorizzazione del sistema collinare con al centro le valenze religiose, culturali e turistiche del Santuario, la saldatura della città ottocentesca e di quella novecentesca a cavallo del  Letimbro sono alcuni dei segni forti su cui si può misurare la qualità della nuova identità urbana. 

2)    è necessario lavorare per accrescere il peso del tessuto produttivo savonese. Come è scritto a chiare lettere nel programma di Berruti “non vi è vero sviluppo di lungo termine senza un forte sistema industriale”, serve quindi una nuova politica industriale basata sull’innovazione e  la qualità. In questi anni si sono assecondati processi di terziarizzazione dell’economia, che oggi vanno consolidati e rafforzati, ma nessuna società può reggere senza una forte e moderna “gamba” produttiva. Due le proposte in questa direzione: il progetto della “Cittadella dell’Innovazione” come luogo di congiunzione tra il sapere e la ricerca avanzata del campus universitario e la valenza di imprese ad alto valore aggiunto tecnologico; l’idea di un “distretto di eccellenza della cantieristica navale” capace di sfruttare le opportunità diportistiche della vecchia darsena e in futuro della Margonara, mettendo a sistema e integrando le attività di alcune tra le principali imprese di questo settore già presenti a Savona con un indotto potenzialmente assai esteso di servizi e di produzioni artigianali di grande qualità. 

3)    è necessario operare per rafforzare il welfare municipale costruito in questi anni, consolidandolo e rendendolo più reattivo nei confronti dei bisogni vecchi e nuovi. Rimane centrale il nodo dell’assistenza agli anziani non autosufficienti: dopo l’apertura di Villa Bianca, del Noceti e l’ormai prossima apertura della RSA del Santuario oggi il tema è portare avanti il progetto del Monticello e potenziare i servizi domiciliari. Accanto a ciò emergono tre linee guida da affrontare con decisione: il potenziamento dei servizi per la prima infanzia a fronte di un accenno di ripresa demografica; una nuova politica per la casa che rilanci l’edilizia pubblica e convenzionata a partire da precise previsioni di PUC e affronti il tema dell’individuazione di strumenti agevolati per giovani coppie e famiglie non abbienti per facilitare l’accesso al mutuo e ai contratti di locazione;  una politica di accoglienza e di integrazione verso i cittadini extracomunitari che favorisca anche a Savona la costruzione di una società solidale e multietnica. 

4)     La costruzione di un vero sistema territoriale che faccia perno sulla città di Savona. In questi anni Savona si è rafforzata dentro i propri confini comunali. Non basta più. Occorre valorizzare tutte le valenze di Savona città capoluogo, costruendo una rete di alleanze territoriali che a scala locale faccia dialogare Savona con il vadese, il sistema delle Albisole e la Valle Bormida, a scala regionale e sovraregionale faccia muovere Savona nello scenario logistico ed economico del Nord-Ovest. Oggi tutti i temi dello sviluppo hanno un rilievo sovracomunale, dal porto, al turismo, ai servizi a rete; a queste sfide si risponde con la cultura della cooperazione territoriale e con logiche di sistema. 

5)     Il recupero della dimensione della partecipazione alle scelte di governo della città. Il ciclo amministrativo che sta per chiudersi ha dovuto affrontare scelte delicate e importanti, rompendo spesso con i meccanismi auto-conservativi della città. Per fare questo si è dovuto privilegiare il valore della stabilità del governo cittadino e la capacità di decisione dell’Amministrazione. Oggi tuttavia emerge un bisogno di partecipazione da parte dei cittadini e dei corpi sociali della città che non può essere trascurato. Deve ricevere una risposta. La scelta di non approvare il PUC in questo mandato va in questa direzione per consentire alla futura Amministrazione di aprire in città una discussione seria sull’identità urbana di Savona sulla base del preliminare di PUC e delle osservazioni avanzate dai cittadini. Più in generale è necessario aprire una riflessione profonda sul rapporto tra cittadini e scelte amministrative che ponga l’accento sul ruolo della concertazione, su di un più forte protagonismo del Consiglio comunale, sui compiti e la natura del decentramento, su metodi innovativi di partecipazione che valorizzino il ricco tessuto associativo della città e la legittima e giusta volontà dei cittadini di contare di più nelle scelte che investono la comunità savonese. 

Sono convinto che Berruti sia il candidato giusto per promuovere queste scelte. Lo è per le capacità che ha già dimostrato come uomo di governo. Perché esprime bene quell’equilibrio di continuità e innovazione che deve essere al centro del nuovo mandato amministrativo e perché con la sua stessa storia rappresenta un momento di congiunzione tra politica e società. 

L’impegno non è solo quello di realizzare un programma elettorale, per quanto ambizioso, ma di avviare una fase nuova, lavorare per rendere più aperta e più dinamica la società savonese, costruire un tessuto economico più esteso, più diversificato, più plurale, contribuire a formare una nuova classe dirigente cittadina capace di raccogliere le sfide del futuro perché attenta ai bisogni della società savonese e capace di valorizzarne le tante  risorse e potenzialità. Giovanni Lunardon