Il gioco di società è quel gioco che si fa tra gruppi di persone ed è finalizzato alla sua stessa conclusione: non sopravvive a sé stesso e si ripete nella volta successiva.
La politica a Savona: Quando viene tempo di elezioni, a Savona, si avvia un’attività sociale che presenta tutte le caratteristiche del “gioco di società”. Il gioco di società è quel gioco che si fa tra gruppi di persone ed è finalizzato alla sua stessa conclusione: non sopravvive a sé stesso e si ripete nella volta successiva. Rispetto a tanti altri giochi di società (Monopoli, Risiko ecc.) ha il vantaggio che ogni gruppo di persone lo gioca come gli pare, stabilisce le sue regole e partecipa senza impegno. Un altro grande vantaggio è che possono vincere tutti, purché non turbino la vittoria di chi comanda per davvero. Vediamo come lo giocano i diversi gruppi di persone, a Savona (ma anche altrove). Alcuni lo giocano con tavolini e bandiere: in questo caso lo scopo del gioco è passare qualche giornata in evidenza, essere riconosciuti nei bar che si frequentano, avere argomenti di conversazione, incontrare vecchi amici. Vincono la loro partita se riescono a farsi vedere accanto ad un personaggio visto alla televisione, di passaggio frettoloso in città. Ci sono altri che lo giocano riunendosi in spazi chiusi e ripetendo argomentazioni, citazioni e profezie in base alle quali emerge che sono l’elite intellettuale della città, l’unica vera discendenza di una tradizione etica, che sono l’unica barriera di difesa del popolo ignorante, che sono l’”alternativa” e che devono dare voce a chi non accetta il sistema di potere esistente. Vincono la loro partita quando escono dalle loro autocelebrazioni, sentendosi sempre più buoni ed incompresi. Altri ancora inventano manifestazioni goliardiche basate su giochi di parole o sull’irrisione dei sentimenti comuni. Vincono se i giornali mettono una foto in cronaca. Altri ancora giocano a quelli che si raccontano di disporre di in 3-6 % dei voti e quindi sono l’ago della bilancia di ogni accordo per gestire il futuro della città e quindi della regione e quindi dello stato e quindi dell’Europa. Vincono la partita se trovano qualcuno che gli paga i manifesti elettorali. Altri hanno delle liste proprie, con nomi di fantasia, in cui nemmeno i candidati votano per sé stessi; vincono la partita se qualcuno dà loro retta e li mette a fare coreografia in manifesti che sono tanto più belli quanti più simboli ornamentali hanno. Altri rispolverano le clientele: “ti ho fatto favori per quattro anni ed è ora che ti garantisci i prossimi quattro”; è il gioco più classico e redditizio. Non vince chi i favori li ha fatti davvero ma chi ha fatto credere di essersi impegnato a farli. Ci sono quelli che si impegnano perché se non riescono a guadagnare soldi con la politica non saprebbero come campare. C’è anche qualcuno che non partecipa al gioco di società e fa politica, non da 90 giorni prima delle elezioni, ma dal giorno dopo delle elezioni precedenti; questi fa l’unico gioco che non vince mai. Ci sono poi quelli che le elezioni le vincono sempre, cioè quelli che non partecipano ma hanno il potere per decidere quello che la città deve fare per soddisfare i loro interessi. Per ultimi metto quelli che perdono sempre: cioè quelli che non partecipano, che delegano politici scadenti senza controllare, che non si informano, che sopportano limitandosi a mugugnare, che se la lasciano raccontare, che si accecano con le etichette senza significato (destra, sinistra, alternativa ecc.). Roberto Cuneo |