L’idea che a Savona si cominci a muovere qualcosa che veda i Cittadini riappropriarsi del concetto di politica e rappresentanza, fuori dal concetto esaustivo e mortifero della governabilità e della spartizione delle poltrone del potere rappresentato, sta producendo effetti interessanti

Su la testa!
di
Patrizia Turchi

Nel corso di questi mesi si sono susseguiti a Savona una serie di stimolanti dibattiti e convegni, organizzati da forze e organizzazioni, ma anche singoli o gruppi sociali, che esprimevano la volontà di dibattere un tema per nulla scontato: la questione savonese.

Una questione che si innesta, per questioni cronologiche, anche sul versante elettorale, come espressione del dibattito e confronto democratico, ma che possono diventare spunto per altri e più interessanti processi di acculturazione politica.

L’insostenibile situazione venutasi a creare nelle istituzioni cittadine, mortificando la Città, ha posto sotto gli occhi dei savonesi la necessità di risvegliarsi da un torpore generatore di mostri.

Il primo mostro è l’incapacità da parte di chi rappresenta la Città nelle istituzioni (ai diversi livelli) - e di chi ha le redini dei partiti - d’essersi trasformati da soggetti che intrattengono relazioni pericolose con i poteri forti a chi di fatto li rappresenta pienamente. Diventandone l’emanazione.

Ecco quindi che tutto ciò che riguarda la collettività diventa secondario, e si generano mostri divoratori: scompare la  programmazione pubblica (i tempi, i luoghi, gli investimenti sono decisi da chi è mosso dai propri interessi), scompare la mano pubblica (gli interventi sono decisi e governati da altri), scompare la gestione pubblica (entrano prepotentemente in scena soggetti privati).

Chi dimentica la visita a Barcellona dell’allora sindaco Ruggeri che va a “conoscere” Bofill chiamato da Privati ad occuparsi – per un progetto miliardario - di una zona in gran parte pubblica come quella della Darsena o svenduta miseramente per mera speculazione come la sventurata area OMSAV?

Se il sonno genera mostri, è opportuno risvegliarsi. E una parte della Città ha deciso di farlo.

Ponendosi proprio come primo obiettivo quello di ricreare un tessuto di cultura politica, dal quale possono emergere analisi, tesi, dibattiti e coscienza critica.

Semplice? Risalire la corrente non lo è mai.

Ma gli effetti di questa volontà cominciano a farsi vedere.

L’idea che a Savona si cominci a muovere qualcosa che veda i Cittadini riappropriarsi del concetto di politica e rappresentanza, fuori dal concetto esaustivo e mortifero della governabilità e della spartizione delle poltrone del potere rappresentato, sta producendo effetti interessanti.

La straordinaria partecipazione che ha visto affluire così tante persone (nonostante i classici deterrenti come il clima, le partite, la tv) ad iniziative “fuori dagli schemi”, sulla base di un appello molto semplice, costruiamo un itinerario a sinistra in contrapposizione ai centri di potere, può essere un incoraggiante avvio. Chi scrive ha appartenuto per molti anni ad una formazione politica che avrebbe dovuto mantenere la rotta del pensiero e della proposta alternativi. Cambiata la rotta, in modo incomprensibile e soffocante, cessa il presupposto d’identità e quindi di appartenenza.

Ma essere e sentire la necessità di un approccio e di una proposta “altra” non si frantuma, non fa “tornare a casa”.

Diventa occasione per continuare a tenere alta la testa. Per accorgersi che molti l’hanno alzata, ed altri ne sentono la necessità.

Costruire quindi un nuovo progetto a sinistra per Savona è il doveroso percorso da esplorare.

Spetta a noi, cittadini di sinistra, dare gambe a questo progetto autonomo ed alternativo.

Patrizia Turchi

www.patriziaturchi.blogspot.com