IL SECOLOXIX |
Da domani, mercoledì primo marzo, Savona corre un rischio
senza precedenti: l'accumulo dei rifiuti nelle strade della
città per la chiusura forzata della discarica di Cima Montà
e l'impossibilità materiale di dare corso alla raccolta e,
quindi, allo smaltimento della rumenta.
Ieri, dopo mezzogiorno, si è tenuta una seduta urgente e tesissima (come poche negli ultimi anni) della giunta municipale con la partecipazione dei quadri dirigenti dell'Ata, dal presidente Gianfranco Gaiotti al consiglio direttivo praticamente al completo. E l'Ata non ha usato giri di parole nel descrivere agli amministratori di Palazzo Sisto la situazione che si sta profilando («la spazzatura ammonticchiata fuori dai cassonetti per giorni e giorni») e quale possa essere (l'unica) via d'uscita ad una quasi-catastrofe ambientale e d'immagine: un'ordinanza contingibile ed urgente firmata dal vicesindaco reggente Franco Lirosi che consenta l'utilizzo di Cima Montà«per motivi di igiene e salute pubblica» sino all'espletamento delle formalità burocratiche richieste dalla Regione. Clima teso, si diceva, perché praticamente l'intera giunta si è schierata per dare corso all'ordinanza immediata, mentre Lirosi si è dapprima ribellato all'ipotesi, poi ha preso tempo. Sono volate parole grosse, anche in virtù della vicina campagna elettorale che chiamerà ciascuno dei partiti rappresentati in giunta (e anche alcuni degli assessori) a rispondere di fronte ai cittadini delle loro scelte. Insomma, c'è la paura che fa novanta, ma anche lo spettro delle elezioni che fa novantuno. Lirosi, alla fine, ha preso tempo: «Devo confrontarmi con la Provincia, ma oggi (ieri per chi legge, ndr) il presidente Bertolotto è fuori Savona. Gli parlerò domattina, dopo di che deciderò se firmare l'ordinanza o meno». Il vicesindaco Lirosi spiega così i suoi dubbi: «Si tratta di capire quali sono i tempi previsti dalla Provincia. Se il suo via libera è questione di pochi giorni, l'ordinanza urgente ha un senso. Se i tempi sono più lunghi no». Ma la giunta, in realtà, ha già indicato un tempo ben preciso di durata dell'ordinanza: sessanta giorni. Oggi, comunque, si capirà cosa intenda fare il vicesindaco. Facciamo un passo indietro per capire dove è nata la crisi. La Regione ha dato l'autorizzazione a proseguire l'utilizzo della discarica, subordinandola però ad una serie di adempimenti, il più importante dei quali è l'approvazione del Piano di zonizzazione acustica. Piano che andrà in consiglio comunale il prossimo 3 marzo e che necessita poi dell'imprimatur della Provincia. Facile pensare che, fra tutto, serviranno alcune settimane. Il 17 gennaio, quando la Regione deliberò in tale senso, la reazione di Palazzo Sisto fu furibonda, soprattutto nelle parole dell'assessore ai lavori pubblici Paolo Caviglia secondo il quale le prescrizioni avrebbero portato alla chiusura "di fatto" di Cima Montà. Ora la crisi è arrivata al momento cruciale ed è quasi incredibile che - nei fatti - nulla sia successo per prevenire la catastrofe sino a quando il conto allo rovescia non è arrivato che ad una manciata di ore dallo zero. Ieri, a onor di firma, la giunta ha anche assunto una determina per incaricare l'Ata di verificare i costi dello smaltimento in altre discariche alternative a Cima Montà. Altre discariche che sarebbero poi quella di Vado, i cui costi - è già dato per certo - risulterebbero nettamente maggiori. Costi maggiori dei quali sarebbero i contribuenti savonesi a pagare il conto. E questo, in tempo di campagna elettorale, fa male quasi quanto la rumenta per le strade. Antonella Granero 28/02/2006 |